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  Monday 7 March 2005 15:55:18  
From:
Alessandro Rizzo   Alessandro Rizzo
 
Subject:

Quando la sanità è una fonte di profitto privato

 
To:
Alessandro Rizzo LD   Alessandro Rizzo LD
 
Care amiche, cari amici,
  oltre all'inchiesta di stampo internazionale che coinvolge la giunta uscente Formigoni sull'affare Oil for food, ossia eliminazione dell'embargo per profitti privati per gestione delle risorse petrolifere per aziende prestanome, la Regione è coinvolta come ente locale in qualità di parte convenuta per un'altra questione giudiziaria, ossia la questione dell'indagine sui finanziamenti richiesti a titolo di rimborso all'Ufficio Sanitario Nazionale per interventi mai avvenuti o avvenuti contro la volontà e le necessità dei pazienti. Le indagini partono da questioni apertesi con denunce di pazienti di istituti privati, il 65% delle denunce per casi di mala gestione amministrativa e opsedaliera del servizio sanitario provengono da casi avutisi presso istituti privati aziendalieri, nei confronti di trattamenti che hanno leso i propri diritti alla salute e all'essere fruitore di un servizio efficente e completo. Credo che questi dati di fatto ci facciano comprendere come sia fallimentare il modello formigoniano della gestione del servizio sanitario: prestazione economiche agli istituti privati o a gestione partecipata; alle fondazioni ospedaliere e tagli corposi alla sanità pubblica, allo stato sociale. Credo che le lancette dell'orologio su tale questione siano tornate indietro di qualche anno.
Un cordiale saluto
Alessandro Rizzo
Candidato Consiglio Regionale Lombardia - Comunisti Italiani


Gli inquirenti avrebbero soffermato la loro attenzione anche su alcuni interventi di by-pass coronarici. Per ora tre gli indagati
Sanità, l´inchiesta in Regione
I magistrati acquisiscono tutte le carte sui rimborsi all´Humanitas

la Repubblica - 3 marzo 2005

Acquisizione di atti. Ieri i carabinieri del Nucleo Operativo sono andati in Regione per ottenere i documenti sui rimborsi per gli interventi al cuore versati alla clinica Humanitas. Gli indagati finora sono 3, i casi sospetti 21. L´inchiesta diventa un caso politico: Formigoni difende la politica sanitaria della Regione. L´opposizione accusa: «Il modello lombardo crea i presupposti per eventuali scandali».
CIRILLO, ROSSI E SANSA ALLE PAGINE II E III


Humanitas, si indaga su 21casi
Alla procura le carte della Regione per i rimborsi
I documenti acquisiti ieri dai carabinieri Tre gli indagati
L´inchiesta anche su alcuni interventi di by-pass coronarici
L´opposizione: "Colpa della ricerca del business"
addio È entrato in coma, ha vissuto 9 mesi sulla sedia a rotelle Si è spento dieci mesi dopo
riabilitazione Non ce n´è bisogno, spiegarono a me e mio fratello Tre giorni dopo arrivò l´ictus
FERRUCCIO SANSA

Carabinieri in Regione. Lo scopo: acquisizione atti. Ieri gli uomini del nucleo operativo hanno aggiunto un altro tassello all´indagine sugli interventi al cuore compiuti dal chirurgo Roberto Gallotti nella clinica Humanitas. È stato raccolto tutto il materiale relativo alle somme versate dagli enti pubblici all´istituto di Rozzano per operazioni in regime di convenzione.
L´ipotesi dei pm Eugenio Fusco e Maurizio Romanelli è chiara: alla Humanitas sarebbero stati effettuati interventi al cuore non necessari, soltanto per percepire i rimborsi dal sistema sanitario nazionale. La documentazione consegnata dalla Regione sarà adesso esaminata dagli inquirenti insieme con i diciotto scatoloni sequestrati due giorni fa nella clinica di Rozzano (cartelle cliniche, contratti di consulenza tra il chirurgo e l´ospedale, documenti sui rapporti tra la struttura e i fornitori di valvole cardiache).
Finora le persone che hanno ricevuto avviso di garanzia sono tre: prima di tutti, ovviamente, Roberto Gallotti, indagato per lesioni aggravate oltre che per truffa ai danni del sistema sanitario nazionale. Con lui hanno ricevuto l´avviso (ma solo per truffa) anche i legali rappresentanti della casa di cura, Ivan Colombo e Gian Felice Rocca (tra gli azionisti dell´Humanitas c´è la Techint, che fa appunto riferimento alla famiglia Rocca). Un atto richiesto dalla nuova legge sulla responsabilità delle società.
L´indagine comunque è ancora all´inizio: adesso la procura dovrà nominare i consulenti tecnici che esamineranno tutte le carte raccolte. E valuteranno se ci sono elementi per affermare che sono stati compiuti interventi al cuore non necessari. Anzi, in alcuni casi perfino dannosi. Ventuno i casi sotto la lente di ingrandimento dei magistrati. I pubblici ministeri hanno già cominciato ad ascoltare i testimoni: i malati, ma anche i dipendenti dell´ospedale. Bisognerà trovare conferme alle accuse ed eventualmente capire se ci sia stato anche qualche funzionario pubblico che ha favorito il pagamento dei rimborsi. Importante sarà anche un esame dei movimenti patrimoniali delle persone accusate per capire da chi le somme versate dalla Regione siano state effettivamente incassate: un intervento per la sostituzione di una valvola prevede un rimborso di 15-18.000 euro per i privati (e ha un tasso di mortalità tra il 2 e il 3 per cento). Gli inquirenti però avrebbero soffermato la loro attenzione anche su alcuni interventi di impianto di by-pass coronarici.
Ma l´inchiesta della magistratura e le accuse alla clinica Humanitas hanno sollevato già un caso politico. Il primo a intervenire è l´assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Carlo Borsani: «I lombardi possono stare tranquilli: nessuno li opera senza comprovata necessità». E ha aggiunto: «Dieci anni fa si moriva, troppo spesso, per motivi cardiologici. Talvolta prima di arrivare in sala operatoria. L´unica logica che ci ha guidato è stata la preoccupazione di salvare vite umane. Noi abbiamo anteposto le esigenze delle persone in carne e ossa ai modelli teorici. Di questo andiamo orgogliosi», dichiara Borsani. Ma sulle accuse mosse a una delle cliniche più note di Milano, si pronuncia anche il presidente della Regione, Roberto Formigoni: «Lasciamo che la magistratura indaghi, per ora si tratta solo di un´ipotesi, ma ricordo che il professore indagato è persona di chiarissima fama, noto in Italia e notissimo all´estero. Sempre nel pieno rispetto della magistratura - prosegue Formigoni - che deve vagliare le voci raccolte, ricordo che l´Humanitas è una struttura all´avanguardia, tanto che la principale agenzia statunitense la colloca tra i primi 17 ospedali europei». Sembrerebbe quasi una difesa. E piuttosto singolare: secondo l´ipotesi della procura, infatti, la Regione Lombardia sarebbe parte lesa. Cioè sarebbe stata truffata.
In discussione non pare solo la reputazione dell´Humanitas, ma tutto il sistema sanitario regionale. «Il modello lombardo ha fatto della salute un affare per i privati», commenta il capogruppo del Prc, Gianni Confalonieri. Che aggiunge: «Il modello sanitario voluto da Formigoni e dalla sua maggioranza rende del tutto praticabili azioni di questo tipo, perché l´obiettivo del privato è il profitto. Anche i numeri parlano chiaro, visto che negli ultimi anni le prestazioni in Lombardia sono lievitate, passando da 74 a 136 milioni». D´accordo anche Fiorenza Bassoli (Ds), vicepresidente del consiglio regionale: «La Regione ha favorito l´accreditamento di un numero eccessivo di strutture in alcuni settori, basti pensare che di cardiochirurgie in Lombardia ce ne sono 23, mentre per gli standard europei ne basterebbero 9».


l´intervista
Liuzzo del Tribunale dei diritti del malato: non fatevi operare prima di aver dato il consenso
"Il paziente deve essere informato"
"Il 65 per cento delle denunce lo raccogliamo da chi ha usufruito di strutture private"
"Aggiungere prestazioni non previste è tecnica che può essere usata per avere i rimborsi"
ANNA CIRILLO

Gianfrancesco Liuzzo, del Tribunale dei diritti del malato, vi siete mai imbattuti in casi di pazienti operati senza che ne avessero effettivamente bisogno?
«Non sono casi frequenti, ma purtroppo capitano, abbiamo ricevuto qualche denuncia negli anni scorsi. È più facile imbattersi in errori, la persona operata alla gamba destra piuttosto che sinistra, per esempio. Ma attraverso le perizie si può arrivare alla verità e verificare l´imperizia del medico o la truffa. Nella vicenda dell´Humanitas, se le indagini accerteranno degli illeciti, noi ci costituiremo parte civile».
I cittadini si rivolgono a voi per denunciare che tipo di problemi?
«Per qualsiasi difficoltà che si trovano ad affrontare nella sanità, nel farsi curare in maniera adeguata. Lo scorso anno abbiamo avuto a Milano 2.589 contatti con cittadini per problemi sanitari. Di questi 150, il 6 per cento ha avuto bisogno di approfondimenti medico legali. Quello che dice il paziente va sempre verificato, è nostro dovere, spesso quando arriva qui è sicuro di aver ricevuto un torto e magari non è così. Noi approfondiamo, diamo il nostro parere, anche legale, gratuitamente, poi lui decide che fare».
Le denunce arrivano più da strutture pubbliche o private?
«Il 65 per cento arriva da strutture private».
I casi più diffusi?
«Le liste di attesa per esami sono motivo di diatribe quotidiane, la mancanza di posti letto anche. Dei 2.589 contatti il 28 per cento riguardavano chirurgia generale, il 12 per cento ortopedia, soprattutto per danni post operatori; il 9 per cento oncologia, per pazienti sottoposti a cure oncologiche che non sono stati informati della possibilità di utilizzare farmaci di ultima generazione, innovativi, più costosi ma con minori effetti collaterali. Rispetto all´anno scorso questo tipo di denunce hanno avuto un aumento del 10 per cento. Poi odontoiatria, 6 per cento, soprattutto per dentisti che non sono dentisti; 5 per cento oculistica, per danni dovuti al cristallino difettoso».
Prestazioni inutili per avere rimborsi?
«Aggiungere prestazioni, non effettuate o non richieste, è una tecnica che può essere usata per avere i rimborsi. Accade con la prescrizione di farmaci inutili ma anche con la prescrizione di prestazioni che non sono indispensabili, il che può anche essere interpretato solo come un mero errore di valutazione del medico».
Per tutelarsi come si deve comportare il paziente?
«Il consenso informato è molto importante. Il paziente ha il diritto di essere informato su tutto prima di fare una operazione, in maniera completa e chiara. Ha diritto ad avere risposte esaustive sui rischi che corre, sulle alternative farmacologiche. Se non le ha può anche chiamare i carabinieri. La mancanza del consenso informato, che va firmato, è condannata dal codice penale. E poi consiglio di avere sempre l´appoggio del medico di famiglia».


LA STORIA
"Adesso voglio sapere tutta la verità su mio padre"
PAOLO BERIZZI

Oreste aveva 78 anni. Faceva il contadino. Fino al giorno prima del ricovero, e stava già parecchio male, non c´era verso di tenerlo lontano dai campi. La terra, i vitigni, il barbera. Se lo ricordano bene, Oreste, a Mombercelli, duemila anime nell´astigiano: le mani grandi come rastrelli, la forza di un elefante, il carattere schivo e sanguigno. Moglie e sei figli, Oreste Castino era uno che piegava la schiena. Nonostante quel cuore malconcio, che balbettava. Colpa dell´aorta che non pompava sangue abbastanza.
SEGUE A PAGINA III


Oreste Castino fu operato nel 2001 per la sostituzione di una valvola aortica
"Così morì mio padre
Ora voglio tutta la verità"

in sala Mi dissero: mettiamo una protesi animale perché dura 10 anni e suo papà ne ha già 78, non vale la pena ricorrere all´altra
l´inizio Dopo la visita il cardiologo ci spiegò: andate a Rozzano, c´è il centro migliore d´Italia Arrivammo il 6 gennaio
La figlia Chiara "Non accuso nessuno ma alcune cose non furono chiare"
PAOLO BERIZZI
(segue dalla prima di cronaca)

«L´ho portato all´Humanitas il 6 gennaio 2001...»: il racconto di Chiara, una delle due figlie di Oreste, comincia da qui. E si trascina sino a oggi («Ma dell´inchiesta, di questa strana storia piena di ombre e di punti interrogativi, non sapevo niente»). Sino all´avviso di garanzia a Roberto Gallotti, il primario che ha operato papà, e a Gianfelice Rocca, responsabile legale (e azionista di riferimento) di quella clinica che il cardiologo di Oreste aveva consigliato alla famiglia. «Andate a Rozzano, ci dice. Per la sostituzione delle valvole è uno dei centri migliori in Italia. Non ve ne pentirete». È il 6 gennaio di quattro anni fa. Accompagnato dalle figlie, il signor Castino entra all´Humanitas. «Il primo impatto è positivo - ricorda Chiara - . Medici e infermieri non hanno perso tempo. Mio padre aveva bisogno di un intervento urgente. A dicembre aveva avuto diversi problemi: mancamenti, principi di soffocamento, insomma avvisaglie da infarto».
Sulla cartella clinica del paziente Oreste Castino, ricoverato nel reparto di cardiochirurgia, secondo piano della clinica, si legge: «Sottoposto a operazione per sostituzione valvola aortica con protesi biologica Mitroflow 21. In data 22 gennaio 2001». E questo è un punto importante. La protesi "Mitroflow 21" è di derivazione animale, è, per l´esattezza, ricavata dal maiale. «Quando chiedo ai medici perché a mio padre applicassero proprio questo tipo di valvola mi rispondono: "Perché la valvola animale ha una resistenza di 10 anni. Suo padre ha 78 anni, non vale la pena di metterne una meccanica: quelle durano anche 20 anni"». Chiara abbozza, «ma insomma coi miei fratelli ci rimaniamo un po´ male. Voglio dire: ammesso che l´operazione fosse riuscita e lui fosse stato bene, perché porre limiti alla provvidenza?». In effetti l´intervento va benone. «Uscito dalla sala operatoria, papà sta in rianimazione 24 ore. Poi lo riportano in camera. Ma dopo tre giorni, a sorpresa, torna in rianimazione. Il perché non lo abbiamo mai capito. Ed è una delle cose che ancora oggi non ci tornano. Eravamo preoccupati, pensavamo a una ricaduta improvvisa. Invece no: gli avevano fatto un altro arresto cardiaco meccanico. Prassi normale, ci spiega il dottor Gallotti. E vabbé».
Sta di fatto che il 27 gennaio, ventuno giorni dopo il ricovero, Castino viene dimesso. Con una comunicazione inattesa, e persino gradita. «Prima dicono che una volta uscito dalla clinica papà avrebbe dovuto iniziare una riabilitazione in un centro specializzato - . Poi, poco prima delle dimissioni, cambiano idea: "Tutto a posto. Niente centri specializzati. Basta la terapia e i controlli dal cardiologo"». Passano tre giorni e Castino è colpito da un ictus. In casa, a Mombercelli. «Gli stiamo provando la pressione, si accascia sul tavolo. All´ospedale entra in coma, poi si riprende. Ha vissuto nove mesi sulla sedia a rotelle, senza riuscire a muoversi né a parlare. Emetteva dei suoni appena comprensibili. Anche se di testa era lucido, capiva tutto».
Due mesi in ospedale, ad Asti. Poi a casa. Dove muore il 5 novembre. Sempre 2001. Chiara dice che non vuole accusare nessuno. «Ci mancherebbe, anche perché mio padre non c´è più e nessuno me lo può riportare». Ma vuole vederci chiaro, questo sì. «Ad Asti abbiamo chiesto se poteva esserci un legame tra la morte e l´operazione. Ci hanno detto che stabilirlo è impossibile». Un intervento non necessario quello su Castino? «No, questo non credo: mio padre dell´operazione aveva bisogno. Però, adesso, voglio sapere se a Rozzano è stato fatto qualcosa che magari non andava fatto. Dall´Humanitas ci hanno chiamato soltanto un anno dopo le dimissioni. Volevano sapere come stava il paziente. Ma il paziente era già morto».



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