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  Thursday 17 March 2005 18:08:39  
From:
Alessandro Rizzo   Alessandro Rizzo
 
Subject:

Le telestreet e la questione legale

 
To:
Alessandro Rizzo LD   Alessandro Rizzo LD
 
Care e cari, leggo e volentieri riporto e posto, in riferimento alle televisioni di strada, esperienza pilota per richiedere il riconoscimento ufficiale e istituzionale, nel programma per le regionali, da parte dell'ente regione, di televisioni comunitarie, partecipate e plurali, indipendenti e pubbliche.
un fraterno saluto
Alessandro Rizzo
Candidato alle elezioni regionali
Partito dei Comunisti Italiani


Le telestreet e la questione legale - http://ludik.blogspot.com/
Luca Di Ciaccio
contributi di Valerio Minnella
La legislazione italiana in tema di emittenza televisiva e di libertà di comunicazione è estremamente confusa e carente. È necessario individuare «strumenti per ampliare il nostro spazio di azione, per trovare incrinature, fessure in cui inserire i cunei che ci permettano di scardinare il regime di dittatura mediatica che si è instaurato nel nostro paese» come ha scritto Valerio Minnella (OrfeoTv), coordinatore dell’area legale al raduno di Eterea2 e sul forum del sito telestreet. Tuttora le posizioni e visioni all’interno del movimento telestreet sono molteplici e differenti.
Illegali ma costituzionali - Come sappiamo le Telestreet rappresentano una pratica illegale ma costituzionale. L’articolo 21 della Costituzione infatti recita: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure". Di fatto la legislazione in materia radiotelevisiva (Mammì 1990 con le sue “concessioni-truffa” e il piano di assegnazione mai realizzato, Maccanico 1997 che tentò maldestramente di metterci una pezza) e le varie sentenze della Corte Costituzionale rendono la situazione molto più complicata e, a nostro avviso, anche incostituzionale.
Odg della Camera - Nell'autunno 2003 una proposta di legge a tutela delle tv di strada esistenti fu presentata dall’on. Grignaffini (Ds) più 98 deputati del centrosinistra. Venne bocciata e subito trasformata in Ordine del Giorno poi approvato a maggioranza dalla Camera il 2 ottobre. Un Odg naturalmente non è una legge ma un’indicazione, una sorta di “impegno morale” del governo.
Sanzioni e rischi - La Mammì (modificando l'art. 195 del codice postale) prevedeva multe e/o arresto anche per il solo possesso di un apparecchio trasmettitore, ma di fatto (fino a poco tempo fa) sono sempre state applicate solo le multe e il sequestro delle attrezzature e solo in casi di disturbi ad altre emissioni. In molti pensano che gli Odg della Camera rappresentino un’implicita garanzia per le tv esistenti, ma l'atteggiamento è piuttosto variabile e non è da escludere un irrigidimento formale del ministero.
Tv comunitarie - Al momento non si può richiedere una concessione, il termine ultimo era il 2000, bisogna attendere l'arrivo del digitale che in teoria dovrebbe rendere disponibili un tot di frequenze. Però c’è una scorciatoia. E’ emersa la possibilità legale da parte di un'amministrazione comunale di installare un trasmettitore per ripetere il segnale di un'emittente che non si riceva bene sullo stesso territorio comunale e, questa è la cosa interessante, di riservarsi il diritto di trasmettere per un numero di ore al giorno una programmazione gestita dai cittadini residenti nel comune. Questa possibilità è garantita dalla legge Maccanico (249/97), anche se nessuno se ne è interessato concretamente fino a poco tempo fa. Utilizzando questo metodo la telestreet di Peccioli (fondata dal sindaco e minacciata di chiusura nel settembre 2003) ha ottenuto l’autorizzazione ministeriale a marzo 2004. Alcune telestreet e alcuni sindaci (tra cui anche Tele Monte Orlando a Gaeta) stanno studiando gli aspetti legali e tecnici della faccenda (per esempio, nella provincia di Latina ci sono 3 frequenze assegnate dalla legge ad “uso comunitario” e mai utilizzate).
Canale 71 - Da un po’ di tempo all’interno del network telestreet serpeggia anche l’idea di reclamare l’utilizzazione del canale 71. Il canale 71 e' un canale di proprietà del Ministero della difesa, è un canale in totale disuso come il 72/73/74 e anche il 70 nonostante alcune deroghe ne permettano l'utilizzazione da parte di privati in alcune province.
T.CAP, tv ad accesso pubblico – La scorciatoia delle tv comunitarie rilanci un tema di cui si discute fin dalle origini del movimento telestreet e cioè le “tv ad accesso pubblico” che in molti Paesi sono una realtà da decenni. Ambrogio Vitali è tra gli autori di “un nuovo progetto di apertura legalizzata di spazi pubblici per la comunicazione con il coinvolgimento delle Pubbliche Amministrazioni”, attraverso le T.CAP, televisioni comunitarie ad accesso pubblico. «Le tv civiche nascono in nord America e Canada per estendersi al nord Europa. In Italia appaiono ora i primi esperimenti che nascono a partire dall'esperienza Telestreet, in particolare dalla collaborazione di un paio di tv di strada (Orfeotv e Ottolina tv). Si configurano come Televisioni ad accesso pubblico, godono di risorse pubbliche (comunali e regionali) e di una legislazione assai problematica ma plausibile che abbiamo individuato noi nei mesi scorsi e che nessuno aveva mai pensato di utilizzare. I soggetti che possono usufruire di tale legislazione sono unicamente le Amministrazioni locali». Su come le modalità di pratica mediattivista della tv di strada possano essere collegabili a questi nuovi modelli da qualcuno ribattezzati “tv dei sindaci” il confronto è tutto aperto.
La situazione europea - Per avere un’idea della situazione nel resto d’Europa, c’è un articolo di Repubblica del 10 febbraio 2004 (all’interno di una pagina interamente dedicata al fenomeno delle tv di strada).
Una delibera del Parlamento Europeo del ’95 invita ad adottare «misure per supportare gli “Open Channel” e quei cittadini che intendano effettuare trasmissioni, in modo da permettere ai cittadini l’accesso diretto e la partecipazione ai media audiovisivi». Così, mentre in Italia si attende la discussione del nuovo progetto di legge che dia dignità di esistere alle tv di strada, altrove la situazione è già ben avviata da alcuni anni. Dando un’occhiata al resto d’Europa, si scopre che in molti paesi gli “Open Channel” operano da oltre vent’anni. L’Olanda è la capostipite delle tv comunitarie, emittenti libere a partecipazione aperta. Ma c’è di più, a Rotterdam da tempo opera con discreto successo “PizzaTv”: lo spettatore che ha voglia di partecipare attivamente alle trasmissioni telefona alla redazione, chiede un “pizza-cameraman” e in mezz’ora si trova a domicilio un operatore pronto a registrare la performance dello spettatore che così diventa un vero attore. Il gioco è fatto: in meno di due ore tutto viene trasmesso sui canali della locale tv. Tutto questo, però, è possibile grazie alla capillarità del servizio di trasmissione via cavo, che non è considerato un lusso, ma un servizio pubblico e sociale, quindi è diffuso presso il novanta per cento della popolazione a costo zero. In Germania sono 88 le città che hanno un’emittente urbana e sono tutte finanziate dal governo con l’1 per cento degli introiti provenienti dalla tassa di concessione per le normali tv commerciali. A Stoccolma, invece, esiste un “Open Channel” visibile ventiquattro ore al giorno in tutte le 340 mila case della città: riceve sussidi dal municipio cittadino e una volta a settimana ospita le trasmissioni di TvLatina, l’emittente della comunità ispanica del paese.
L’intervento di David Garcia, organizzatore di Next 5 Minutes, festival dei media tattici di Amsterdam, nel corso di Eterea2 (il secondo meeting generale di tv di strada e comunicazione indipendente, fine marzo 2004 a Senigallia) ha sottolineato che «il trionfo della libera trasmissione finanziata con fondi statali, insieme ad una televisione di contenuti ricchi di diversità però ha ricreato nel tempo le condizioni precedenti nel rapporto tra produttori e fruitori. Questa integrazione istituzionale ha progressivamente determinato una qualità sempre più scadente, togliendo energia alla necessità di comunicare e di inventare altri mondi possibili». Insomma, “in Olanda la tv legalizzata è diventata noiosissima”.
L’incognita del digitale terrestre - La legge Gasparri (approvata in maggio 2004, dopo un rinvio alle Camere da parte del Presidente Ciampi) più che altro cambia la logica con cui dovrebbero venire assegnate le concessioni, anche in vista del passaggio alla "truffa" digitale, chiudendo ulteriormente gli spazi per ottenere concessioni per piccole realtà, dando quindi maggiori armi al ministero per chiudere chi non ha concessione, pur non modificando sostanzialmente il codice postale. L’avvento del digitale terrestre (aldilà delle interessate propagande berlusconiane) rischia di soffocare numerose tv piccole o locali o autonome, favorendo nuove concentrazioni di mercato (già molto contestata la legge 66/2001 che stabilisce regole e cavilli improbi). Secondo Vitali «bisogna aprire pubblicamente le danze sul terreno legislativo-regolamentare», apportando i contenuti di un emendamento già redatto per la Gasparri: riservare il 10% della capacità trasmissiva digitale (terrestre, banda larga e satellite) alle amministrazioni locali (comuni, province, regioni) per la realizzazione di televisioni comunitarie ad accesso pubblico.


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