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  Friday 30 October 1998 11:08:03  
From:
veronica ferrari   veronica ferrari
 
Subject:

29 ottobre 1466

 
To:
Atlante Milanese   Atlante Milanese
 
Comune di Milano
Settore Servizi Formativi
e Diritto allo Studio
Coordinamento Cep
via Olmetto 9

Settimana dal 29 ottobre al 1° novembre 1998

I cavalieri di S. Maria della Pace
di Maria Grazia Tolfo

In via S. Barnaba, di rimpetto al retro del freddo Palazzo di Giustizia, spicca per contrasto una chiesa in mattoni rossi affiancata da un edificio romantico, occupato dai Cavalieri del Santo Sepolcro. Il contrasto è così evidente che sembra esista nel mezzo della via una frattura spazio-temporale, per cui un lato è stato trascinato fuori dalla quiete dei monasteri per entrare nel nostro tempo di tribolata giustizia, mentre l'altro si è fermato in una dimensione che richiama immediatamente la pace... ma anche un'età senza dubbio cavalleresca.
Nobile e cavaliere era il fondatore di questo complesso religioso, che il
29 ottobre 1466 pose la prima pietra della chiesa dedicata a S. Maria della Pace. Si chiamava Amadeo Mendes da Silva y Menendez, nato in Marocco intorno al 1420 da una famiglia ispano-portoghese. La sua vita fu tanto avventurosa da divenire ben presto leggendaria, incarnando il tipo del cristiano pronto al martirio nella lotta contro i Mori in Africa come sotto Granada. Il passaggio dalla vita laica a quella religiosa lo ebbe al santuario di Nuestra Senora de Guadalupe in Estremadura (Spagna centro-occidentale), fondato dal re Alfonso XI nel 1340 e meta di intensi pellegrinaggi. La spinta verso una vita più povera e dedita alla predicazione lo portò a farsi frate minore nel convento francescano di Ubeda, da dove iniziò la sua peregrinazione fino a Milano.
Fra' Amadeo ottenne un grande successo per le sue prediche sia presso Bianca Maria Visconti, sia tra i nobili della corte lombarda che se lo contendevano. In breve sorsero, per volere dell'affascinante portoghese, una serie di conventi nel bergamasco, nel bresciano e nel cremasco. La fondazione più conosciuta e ancor oggi frequentata è il santuario di S. Maria di Bressanoro, vicino a Castelleone, iniziato nel 1460 a croce greca, con una grande cupola centrale (una meta da tener presente per ritemprarsi lo spirito e la vista).
Fu la duchessa, vedova da poco, a donare a fra' Amadeo l'area fuori le mura su cui costruire la chiesa di S. Maria della Pace in sostituzione del volto che aveva fatto di recarsi in pellegrinaggio al santuario di Guadalupe. Dopo un promettente inizio nel 1466, la chiesa vide la conclusione dei lavori solo un trentennio più tardi, quando fondatore e benefattrice erano ormai trapassati. Nel frattempo però fra' Amadeo da Silva aveva fondato - dopo il 1471 - la Congregazione degli Amadeiti sotto la protezione di S. Maria della Pace: gli aderenti che frequentavano il convento avevano il privilegio dell'assoluzione e della remissione dei loro peccati gravi una sola volta nella loro vita e in articulo mortis.
La chiesa mostra ancora oggi l'impianto a navata unica, preferito dagli ordini predicatori per farsi meglio udire e vedere dai fedeli, senza l'impedimento di colonne o pilastri. Non si conosce il nome dell'architetto preposto alla costruzione, si pensa comunque alla famiglia dei Solari.
Con le soppressioni napoleoniche (1805) il complesso passò al demanio, venendo trasformato in scuderia e scuola di equitazione. Ospitò successivamente il riformatorio Marchiondi nel 1841.
Nel 1900 la proprietà venne comprata dalla Società Oratori Perosiani per insediarvi una sala da concerti, previo restauro degli architetti Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi, che fecero una decorazione pseudo-sforzesca sulle vele delle volte, a sei anni dopo fu assegnata alle suore, di S. Maria Riparatrice, che manomisero abbondantemente l'edificio per renderlo idoneo alla loro permanenza.
Negli anni Sessanta il complesso venne acquistato dall'Ordine equestre di Malta o del Santo Sepolcro per trasportarvi da S. Simpliciano la loro sede. Dal 1967 i restauri venero affidati a Carlo Bertelli: conservata la facciata, i locali del piano superiore vennero adibiti a museo delle opere d'arte appartenenti all'Ordine, mentre parte dei chiostri e il refettorio del convento passarono alla Società Umanitaria.    


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