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  Thursday 17 March 2005 18:40:48  
From:
Alessandro Rizzo   Alessandro Rizzo
 
Subject:

PESCI PICCOLI E GROSSI NUOTANO NELL'OIL FOR FOOD

 
To:
Alessandro Rizzo LD   Alessandro Rizzo LD
 
PESCI PICCOLI E GROSSI NUOTANO NELL'OIL FOR FOOD 5/2/05
fonte: www.lettera22.it
Note a margine del rapporto preliminare sullo scandalo reso noto giovedi scorso
Gianna Pontecorboli
Sabato 5 Febbraio 2005

New York - Un pesce piccolo, Benon Sevan. Ma all’ombra di un pesce molto piu’ grosso, l’ex segretario generale dell’Onu, Boutros, Boutros Ghali. E con la compiacente distrazione dei cinque grandi paesi che avevano, ciascuno per le sue ragioni, molti buoni motivi per non vedere.
Quando, in una affollata e confusa conferenza stampa, l’ex capo della Fed Paul Volcker ha reso noto giovedi sera il suo rapporto preliminare sullo scandalo ‘’oil for food’’, e’ apparso subito chiaro che la caccia ai veri responsabili di un pasticcio da 64 miliardi di dollari e’ appena cominciata.
Nel giro di poche ore, Kofi Annan ha assicurato che l’Onu usera’ la mano dura con i due funzionari segnalati nel rapporto, Benon Sevan e Joseph Stephanides, ex supervisore delle sanzioni all’Irak.
‘’Se i risultati dell’inchiesta solleveranno delle accuse criminali’’, ha spiegato,’’ le Nazioni Unite collaboreranno con le autorita’ nazionali e nell’interesse della giustizia cancellero’ l’immunita’ diplomatica dei dipendenti interessati’’.
Per Sevan e Stephanides, insomma, non ci sara’ indulgenza. Il rapporto, d’altra parte, non lascia certo spazio a dubbi sulla loro responsabilita’. Quando c’era da garantire ai Lloyd’s di Londra un contratto per il controllo delle forniture all’Irak, per esempio, Stephanides fingeva di non vedere che c’era sul tavolo anche un’altra offerta molto piu’ conveniente.
E per favorire l’assegnazione di milioni di barili di petrolio alla African Middle East Petroleum, una piccola compagnia panamense con sede in Svizzera, Sevan non badava a sforzi, scriveva e partiva per Bagdad per parlare direttamente con il ministro iracheno del petrolio, Mohammad Rashid. Per i suoi servizi, che alla Amep rendevano piu’ di un milione, il funzionario di origine cipriota dell’Onu si accontentava apparentemente di poco. Nel rapporto, la commissione Volcker si interroga soltanto su un pagamento di 160.000 dollari, giustificato come un dono fatto da una vecchia zia che viveva di una modesta pensione a Nicosia.
Il fatto inquietante, pero’, e’ che la Amep apparteneva a Fakhry Abdelnour, cugino di Boutros Ghali. Sevan e Abdelnour, poi, avevano un comune caro amico, Fred Nadler, che dell’ex segretario generale e’ addirittura cognato. Quando c’erano da discutere le forniture di petrolio alla compagnia ginevrina, improvvisamente i telefoni di Sevan, Abdelnour e Nadler si incendiavano in un frenetico giro di chiamate reciproche.
‘’Stiamo continuando a investigare sulla natura e lo scopo di questi rapporti’’, ha avvertito Paul Volcker. Boutros Ghali, che aveva dovuto lasciare il suo posto dopo un duro braccio di ferro con l’ex segretaria di Stato americana Madeleine Albright e che e’ stato piu’ volte intervistato dalla commissione Volcker, non e’ sospettato di nulla. Forse non del tutto per caso, era stato pero’ lui a scegliere la Paribas di Parigi come banca depositaria dei soldi iracheni proprio quando, assai prima della creazione del programma ‘’oil for food’’, la Francia si batteva al consiglio di Sicurezza per farlo rieleggere.
Le manovre poco etiche di Benon Sevan, d’altra parte, finiranno probabilmente per apparire poca cosa quando, tra alcuni mesi, Paul Volcker e i suoi due colleghi, il sudafricano Richard Goldstone e lo svizzero Mark Pieth, alzeranno il loro tiro e prenderanno in esame il comportamento del consiglio di Sicurezza. Si scoprira’ cosi’ che ad approfittare del petrolio iracheno, ancor prima della creazione dell’’’Oil for Food’’ erano la Giordania e la Turchia, che contrabbandavano apertamente con l’esplicita autorizzazione di due successivi presidenti americani. Per chiudere un occhio, gli altri ‘’grandi’’ del consiglio chiedevano pero’ il loro prezzo. Cosi’, a poco a poco, il contrabbando ‘’legale’’ si era esteso all’Iran, al Bahrain, agli Emirati Arabi, all’Egitto e alla fine perfino alla Siria. Francia e Cina, all’insegna dell’aiuto umanitario, rafforzavano i loro legami economici, la Gran Bretagna poteggeva gli interessi delle sue industrie, la Russia in cambio di petrolio, non si stancava di chiedere la fine delle sanzioni.
Dal rapporto, almeno fino a che sara’ chiarita la posizione di suo figlio Kojo, Kofi Annan e’ uscito per il momento pulito, come puliti sono usciti la maggior parte dei suoi collaboratori. Di sicuro, pero’,nessuno puo’ ora permettersi di non prendere sul serio le richieste di riforma. A cominciare dall’alto.



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