Il resoconto dei nostri 3 giorni parigini.
Lo invio in più conf perché mi pare contenga riferimenti interessanti per tutte.
In allegato invece le foto che altrimenti pesavano troppo, ognuna ha un nome e non dovrebbe essere difficile seguire la narrazione.
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Parigi val bene una messa.
Città vera Parigi, offre cultura, spettacolo, divertimento e bellezza ad ogni angolo e in ogni momento. Solo Londra può competere in Europa. E lasciamo perdere commenti su Milano (detta, da miei amici bolognesi, il mortorio) che altrimenti qualcuno soffende.
Arriviamo al De Gaulle alle 8, in perfetto orario, e vado diritto in albergo a depositare la valigia, mentre Carla va senza pesi e ingombri alla fiera a Villepinte (una sola fermata di trenino). Il Sofitel di Bercy è il solito albergone 5 stelle standard, dove sai esattamente quello che troverai al massimo cambia il colore della moquette e della carta da parati.
Parto a piedi con lo zainetto rigido in spalla macchina fotografica, cartina della città con linee metrò (praticamente inutile), cartine e tabacco, mole-skin per gli appunti, e cioccolata fondente per fornire energia. Ci sono 8°C sottozero, i rivoli dacqua e le pozzanghere sono lastre di ghiaccio duro, nonostante labbondante vestiario la brezzolina penetra fin dentro le ossa, ma la giornata è splendida. Scendo rapidamente al lungoSenna io amo i lungo-fiume, tutti, Tevere, Arno, Tamigi, danno alle città senso e direzione.
Ho deciso di andare a Notre Dame, dove so che alla messa delle undici il magnifico organo sarà suonato da un frate virtuoso con alle spalle anni di conservatorio e di orchestre sinfoniche.
Nella foto, dal Pont Neuf a destra le chiatte e i barconi, al centro-sinistra sullo sfondo le torri di Notre Dame.
Qui passo alla Rive Gauche ma quando sono ormai a un kilometro circa le strade sono sbarrate da transenne, centinaia di poliziotti, e decine e decine di furgoni della Gendarmerie, della Police Nationale, ambulanze e vigili del fuoco. Azzo pé! Che accidenti è? Non cè verso di passare, anzi, quando mi vedono tentare di scattare una foto mi minacciano col manganello e mi obbligano a voltare a sinistra, verso St. Germain, mi avvio mogio mogio e con i piedi già stanchi, ma non riesco a riprendere a destra verso la Senna perché anche le prime traverse sono presidiate. Alla fine riesco a imboccare Boulevard St. Germain e da lì a raggiungere di nuovo la Senna allaltezza del ponte di Notre Dame, transennato e presidiato anche quello, dove mi rendo conto che devesserci in ballo qualcosa di grosso. Anche a quella distanza si vede sul sagrato una folla enorme e un gigantesco schermo che trasmette una messa funebre (il cardinale
officiante ha i paramenti viola) e la navata è gremita. Cribbio! Vuoi vedere che è morto Chirac, o Sarkozy, o la Segoléne? Rinuncio, compro Liberation e Le Monde, mi rinchiudo in un café e finalmente scopro larcano
è il funerale dellabbé Pier (quello di Emmaus) una via di mezzo tra Muccioli e i City Angels. Accidenti a lui! E pensare che ci sono tanti fratacchioni che mi sono simpatici, da S. Francesco allabate Faria, a Quasimodò, il multilingue del Nome della Rosa, che ho sempre sentito come un fratello, da Fratel Ettore della Stazione Centrale di Milano, ai miei amici del monte Soratte.
Ripresi i sensi e la circolazione del sangue, passo davanti a Shakespeare & Co. e minfilo in rue du Chat qui Péche diretto a St. Michel, dove rendo omaggio alla libreria Gallimard il primo editore dei libri di Henry Miller poi entro nel bailamme multietnico di ristoranti greci, turchi, cinesi, thai, e qualche francese, e ne esco per rendere omaggio al Hotel Esmeralda il primo albergo che pagai con i miei soldi nel lontano 71. Una delizia, con stanze arredate con vecchi mobili rococò e soffitti con travi a vista, e un abbaino con vista sulla cattedrale.
A questo punto mè venuta fame, e ho di nuovo bisogno di far riposare piedi e polpacci. A Parigi si mangia generalmente bene, ma mi fa sempre sorridere il modo in cui descrivono i piatti, e li presentano con grande effetto scenico più una mise-en-scéne che una mise-en-place. E i vari restò etnici si adeguano presentando un qualsiasi souvlaki con tzatziki, o un banale panino con gyrò e foglia di lattuga, come fossero haute cuisine. Un po come se parlassi delle condizioni dei miei piedi (in quel momento) come di pieds flambées dans leur sauce de chaussettes grise avec souliers bien pouléee (piedi flambè con salsa di calzini grigi e scarpe ben arrostite)! Però sai sempre esattamente quanto pagherai, mentre in Italia anche in quella che sembra una trattoriola da niente rischi di beccare mazzate.
Entrò in una brasserie qualsiasi e ordino un pavé de foie de canard avec ses croutons et la salade garnì (fetta di fegato di anatra con toast e insalata condita) e un pichet de Beaujolais Nouveau da 25 cc. Buono e riposante, tanto che rimango un paio dore leggendo i giornali da cima a fondo.
Fa sempre un freddo boia (e sono le 15.00), un cartello luminoso avvisa la cittadinanza che cè il rischio di ipotermia camminare, massaggiarsi mani e braccia, e rivolgersi alle ambulanze in caso di giramenti di testa
Io decido di tornare in albergo a mettere le gambe in orizzontale e guardare un po di TV e magari anche fare una pennichella. Mi colpisce la pubblicità metà dei prodotti sono gli stessi che vengono pubblicizzati qui, e con gli stessi attori e gli stessi shorts e anche i vari serial sono gli stessi, da REX (il cane lupo tedesco), a STAR TREK, a CSNY, etc. La globalizzazione impazza e impera
.
La sera, dopo che anche Carla ha riposato un po, torniamo al centro, e scendiamo a Chatelet, dove suona e canta un gruppo di musicisti russi, bravi e intonati Oci Ciornie, ma anche lInternazionale, vendono il loro CD a 23, mi pare eccessivo. Dopo una breve passeggiata vorremmo andare da Roget la Grenouille ma apre solo alle 8 e noi non vogliamo fare tardi, così andiamo a mangiare in uno dei Chez Clement (a Place St. Michel), dove a Carla torna il sorriso malgrado i piedi gonfi e la stanchezza davanti ad un piattone delle sue amate ostriche.
Lei prosegue con un mezzo granchio grigliato, mentre io mi accontento di un antipasto di crevettes grise (ma stavolta sono gamberoni non calzini!) e di un tris di carni (manzo, maiale e pollo) con pommes de terre persillé (patate bollite con prezzemolo).
Poi si torna in albergo. Lindomani è una giornatina pesante per entrambi.Andiamo insieme a Chatelet, dove lei cambia e va alla fiera, mentre io esco e vado a piedi al Marais dove ho appuntamento con Moshe (Maurice) per la manif. In realtà, dopo la cerimonia in sinagoga (dove ho indossato la mia kippah (zuccotto) di cotone blu che in realtà fu comprata in Kuwait, tanto per sottolineare una certa somiglianza tra le due culture), i ragazzi (tutti tra i 40 e i 60 anni) mi hanno portato in giro per vinerie io so che esiste anche un vino kosher, ma loro sembravano più attenti al Cote du Rhone e al Beaujolais Village
misteri dellessere ebrei liberali? e quando finalmente abbiamo sfilato eravamo tutti abbastanza ciucchi e quindi abbiamo fatto poche centinaia di metri, fortunatamente in discesa.
Ci sono due cose che mi colpiscono sempre di Parigi, come di Londra, il metissage, il meticciato, e la totale integrazione nella società di queste persone. A Parigi ci sono neri, mezzi-neri, un quarto neri, asiatici, mezzi-asiatici, arabi, mezzi-arabi, indiani, ebrei, e bianchi. Ma parlano tutti con laccento parigino, e tutti sono a casa loro.
Laltra cosa è la capacità dei parigini di accostare al loro amore per la città vecchia (le palazzine liberty, i grandi magazzini di una volta, i parchi e i musei) a grandi opere modernissime, come il Beaubourg (il grande museo darte, che ho scoperto essere secondo solo al Metropolitan di NY per numero di opere) o Les Halles (lantico mercato ortofrutticolo, raso al suolo per far posto ad una struttura quasì avveniristica).
Sopra Les Halles con sullo sfondo St. Severin in puro stile gotico francese e a destra edifici residenziali moderni in stile anni 30, sotto il Beaubourg:
Comunque sia, la sera ci rivediamo in albergo, entrambi stanchissimi, sebbene per motivi diversi, e decidiamo di optare per una cena nel Village de Bercy, anche questo un esempio di ristrutturazione moderna mantenendo lantico. Fino allinizio del secolo scorso (anni 20) erano locali nei quali venivano stipate le botti di vino per linvecchiamento, ora una parte è piena di locali ristoranti, vinerie, cocktail bar, pasticcerie, di ogni nazionalità unaltra dominata da negozi dantiquariato e modernariato, cari ammazzati, dove solo gli americani sono convinti di fare affari.
Troviamo una vineria cum brasserie e mentre Carla mangia ancora frutti di mare io mi dedico a uninsalata mista con paté campagne, lingua di manzo, formaggi e julienne di carote e cavolo nero. Il tutto innaffiato da una fillette (a Roma si dice foglietta mezzo litro) di bianco, e io concludo con un misto di cioccolata (gelato bianco e nero, madeleneitte, sfoglia di amaro, mezza pera caramellata e fondente) il tutto ad un prezzo accettabile.
Sopra, i locali vari.
Sotto gli antiquari.
Oggi, domenica, Carla ha il pranzo ufficiale in fiera e poi la navetta per il De Gaulle da dove parte alle 4, mentre io parto la sera alle 11. La mattina andiamo insieme a N.D. dove ammiriamo lorgano e ascoltiamo la messa cantata.
(So che non si vede quasi niente, ma era lontano e il flash non arrivava fin lì. Comunque si vedono le torri delle canne più grandi sullo sfondo del rosone e leffetto mosso rende lidea del suono).
Poi accompagno Carla a Chatelet dove prende il treno per Villepinte, mentre io proseguo il mio girovagare. Torno verso il Beaubourg dove finalmente riesco ad entrare senza fare troppa fila e vado a vedere la mostra di Hergé, il creatore di TinTin leroe ragazzino dei fumetti. Oltre ai pannelli originali del fumetto, molto divertenti e che illustrano levoluzione del personaggio, ci sono disegni, dipinti e sculture dellartista. Dopo vado a vedere una parte delle collezioni permanenti che sono uninfinità.
Dal Beaubourg torno verso la Senna molto lentamente, guardando vetrine e divertendomi ad ascoltare la musica e gli spettacoli di vari artisti di strada, sempre numerosissimi a Parigi. Allangolo di un giardino pieno di belle piante regalo qualche moneta ad un sassofonista veramente bravo che suona sulla base di una batteria registrata e amplificata da un minuscolo generatore elettrico.
Scendo sullargine del grande fiume dove passano chiatte cariche di legname o di carbone, kayak e barche a vela, oltre ai classici bateaux mouche con pochi coraggiosi sul ponte superiore allaperto a godersi il panorama della città dal fiume mentre la voce amplificata delle guide rimbomba lungo i muraglioni.
Sopra: un bateau mouche con sullo sfondo la Senna che avvolge lIle St. Louis.
Sul Pont de Notre Dame mi diverto a guardare le evoluzioni di alcuni ragazzi con i pattini (quelli monorotaia come li chiamo io) tra bicchierini di plastica colorata, ed è di nuovo metissage, un bianco, un mezzo-nero e un mezzo-asiatico, tutti molto bravi e che non cercano soldi ma applausi che ricevono a profusione dai molti passanti e turisti.
Proseguendo la passeggiata, dopo una lunga sosta in un café dove ho preso un Pastis (a Carla il sapore di anice non piace, mentre io lo bevo ovunque, in Francia, in Grecia (ouzo), in Turchia (ma non ricordo come si chiama), e in Egitto (ma anche qui mi sfugge il nome), mi dedico a visitare i bookiniste schierati sul lungo-fiume. A me piacciono soprattutto quelli che hanno libri vecchi e antichi, quasi sempre a prezzi impossibili, ma mi divertono anche le vecchie riviste e le affiche (piccoli poster) pubblicitarie dei prodotti di massa dei tempi andati.
Segue qualche foto:
Di questi (sotto) ne ho comprati ben 12, ma pagandoli 1.5 euro luno (non i 6 euro da rapina che si vedono nella foto) in un negozietto poco lontano.
A questo punto piedi e gambe, e corpo infreddolito, sono pronti per una sosta. Inoltre inizia ad imbrunire. Mi riavvicino a Chatelet, da dove prenderò il trenino per il De Gaulle, e scelgo un café con vicino una brasserie. Mi siedo a un tavolino con vista sulla strada e ordino un caffè e un Calvà (calvados, distillato di mele marcite), leggo distrattamente Le Monde (Liberation non esce la domenica) e passo il tempo guardando la gente per strada, gli autobus a due piani per turisti (deserti), i clochard sono quasi tutti bianchi, molti sono relativamente giovani, ed è rarissimo vederne di altre etnie e noto nuovamente un fenomeno, che verificherò anche più tardi nella brasserie, sono tantissimi gli anziani, moltissime donne, da sole o a coppie, che frequentano i locali dove bevono qualcosa e chiacchierano in allegria. Quanta differenza con la tristezza che nasce nel vedere i nostri anziani costretti a rovistare tra gli
avanzi dei mercati rionali a recuperare qualche frutto e qualche verdura ancora utilizzabile ma invendibile. Mi viene in mente che è un aspetto che si nota anche nei telegiornali (TF1, TF2 e una specie di CNN francese) che anziché aprire come i nostrani, sia RAI sia Mediaset, con il solito massacro, omicidio, fatto di sangue, aprono con servizi politici (in senso lato). Certo, era in auge la notizia dello spionaggio ordito da Sarkozy ai danni della Royal, ma dedicavano molto spazio a fatti sociali, ai giovani e agli anziani. Indubbiamente pesa anche una pensione minima attorno ai 600 euro, quando in Italia cè chi è costretto a campare con 200 euro circa.
La mia tre-giorni parigina si conclude in brasserie con un pichet di Beaujolais Nouveau (da 46 cc.) per accompagnare canard pouléee sur son lit de champignons nature, avec sauce de poires au vinaigre de Modena (fettine di anatra arrosto con funghi prataioli e salsa di pere allaceto di Modena ma se uno non fosse italiano gli verrebbe da pensare che Modena è un luogo della Francia!). E quindi concludo con un sorriso e un altro Calvados. Larrivo alla Malpensa, autobus, incidente allaltezza di Busto Arsizio e coda kilometrica, mi ripiombano nella realtà italiana e milanese. Tant pis pour eux (tanto peggio per loro), o per noi? Tanto tra pochi anni me ne andrò da questa città. Alternative? Lamata Roma, ma più probabilmente il sud della Francia o unisoletta greca.
Bon nuit! Kalinichta!
ROB |
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