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  Thursday 10 March 2005 16:04:45  
From:
Alessandro Rizzo   Alessandro Rizzo
 
Subject:

Formigoni, yacht in comune con l’uomo di «Oil for food»

 
To:
Alessandro Rizzo LD   Alessandro Rizzo LD
 
corriere.it

Comproprietà tra il presidente e la moglie di De Petro, indagato per corruzione
Formigoni, yacht in comune con l’uomo di «Oil for food»
Replica dalla Regione: un gruppo di amici, nulla di nascosto

DAL NOSTRO INVIATO

LAVAGNA - Barca galeotta tra Roberto Formigoni e l’uomo del petrolio iracheno. Il presidente della Regione Lombardia ha una proprietà in comune con il suo amico Marco Mazarino De Petro, che è il principale indagato per corruzione internazionale nel versante italiano dello scandalo «Oil for food». E’ uno yacht di 15 metri, modello «Mochi 56», con due motori da 400 cavalli, 6 posti letto e una portata massima di 15 persone. Una barca con un nome da fumetto, «Obelix», che è ormeggiata nel porto di Lavagna.
 Sullo scafo campeggia la targa d’immatricolazione: PS 2628 D. Il pubblico registro delle navi (Rina) conferma che lo yacht è intestato a cinque comproprietari, tra cui spiccano tre nomi: Roberto Formigoni; Oriana Ruozi, che è la moglie di Marco De Petro; e Fabrizio Rota, segretario particolare del governatore lombardo nonché ex presidente della Socomir, una società partecipata dall’azienda petrolifera Cogep. La barca di 15 metri risulta acquistata nel 2002 per un valore dichiarato di 240 mila euro.
 «Oil for food» (petrolio in cambio di cibo) è il programma umanitario dell’Onu che dal 1996 al 2003 ha consentito al regime di Saddam Hussein di vendere greggio all’estero, in deroga all’embargo, per 67 miliardi di dollari. Dopo la caduta del dittatore di Bagdad (9 aprile 2003), le Nazioni Unite hanno aperto un’inchiesta per verificare gravi accuse di corruzione: il regime di Saddam avrebbe accumulato tangenti all’estero per almeno 4 miliardi di dollari, ora usati per finanziare la guerriglia.
 L’inchiesta internazionale riguarda 266 soggetti (individui o aziende) di 52 Stati sospettati di aver beneficiato di «assegnazioni privilegiate» di petrolio. In dicembre l’Onu ha trasmesso alla Procura di Milano una richiesta di indagare in Italia, con tre documenti chiave. Il primo è la lista del ministero del petrolio iracheno, dove al nominativo di Formigoni è affiancata la cifra di 24,5 milioni di barili. Il secondo è un fax inviato l’8 giugno ’98 da Formigoni all’allora ministro iracheno Tareq Aziz (ora detenuto a Bagdad): «Eccellenza, mi lasci ricordarle i nomi delle società petrolifere italiane che le ho segnalato: Cogep e Nrg Oil». Il terzo è il contratto che ha garantito alla Cogep, tra il ’98 e il 2003, giusto 24 milioni di barili di greggio iracheno: un accordo firmato a Bagdad da Marco De Petro, consulente esterno dell’azienda e, dallo stesso anno, inviato della giunta Formigoni in Iraq.
 Secondo gli atti dell’Onu, la Cogep avrebbe pagato, in aggiunta al prezzo del greggio, due presunte tangenti: circa 900 mila dollari su conti attribuiti al regime di Saddam; e 700 mila rimasti invece in Occidente, sui depositi della società off-shore Candonly. Per questo la Procura ha indagato i responsabili della Cogep e lo stesso De Petro, ma non Formigoni.
 Un mese fa il governatore lombardo aveva parlato di «inchiesta politica» per boicottare la sua rielezione. Quanto ai fatti, Formigoni ha definito De Petro «un ex collaboratore», «con un contratto da poche migliaia di euro»: «Se ha sbagliato, ma è tutto da dimostrare, ne risponderà». Interpellato dal   Corriere  , il governatore non ha fatto commenti sullo yacht. Secondo i suoi collaboratori, «la barca è intestata a cinque vecchi amici, non c’è nulla di nascosto» e «la quota di Formigoni vale meno di 100 milioni di vecchie lire».
 A Lavagna oggi molti dipendenti del porto ricordano le gite in barca di Formigoni e De Petro: «Fino a un anno fa venivano qui insieme con una certa regolarità - afferma un ormeggiatore - ma da allora, diciamo dal 2004, non li abbiamo più visti». Nello stesso periodo anche lo yacht ha cambiato posizione. Prima era «in bella vista», nelle prima file del porto. Mentre «da circa un anno», come testimoniano i marinai di Lavagna, è ancorato nel «settore U 15», alla «diga foranea», la barriera frangiflutti più lontana dalla spiaggia e dai curiosi.

Paolo Biondani


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