Categoria: Cardiologia
Scompenso Cardiaco
Definizione
Per meglio capire di che cosa si parla quando si dice scompenso cardiaco o insufficienza cardiaca (in qualche modo i due termini sono sinonimi) è innanzitutto opportuno ricordare brevemente come è fatto il cuore.
Il cuore è situato nel torace e, al suo interno, presenta delle cavità attraverso le quali scorre il sangue che viene poi spinto (pompato) dal cuore stesso, verso i diversi organi.
Il percorso del sangue è il seguente: il sangue venoso (carico di scorie provenienti da tutto l'organismo) arriva all'atrio destro (la prima cavità cardiaca) attraverso delle grandi vene. Da qui, attraverso l'apertura di una valvola (valvola atrio-ventricolare destra o bicuspide), ossia di lembi di tessuto che si chiudono e si aprono secondo un ritmo e una sequenza ben precisa, passa nella seconda cavità, il ventricolo destro.
Dal ventricolo destro, quando si apre una seconda valvola (valvola polmonare), il sangue viene trasportato ai polmoni dove perde gli elementi di scarto e si ossigena diventando così sangue arterioso. A questo punto il sangue ossigenato viene portato all'atrio sinistro (la terza cavità) dal quale, dopo aver attraversato unaltra valvola (valvola mitrale), arriva nella quarta e ultima cavità (il ventricolo sinistro).
Questo sangue arterioso, ossigenato, viene infine pompato, dopo l'apertura della valvola aortica, nel più grosso vaso arterioso del nostro organismo, l'aorta dalla quale si dipartono le diverse arterie che portano il sangue in ogni distretto dellorganismo che viene così nutrito e ossigenato.
Abbiamo brevemente ricordato questa suddivisione in una parte destra e una sinistra del cuore e la sua suddivisione in 4 cavità perché parlando di scompenso si parlerà di scompenso destro e scompenso sinistro e di funzione ventricolare o atriale destra o sinistra. Come vedremo più avanti, infatti, anche i sintomi e le conseguenze dell'insufficienza del ventricolo destro saranno diversi da quelli del ventricolo sinistro o di entrambi insieme.
Per scompenso cardiaco si intende l'incapacità del cuore di pompare sangue in misura sufficiente a soddisfare le esigenze del nostro organismo. Attraverso il sangue, infatti, vengono trasportate in tutto il nostro corpo sia l'ossigeno sia il nutrimento che consente a tutti i nostri organi di vivere e di funzionare al meglio.
Il cuore, in condizioni normali, fornisce la spinta affinché il sangue riesca a scorrere nelle arterie e ad arrivare, grazie anche alla contrazione delle arterie stesse, a tutti gli organi. Nello scompenso, il cuore non è più in grado di svolgere correttamente questo compito.
Il cuore diviene insufficiente ed è per questo che lo scompenso si definisce anche insufficienza cardiaca.
Cause
Le cause di scompenso cardiaco sono numerose e in pratica qualunque malattia che colpisca il cuore può portare presto o tardi (soprattutto se non curata) allo scompenso.
Le cause principali e più frequenti sono però essenzialmente cinque.
Cardiopatia ischemica (angina e infarto, ossia una condizione in cui al cuore non arriva sangue e quindi sufficiente ossigeno per un periodo più o meno prolungato di tempo. Questa continua mancanza di ossigeno fa sì che, prima o poi, alcune parti di cuore non riescano a lavorare bene e di conseguenza tutto il cuore, progressivamente, si scompensi.
Disfunzioni valvolari, quando una o più delle 4 valvole presenti nel cuore, non funziona bene e quindi il sangue scorre con difficoltà nel cuore stesso e di conseguenza nell'organismo.
Aritmie, quando il cuore non batte con un ritmo corretto. Solitamente può essere legata a un aumento della frequenza (tachicardia), generalmente sostenuto, dei battiti cardiaci. Questa alterazione del ritmo cardiaco fa sì che il cuore non lavori bene e non riesca a dare ai tessuti un adeguato quantitativo di sangue oppure non riesca a pompare tutto il sangue che gli arriva dalla periferia.
Ipertensione arteriosa vale a dire la condizione di pressione alta. In questo caso, il cuore deve vincere una resistenza allo scorrimento del sangue più alta rispetto alle condizioni di pressione normali. Questo continuo dover lottare contro la pressione alta porta il cuore a scompensarsi.
Miocardiopatie (ossia malattie del tessuto muscolare del cuore, il miocardio, che è il tessuto che consente al cuore stesso di contrarsi). Le miocardiopatie possono essere dovute a un consumo eccessivo di alcol che danneggia il miocardio, a infezioni virali o batteriche, al diabete ma anche ad altre cause, per esempio di origine genetica.
Statistiche
In Italia il numero dei malati di scompenso cardiaco varia, a seconda delle statistiche, da 576.000 individui (1 per cento circa della popolazione) a circa un milione (2 per cento circa).
§ gli uomini sono colpiti tre volte più delle donne
§ il 35 per cento circa degli scompensati subisce almeno un ricovero ospedaliero ogni anno
§ rappresenta la più frequente causa di ricovero ospedaliero per gli individui di età superiore ai 65 anni
§ rappresenta la prima tra le malattie di cuore segnalate sulle schede di dimissione ospedaliera. Nel 1996 ben 127.043 pazienti sono stati dimessi dopo un ricovero ospedaliero con la diagnosi di insufficienza cardiaca (scompenso e insufficienza cardiaca sono praticamente dei sinonimi)
§ 720 miliardi è il costo annuale dei ricoveri per i pazienti con scompenso
§ sopra i 65 anni di età, una persona su cento si ammala di scompenso cardiaco ogni anno
§ il 50 per cento delle persone che soffrono di scompenso cardiaco ha avuto negli anni precedenti un infarto che ha danneggiato in maniera irreversibile una parte del cuore
§ il 20 per cento ha una storia di ipertensione (pressione alta del sangue) non perfettamente curata in passato.
Scompenso cardiaco: sintomi ed evoluzione
Quando il cuore comincia a fare fatica a pompare, l'organismo risponde con una serie di contromisure che cercano di far fronte, il più a lungo possibile, alle esigenze di nutrimento dell'organismo stesso. Per aumentare la quantità di sangue che il cuore pompa in un certo periodo di tempo, si osserva per esempio un aumento della frequenza dei battiti (tachicardia).
Ossia il cuore batte con minor forza perché non ce la fa, ma batte più velocemente e riesce così a mantenere, per un certo periodo, le medesime quantità di sangue pompate in un determinato periodo di tempo. Il fatto però, che acceleri il suo battito, risulta, a lungo andare controproducente.
Allo stesso modo, un altro meccanismo che il cuore mette in atto è quello di dilatarsi in modo da aumentare il volume e da avere, a ogni battito, una maggiore quantità di sangue da pompare. Anche in questo caso però, con il passare del tempo l'efficienza dell'azione cardiaca risulta inadeguata.
Sintomi
I principali sintomi e segni che si possono rilevare in caso di scompenso cardiaco sono diversi a seconda che si tratti di un'insufficienza soprattutto sinistra, soprattutto destra, o di entrambi le parti del cuore.
In caso di insufficienza prevalentemente sinistra, i sintomi e i segni iniziali derivano soprattutto dalla tendenza dei liquidi a fermarsi a livello dei polmoni (la parte sinistra del cuore, infatti, non è più in grado di pompare tutta la quantità di sangue che gli arriva). Avremo pertanto essenzialmente la dispnea (ossia la spiacevole consapevolezza della difficoltà a respirare) che all'inizio solitamente si presenta in seguito a sforzi impegnativi oppure caratteristicamente di notte.
Può anche esserci tosse dovuta alla congestione a livello dei bronchi, si tratta di una tosse secca e stizzosa. Per cercare di portare via la maggior parte della quantità di sangue che gli arriva, ed evitare così che ristagni, il cuore aumenterà la frequenza dei suoi battiti, avremo così la tipica tachicardia.
In caso di insufficienza prevalentemente destra, invece, avremo soprattutto sintomi e segni legati all'accumulo di sangue a monte del cuore, ossia in periferia, sia nei tessuti che nei vasi sanguigni venosi. I segni iniziali principali saranno quindi l'edema (ossia l'espressione dell'accumulo dei liquidi a livello periferico- le caviglie tenderanno a gonfiarsi) e la distensione delle vene superficiali (espressione dell'aumento della pressione a livello del distretto venoso - le vene del collo appariranno gonfie e tirate).
Evoluzione
Una delle prime conseguenze quando il cuore sinistro non riesce più a smaltire il sangue che gli arriva ossigenato dai vasi sanguigni polmonari è la comparsa, come abbiamo visto, di un ristagno di sangue e di liquidi, in genere a livello dei vasi polmonari (edema polmonare).
Quando è, invece, il cuore destro che non riesce più a smaltire il sangue che gli arriva dalle vene periferiche ecco che i liquidi si accumuleranno anche negli altri organi, soprattutto addominali (per esempio il fegato) e a livello degli altri tessuti periferici (per esempio a livello delle caviglie). Può capitare, nell'evoluzione dello scompenso o anche all'inizio (situazione meno frequente) che si realizzino insieme entrambe le situazioni. In questo caso si parla di scompenso cardiaco congestizio.
Per quanto riguarda l'evoluzione della malattia, sia essa prevalentemente destra o prevalentemente sinistra, come abbiamo già avuto modo di osservare (sezione "Definizione e cause"), questa è contrassegnata da una sopravvivenza a lungo termine non molto elevata.
E ancora, il fatto che il cuore non sia più in grado di soddisfare le esigenze di ossigenazione e di richiesta di sangue da parte dei vari tessuti, porta a un deterioramento delle funzioni dei diversi organi (può insorgere, per esempio, un'insufficienza renale secondaria, ossia il rene non è più in grado di funzionare correttamente perché non riceve più un adeguato quantitativo di sangue).
Anche il fatto che vi sia un notevole quantitativo di liquidi tra i tessuti e una congestione venosa può dar luogo a un malfunzionamento di gran parte degli organi del nostro corpo (per esempio, la congestione delle vene intestinali può causare un cattivo assorbimento del cibo e un deperimento anche molto importante).
Altre complicanze possono essere le embolie, ossia la chiusura di un vaso sanguigno dovuta a un embolo (grumo di sangue che si è distaccato dalla parete di un vaso). L'embolia, infatti, si può instaurare a causa della dilatazione cardiaca e al rallentamento del normale scorrimento del sangue che si può avere durante lo scompenso.
Una complicanza molto frequente è anche la comparsa di disturbi del ritmo cardiaco (aritmie) che sono in genere difficili da curare.
Una temibile evenienza che si può verificare in caso di uno scompenso acuto del ventricolo sinistro è la comparsa dell'edema polmonare acuto. È solitamente dovuto alla comparsa di un improvviso aumento della pressione a livello dei vasi polmonari; l'aumento di questa pressione comporta un brusco aumento della pressione di riempimento del ventricolo sinistro e un conseguente travaso di liquidi a livello del tessuto polmonare.
La conseguenza è una gravissima mancanza del respiro, agitazione e ansia incontrollabile con sensazione di soffocamento. Il soggetto diventa solitamente pallido e suda in maniera notevole. Si tratta di una situazione di emergenza che richiede il ricovero immediato.
Scompenso cardiaco: diagnosi ed esami
La prima cosa da fare in caso di sospetto di scompenso cardiaco è la raccolta della storia clinica del paziente (anamnesi) da parte del medico e l'effettuazione di una visita accurata.
Il medico porrà delle domande precise sulla storia cardiologica del paziente, chiedendogli, per esempio, se ha mai avuto un infarto o l'angina pectoris, se è iperteso, se sente il cuore battere più velocemente o in maniera disordinata; e ancora si interesserà alle abitudini di vita, chiedendo per esempio se svolge delle attività fisiche, se ha notato che fa più fatica rispetto a una volta a svolgere determinate attività, se di notte si sveglia perché ha l'impressione che gli manchi l'aria, se deve sedersi sul letto per ridurre questa sensazione di mancanza di aria.
Dal canto suo, il paziente dovrà essere molto accurato nel raccontare i suoi sintomi o i cambiamenti nel suo stato. Solitamente il paziente riferisce una difficoltà man mano progressiva nel compiere alcuni sforzi con un fiato che appare sempre più corto (la difficoltà a respirare si definisce in termine medico dispnea).
Il paziente potrà riferire anche una dispnea parossistica notturna caratterizzata da una fame d'aria che insorge bruscamente e caratteristicamente dopo essersi sdraiato (a distanza di minuti o, più caratteristicamente, in piena notte) e che può essere accompagnata da una tosse secca e stizzosa. La dispnea notturna è abbastanza caratteristica in quanto, quando ci si sdraia, aumenta la quantità di sangue che, dalla periferia arriva al cuore.
Un cuore normale riesce, aumentando il suo lavoro a smaltire questi quantitativi di sangue, mentre un cuore insufficiente non riesce ad aumentare il suo lavoro e il sangue ristagna. Quando il sangue ristagna a livello polmonare o del torace, ecco che in genere compare la difficoltà a respirare.
Proprio su questo importante sintomo, la dispnea, si basa la più principale classificazione clinica del paziente scompensato, quella della Associazione Newyorkese del cuore (New York Heart Association-NYHA) che prevede quattro classi:
§ Classe I: presenza della malattia ma senza sintomi
§ Classe II: dispnea (ossia difficoltà a respirare) per sforzi intensi
§ Classe III: dispnea per sforzi lievi
§ Classe IV: dispnea a riposo.
Questa classificazione è importante perché costituisce una sorta di guida in base alla quale effettuare le scelte terapeutiche e soprattutto perché fornisce un'idea abbastanza veritiera di quelle che sono le aspettative e la qualità di vita del paziente stesso (in generale, più si appartiene a una classe elevata e minori saranno le aspettative e la qualità della vita).
E ancora il paziente potrà riferire:
§ astenia (stanchezza generalizzata senza uno specifico motivo, dovuta al ridotto apporto di sangue ai muscoli)
§ tosse secca e stizzosa dovuta all'edema dei bronchi
§ nicturia (il fatto di dovere alzarsi di notte per andare a urinare, espressione del fatto che nella notte i liquidi presenti nei tessuti vengono riassorbiti nel circolo sanguigno e vengono eliminati attraverso il rene e quindi con le urine)
§ oliguria (ridotta eliminazione complessiva di urine nelle 24 ore dovuta al fatto che il rene funziona male in seguito al ridotto apporto di sangue che gli arriva)
§ pelle fredda, sudata, pallida (legata sempre allo scarso apporto di sangue soprattutto in periferia)
§ cianosi delle labbra e sotto le unghie (ossia un colorito bluastro in queste sedi, espressione del ridotto apporto di ossigeno)
§ confusione mentale (soprattutto negli anziani, legata a uno scarso apporto di ossigeno a livello del cervello)
§ disturbi addominali (dolori, nausea, tensione; legati allo stato di congestione delle vene e dei tessuti)
§ aumento di peso (legato alla ritenzione di liquidi).
Tornando comunque al riconoscimento e alla diagnosi di scompenso, dopo aver ascoltato attentamente la storia e i sintomi riferiti dal paziente, il medico, durante la visita, potrà rilevare alcuni segni tipici:
§ distensione e turgore delle giugulari (le vene del collo appaiono gonfie e in evidenza) a riposo oppure comprimendo il fegato quando si fa un bel respiro profondo. Questo effetto è legato all'aumento della pressione a livello delle vene che si ha soprattutto in caso di scompenso destro
§ edemi (ossia raccolta di liquidi nei tessuti) che si avranno soprattutto a livello delle caviglie che appariranno più o meno gonfie nel caso il paziente sia in grado di camminare e a livello della zona dell'osso sacro nel caso il paziente sia allettato
§ epatomegalia a volte dolente (il medico sentirà, alla palpazione dell'addome, un fegato ingrandito e che può, se toccato, far male) legata alla congestione delle vene del fegato
§ suoni tipici quando ascolta (auscultazione) il cuore e i polmoni con l'apposito strumento (lo stetoscopio o il fonendoscopio) o quando percuote il torace con le dita.
Esami
È importante ricordare che la diagnosi di scompenso cardiaco (insufficienza cardiaca) non si basa mai sulla valutazione di un singolo parametro o di un singolo segno, ma viene di solito fatta dal medico dopo un'attenta visita e dopo l'esecuzione di alcuni esami strumentali.
Per fare una diagnosi precisa di scompenso, infatti, oltre all'esame del paziente e alla raccolta della storia clinica è opportuno effettuare:
§ elettrocardiogramma: difficilmente, se il paziente è scompensato, avrà un elettrocardiogramma normale. Un ECG normale spesso esclude la diagnosi di scompenso
§ radiografia del torace che può mostrare l'aumento delle dimensioni del cuore nonché i versamenti di liquidi nel torace
§ esame ecocardiografico: si tratta di un esame assolutamente indolore che, attraverso gli ultrasuoni, permette di vedere le dimensioni del cuore, il suo interno, e in che maniera sta funzionando, se si contrae e si rilascia in maniera appropriata.
È sicuramente l'esame più importante e spesso decisivo in quanto permette di vedere esattamente le dimensioni interne ed esterne del cuore e delle sue componenti (per esempio le valvole) e la maniera in cui il tutto funziona. Ci dice quindi se l'insufficienza riguarda soprattutto il cuore destro o quello sinistro o entrambi.
Anche gli esami di laboratorio possono essere importanti soprattutto per valutare la funzionalità della tiroide, un organo situato nel collo che, attraverso la produzione di alcune sostanze, può modificare anche le funzioni del cuore. Può, per esempio farlo battere più velocemente o più lentamente, farlo contrarre con più o meno forza e così via.
Per fare ciò, si effettua un semplice prelievo di sangue da una vena del braccio e si misurano i livelli di T4 e di TSH. Altri organi da controllare attraverso gli esami del sangue sono il rene e il fegato in quanto una loro alterazione può dare dei segni, come l'edema, che sono presenti anche nello scompenso.
Altri esami che possono essere effettuati secondo particolari indicazioni sono:
§ elettrocardiogramma Holter, ossia un elettrocardiogramma che viene registrato per 24 o 48 ore di continuo e che svela alcuni disturbi del ritmo cardiaco che potrebbero essere alla base dello scompenso
§ cardiologia nucleare. Attraverso l'iniezione di particolari sostanze è possibile evidenziare il grado di funzionalità del cuore e soprattutto dei ventricoli. Si utilizza praticamente solo nei casi in cui l'ecocardiografia non sia tecnicamente effettuabile.
Consigli
Scopo principale della terapia è quello di migliorare la qualità di vita e la sopravvivenza del paziente.
La prima cosa da fare, ove si conoscano le cause dello scompenso, è quella di trattare la malattia alla base dello scompenso stesso. Per esempio, se il paziente è iperteso dovranno essere messe in atto tutte le misure idonee a ridurre in maniera costante e duratura la pressione (modificazioni dello stile di vita e terapia farmacologica antipertensiva) o ancora, se il paziente ha un disturbo a una valvola cardiaca, questa potrà, attraverso un intervento chirurgico, essere sostituita con un'altra valvola artificiale perfettamente funzionante e così via.
In generale comunque, al di là della correzione delle cause, vi sono degli accorgimenti di tipo dietetico e di modificazione dello stile di vita che il paziente deve seguire oltre alle terapie con i farmaci:
§ ridurre il consumo di sale a un massimo di 2-3 grammi al giorno in modo da combattere la ritenzione di liquidi (si ricordi che il sodio, uno degli elementi contenuti nel normale sale da cucina, aiuta a trattenere i liquidi)
§ inclinare il letto in modo da avere la testa sollevata rispetto al resto del corpo con le gambe a una altezza decisamente inferiore. Questo consente di ridurre il ritorno del sangue verso il cuore che si ha quando si è sdraiati. Questo minor volume di sangue che arriva al cuore riduce il lavoro che il cuore stesso deve compiere e riduce anche la dispnea legata alla posizione sdraiata e i segni della congestione polmonare
§ attività fisica. È necessario cercare di ridurre gli sforzi eccessivi ma, se si escludono i pazienti in cui compare difficoltà a respirare anche a riposo, non si deve sospendere l'attività fisica. Viene anzi consigliata un'adeguata attività fisica continua che è sicuramente più utile rispetto al riposo assoluto, sia in termini psicologici (il paziente comunque si sente sicuramente meno malato) sia in termini fisici (si mantiene il tono di tutto l'organismo, cuore compreso)
§ mantenere un peso adeguato. Ovviamente più aumenta il peso e più il cuore fa fatica a lavorare e a fornire adeguati quantitativi di sangue ai tessuti
§ evitare gli alimenti di difficile digestione che comportano un maggiore afflusso di sangue a livello dell'apparato digerente e, ancora una volta, un sovraccarico di lavoro al cuore.
Terapia farmacologica
La terapia farmacologica dello scompenso è spesso abbastanza complessa e non è pressoché mai una monoterapia (ossia una terapia con un solo farmaco).
In generale però, possiamo dire che i farmaci tradizionalmente utilizzati nella terapia dello scompenso sono in grado di:
§ migliorare la forza di contrazione (inotropismo) del cuore: glicosidi cardiaci o digitalici (per esempio digossina, beta metildigossina). Questa classe di farmaci, utilizzata da più di due secoli, è in grado di ridurre i sintomi dello scompenso cardiaco, di aumentare l'entità e la durata dello sforzo che il paziente può sopportare e di ridurre la necessità di ricovero ospedaliero, anche se non ha dimostrato di migliorare la sopravvivenza. Comunque, è bene ricordare che i digitalici non sono farmaci particolarmente maneggevoli perché necessitano di una continua e attenta valutazione dei loro livelli nel sangue in quanto, se superano determinati livelli, possono dare effetti
anche gravi (per esempio, gravi disturbi del ritmo cardiaco)
§ ridurre il carico di lavoro che arriva al cuore: i diuretici (per esempio furosemide, torasemide, idroclorotiazide). I diuretici contrastano la tendenza del rene a trattenere acqua e sodio, che porta alla ritenzione di liquidi e alla formazione di edema a livello periferico e polmonare
§ vasodilatare, in modo da ridurre il lavoro che il cuore deve svolgere per portare il sangue in tutto l'organismo, riducendo anche il ritorno del sangue verso il cuore e di conseguenza il lavoro del cuore stesso: ace-inibitori (per esempio lisinopril, enalapril, captopril, fosinopril); nitrati (come isosorbide dinitrato, isosorbide-5-mononitrato); prazosina, idralazina.
Gli ace-inibitori, per esempio si sono dimostrati in grado di ridurre i sintomi dello scompenso e la mortalità sia nei pazienti con la pressione alta sia in quelli con la pressione normale.
Un'altra classe di farmaci che può essere utilizzata, anche se non in tutti i casi di scompenso è quella dei beta-bloccanti (carvedilolo, bucindololo, metoprololo, bisoprololo e altri).
Un caso in cui sicuramente possono essere usati i beta-bloccanti è negli scompensati in cui il cuore batte molto più velocemente che nella norma (tachicardia). I beta-bloccanti infatti riducono la frequenza e, più in generale, mettono a riposo il cuore facendogli fare meno fatica.
Esiste poi una nuova categoria di farmaci non ancora entrati nella terapia tradizionale dello scompenso, data anche la loro recente immissione in commercio, ma che comunque hanno evidenziato validi risultati: sono gli inibitori dell'angiotensina II (per esempio losartan, valsartan, candesartan, irbesartan).
Anche questa classe di farmaci agisce principalmente riducendo la costrizione dei vasi sanguigni (vasodilatatori) e quindi il lavoro globale del cuore. Per finire, gli anticoagulanti si possono somministrare dove ci sia il rischio dell'occlusione dei vasi a causa dei grumi di sangue (emboli) che si possono staccare dalle pareti cardiache dilatate o dalle pareti dei vasi e che, a causa anche del rallentamento del normale flusso di sangue che si ha nello scompenso, possono andare a chiudere dei vasi importanti come le arterie cerebrali, renali, polmonari e così via.
Monitoraggio
Il paziente con insufficienza cardiaca è un paziente che va sempre tenuto sotto controllo. I controlli devono essere effettuati periodicamente, con frequenza variabile in base alle condizioni del singolo ammalato.
Nelle visite di controllo deve essere sempre riferito, da parte del paziente, qualunque cambiamento nelle sue attività e abitudini di vita (per esempio i sintomi come la dispnea potrebbero diminuire non tanto perché sia migliorato lo scompenso ma perché si è ridotta l'attività fisica, e di questo il medico deve essere messo a conoscenza).
La misurazione del peso deve essere effettuata con cura da parte del paziente in modo da verificare l'entità della ritenzione di liquidi (più liquidi si trattengono più aumenta il peso). Il peso pertanto, va rilevato ogni giorno e possibilmente riportato su un diario.
Il monitoraggio periodico mira anche ad evitare il sovradosaggio dei farmaci e a controllarne gli effetti collaterali.
Importante è anche il controllo periodico degli elettroliti nel sangue quali potassio, sodio magnesio, calcio e fosforo che possono, in seguito anche alla terapia con i farmaci, modificarsi e portare a conseguenze anche gravi (per esempio danni renali o variazioni eccessive della frequenza cardiaca).
Infine anche la funzione del rene deve essere controllata periodicamente in quanto può alterarsi a causa dell'eccessivo lavoro che viene richiesto al rene stesso per eliminare i liquidi che ristagnano nell'organismo.
Prevenzione
In generale possiamo dire che per realizzare la prevenzione primaria dello scompenso cardiaco (ossia le cose da fare per prevenire o evitare che il cuore diventi insufficiente), sarebbe opportuno:
§ controllare i fattori di rischio coronarico, inclusi la pressione alta (ipertensione), il fumo - e l'aumento dei grassi nel sangue (colesterolo e trigliceridi)
§ trattare adeguatamente i pazienti con infarto in modo da evitare le complicanze che potrebbero portare allo scompenso
§ trattare adeguatamente l'ipertensione in modo da consentire al cuore di lavorare in un regime di pressione normale
§ trattare adeguatamente il malfunzionamento delle valvole (mediante la loro sostituzione) prima che si instauri il malfunzionamento del cuore stesso
§ trattare adeguatamente tutte le altre cause che hanno provocato un danno al tessuto cardiaco (alcol, diabete, infezioni batteriche o virali, composti tossici) in modo da evitare che venga danneggiata una parte cospicua di miocardio.
Lo scompenso cardiaco non è una malattia che una volta presentatasi possa essere completamente guarita, a meno che, come già detto, non sia dovuta ad un problema valvolare, nel qual caso si sostituisce la valvola, a meno che non si ricorra, in casi selezionati, al trapianto di cuore.
Nel caso dello scompenso è pertanto molto più opportuno parlare di interventi che prevengano il passaggio dalla fase senza sintomi a quella sintomatica e che prevengano le alterazioni a carico di altri organi che lo scompenso può comportare (prevenzione secondaria).
Il medico ha, in caso di scompenso cardiaco, innanzitutto l'obbligo di informare il paziente e i suoi familiari sulla natura della malattia, sulla assoluta importanza di assumere i farmaci e sulla altrettanto assoluta necessità di seguire i consigli dietetici e di modificazione delle abitudini di vita (attività fisica, lavorativa, e via discorrendo).
Oltre ai consigli dietetici e ai consigli sulle attività da svolgere fornite nella sezione 'Consigli e terapie', preme ricordare che, per esempio nelle pazienti con scompenso grave (classe III e IV), il rischio di morire o di ammalarsi durante la gravidanza è molto alto e che quindi, in queste pazienti, la gravidanza dovrebbe essere evitata.
Negli scompensati gravi inoltre, i lunghi viaggi in aereo possono causare problemi (disidratazione e edema eccessivo). Sono comunque da evitare viaggi lunghi e stancanti e da preferire, ove possibile, i brevi spostamenti in aereo.
Materiale a cura di TeamSalute www.teamsalute.it
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