Diritto alla casa: s'aggravano iniquità e discriminazioni
La Regione ci riprova a negare la casa a chi più ne ha bisogno.
I partiti di maggioranza hanno presentato in consiglio regionale un disegno di legge che ripropone, peggiorandolo, il testo di legge già dichiarato illegittimo dal Tar dopo il ricorso sindacale:
v reintroducono lanzianità di residenza come punteggio per lassegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica;
v impongono a tutti i richiedenti uno sbarramento di 5 anni di residenza nel Comune in cui si presenta la domanda, aggravando persino le norme precedenti e senza riconoscere ai Comuni alcuna possibilità di deroga per situazioni di particolare disagio, abitativo o familiare.
Lega e AN hanno poi preteso che nessun provvedimento per lemergenza abitativa sia approvato, se prima non sapprova quel disegno di legge.
La Giunta regionale non può più raccontare frottole: dichiarare nelle riunioni con il sindacato che si rispetteranno le decisioni del TAR, mentre la maggioranza presenta provvedimenti addirittura peggiori di quelli bocciati.
Le conseguenze di tale proposito sono evidenti a tutti: marginalizzazione del disagio e del reale bisogno abitativo nelle graduatorie; più difficoltà per la mobilità delle persone e delle famiglie; discriminazione degli immigrati, sia italiani, sia stranieri.
La maggioranza regionale, per nascondere gli insuccessi nella politica della casa, ora cerca di speculare sulle paure e le insicurezze dei cittadini.
Quel che non si può nascondere è che di case popolari in questi anni non ne sono state costruite, nonostante le risorse disponibili; e nonostante il continuo incremento degli affitti e dei prezzi dacquisto, che rende impossibile per un numero crescente di famiglie soddisfare un bisogno primario come quello di unabitazione dignitosa. Come viene denunciato sempre più spesso e da più parti.
Anche recentemente sindacati, partiti, la Curia e lo stesso Prefetto di Milano si sono trovati in sintonia nel denunciare il drammatico bisogno di case e la mancanza di interventi efficaci al riguardo.
È ora di riconoscere, una volta per tutte, che le case pubbliche vanno assegnate, senza discriminazioni, a chi vive e lavora in Lombardia e ne ha veramente bisogno.
La casa in affitto calmierato, costruita con le trattenute sui salari di tutti i lavoratori dipendenti, va data ai lavoratori che non hanno un reddito sufficiente per stare sul mercato, ai giovani che vogliono formare una famiglia e non possono contare sui risparmi dei genitori; agli anziani con modeste pensioni; a prescindere dalla regione di provenienza o dal colore della pelle.
Basta con la demagogia: i cittadini hanno bisogno di garanzie e sicurezza; non servono discriminazioni nei confronti dei più deboli.
Di questa politica, dichiarata illegittima dal Tribunale Amministrativo Regionale, non abbiamo bisogno, perché è dubbio che serva granché in termini di consensi elettorali, mentre è certo che aumenterà disagi e tensioni sociali.
Penalizzare chi vive e lavora regolarmente in Lombardia, reintroducendo il punteggio di residenza, è una scelta discriminatoria e antisociale, che contrasta anche con le necessità di sviluppo economico e con le esigenze del mercato del lavoro della nostra regione.
Il Sindacato chiede limmediato ritiro del progetto di legge, riservandosi, in caso contrario, di continuare ad opporsi in tutte le forme legittime.
CGIL CISL UIL della Lombardia
Sicet, Sunia, Uniat, della Lombardia |
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