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  Thursday 17 March 2005 18:42:31  
From:
Alessandro Rizzo   Alessandro Rizzo
 
Subject:

PAURA DI TANGENTOPOLI ALL'ONU

 
To:
Alessandro Rizzo LD   Alessandro Rizzo LD
 
PAURA DI TANGENTOPOLI ALL'ONU 6/2/04
fonte: www.lettera22.it
Una lettera al personale di Kofi Annan creca di rassicurare un palazzo scosso dallo scandalo Oil for food
Maria Colombo
Domenica 6 Febbraio 2005

New York - Dopo il devastante rapporto di Paul Volcker, Kofi Annan corre ai ripari. La prima mossa del segretario generale non e’ stata indirizzata ne’ ai paesi membri dell’organizzazione internazionale ne’ all’opinione pubblica mondiale. In una letterina di tre pagine inviata ai funzionari che ogni giorno varcano la porta del Palazzo di Vetro, infatti, Kofi ha fatto un contrito “mea culpa’’. E contemporaneamente ha promesso che lo scandalo ‘’oil for food’’ sara’ l’occasione per avviare finalmente una serie di riforme che i dipendenti dell’Onu chiedevano da tempo. Il rapporto dell’ex presidente della Fed, ormai e’ cosa nota, ha puntato seriamente il dito su due dei piu’ stretti collaboratori di Annan: il cipriota Benon Sevan, capo del programma ‘’oil for food’’ e il greco Joseph Stephanides, responsabile delle sanzioni contro l’Irak, accusati di aver ignorato ogni norma di assegnazione dei contratti. Sevan, da parte sua, e’ sospettato di aver favorito una piccola compagnia petrolifera panamense legata a un parente di Boutros Boutros Ghali, l’ex segretario generale dell’Onu, e di aver incassato un poco credibile ‘’regalo’’ di 160.000 dollari da una vecchia zia pensionata. Nei loro confronti, nella sua lettera ai dipendenti, Kofi ha promesso di essere giustamente severo: contro di loro ci sara’ un’azione disciplinare e, se sara’ il caso, l’Onu prestera’ tutta la sua collaborazione alla giustizia.
Al vero centro della lettera, pero’, vi e’ dell’altro. Il rapporto di Volcker, in un certo senso, ha toccato solo marginalmente Kofi Annan, anche se resta ancora da risolvere la questione del figlio Kojo, impiegato da una delle compagnie implicate nello scandalo, la svizzera Cotecna. Per reggere all’assalto lanciato contro la sua persona dalla destra americana e per rispondere alle sommesse accuse del rapporto e di molti paesi membri - di aver ignorato, o almeno tollerato molte pecche nella gestione dell’organizzazione internazionale - pero’, il segretario generale ha bisogno dell’aiuto della sua vasta e multiforme burocrazia. Negli ultimi mesi, non e’ un mistero, i rapporti tra il trentottesimo piano del Palazzo di Vetro e i dipendenti sono stati invece tutt’altro che idilliaci. Lo staff dei collaboratori piu’ vicini e’ stato spesso criticato con durezza per aver affossato scandali e cercato di mettere a tacere con ogni mezzo le critiche interne. A fine anno, in previsione della burrasca in arrivo, e’ saltata la prima testa: quella del capo dello staff pachistano Iqbal Riza, sostituito dall’inglese Mark Malloch Brown, rispettato ex amministratore dell’agenzia per lo sviluppo economico. Adesso, nella sua lettera al personale, Kofi ha promesso che altre salteranno. Gia’ in uscita, per esempio, sembra essere Elizabeth Lindenmayer, la diplomatica francese che era un’ombra costante dietro Annan. Mentre si attendono da un giorno all’altro le dimissioni di Kieran Priendergast, il gioviale olandese che serve da consigliere politico. ‘’Adotteremo una politica piu’ forte di accesso pubblico’’, ha promesso il diplomatico ghanese,’’e assicureremo la protezione dei ‘’whistleblower’’. Andrew Thomson, il medico neozelandese che rischiava il licenziamento per aver rivelato in un libro le pecche delle missioni di pace, e per la cui difesa si era mosso l’intero staff e uno dei maggiori uffici legali di Washington, puo’ insomma stare tranquillo. Per evitare abusi, ci sara’ un comitato che controllera’ i revisori e gli stati membri potranno chiedere le copie dei loro rapporti.
Insomma, una vera e propria rivoluzione interna. Anche se, ha assicurato Annan, il lavoro dei funzionari non e’ stato certo inutile. ‘’Spero che non si dimentichera’ che abbiamo salvato dalla fame 27 milioni di iracheni e diminuito la malnutrizione dei bambini del 50 per cento. E che non hanno fondamento le voci secondo cui siamo responsabili per 21 miliardi di guadagni illeciti da parte di Saddam’’.



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