Care amiche,
nella giornata dell'8 marzo come comunista impegnato non posso fare altro che augurare a tutte le donne, a tutte le compagne, a tutte le amiche una buona festa di lotta per un mondo dove l'eguaglianza sostanziale tra tutti sia elemento imprescindibile da cui partire per un modello di sviluppo alternativo sociale e culturale. La guerra, la violenza, la sopraffazione è parte connturata nella logica paternalista, che ha inquinato secoli della storia umana e che ancora, oggi, determina i propri frutti e le proprie nefaste e moritificanti conseguenze. Credo che sia necessario dire NO a questa logica e a impostare un percorso che si basi sul dialogo e sul confronto civile e sul rispetto delle cittadine e dei cittadini nella loro personalità, nella loro identità, nella loro autodeterminazione soggettiva e culturale. Credo che la definizione di guerra, come lotta per la prevaricazione del potente sul debole, parta proprio dal concetto della radice "pater" di molte parole, ormai usuali nel
nostro linguaggio quotidiano e giuridico: il pater familias, ossia il padre padrone della propria prole, a fini, spesso, di interessi privati di profitto; il patrimonio come condizione di esclusione e causa di discriminazioni e di esclusione sociale dal godimento delle risorse, di emarginazione civile e politica del più debole; la patria, vista come espressione non geografica politica di confronto tra popoli e tra soggetti nel concorso progressivo democratico della collettività, ma come presupposto razzista di supremazia colonialista e di sopraffazione imperialista verso realtà territoriali e popoli considerati diversi e, quindi, "inferiori". Ma si può procedere, pensando al paternalismo, ossia all'oscurantismo nella crescita socialee culturale delle nuove generazioni; pensando al diritto patrimoniale, appunto, che coinvolge un concetto familiaristico autoreferenziale nella conservazione dei propri possedimenti di famiglia. E quant'altro. Tutto
questo, secondo me, crea differenze, divergenze, esclusioni, ingiustizie sociali e tutto questo crea, secondo me, volontà di lottare, nei più deboli, per la propria emancipazione e per la liberazione della propria comunità dalle angherie prepotenti dei più potenti, dei più forti, dei prevaricatori. Le differenze sociali creano alienazione e creano le condizioni che costituiscono i conflitti intersociali e interetnici, trascendendo nelle affermazioni più istintive e brutali della propria soggettività: l'esclusione crea l'esclusione; la sopraffazione crea logica di vendetta e di rivendicazione. Credo che contro questo si debba prcedere pensando a uno sviluppo alternativo di società, basato sulla pari opportunità, sull'eguaglianza sostanziale e sull'inclusione sociale, tramite la redistribuzione del reddito tra le classi sociali e, quindi, tra i generi. Vorrei riportare, all'occasione, questa lettera che ricevo da parte di una donna,
impegnata contro la guerra, impegnata per costruire un mondo diverso e possibile, perchè necessario: Doriana Goracci di Donne In Nero. in questo testo si parla di guerra, di logica militare, di repressione delle libertà democratiche, di alienazione dei diritti civili e sociali e di emarginazione, di precarietà e di esclusione dei cosidetti "diversi" dal beneficio dei diritti, garantiti formalmente per tutti, ma in realtà garantiti soltanto a chi può e a chi è economicamente più potente. Oggi, 8 marzo, si discute alla Camera della terribile proposta di controrifiorma del codice penale militare per reati di diffusione di notizie, da parte di giornalisti liberi e indipendenti, non "embedded", considerate arbitrariamente "segreti militari" e, nel frattempo, muore una donna rumena con la sua figlia travolte dal crollo del soffitto di un rifugio precario per immigrati. Credo che questo dica tutto del sistema in cui viviamo
oggi e ci dia maggiore forza a combattere e a lavorare contro le ingiustizie sociali dettate dalla logica della prevalenza del profitto sulla politica, sul confronto, sul dialogo: ingiustizie che spiegano le tante drammatiche disumane uccisioni e morti, i tanti sanguinari genocidi conseguenti alle invasioni militari e alle guerre civili dimenticate, volute dal cosidetto "occidente democratico".
Un fraterno saluto
Alessandro Rizzo
Candidato alle elezioni regionali nella lista Comunisti Italiani
Oggi alla Camera inizierà la discussione sui codici militari di guerra e di pace. Oggi nel nostro Paese in pochi piangeranno la morte di una donna rumena e la sua bambina sotto il crollo di un rifugio per immigrati.
La politica e l'informazione non ci ascoltano ma chi tra noi le frequenta sa che prezzo debbano pagare le donne immigrate. Noi donne facciamo resistenza quotidiana alla guerra alla miseria alla violenza. L'8 marzo ci ricorda la morte di tante donne in America.
Le armi devono tacere, pretendiamo un'altra vita. Non possiamo sciacquare i panni sporchi della guerra. Tra uccidere o morire scegliamo di vivere non solo l'8 marzo. SEMPRE.
Doriana Goracci
Donne in Nero Tuscia
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