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  Friday 18 March 2005 19:36:37  
From:
Alessandro Rizzo   Alessandro Rizzo
 
Subject:

Posso parlare male di don Giussani?

 
To:
Alessandro Rizzo LD   Alessandro Rizzo LD
 
Posso parlare male di don Giussani?
fonte: http://nsx.altervista.org/
Gigi Malabarba
Esterrefatto. Pur militando politicamente da tanti anni, forse mi sono distratto. Un tal processo di beatificazione da sinistra per Luigi Giussani, in attesa della santificazione ufficiale di Santa madre chiesa, mi ha colto di sorpresa. Eppure qualche motivo ci dev'essere per tanto afflato.
Allora anch'io, che ho passato la maggior parte della mia vita come operaio all'Alfa Romeo di Arese e non ho avuto frequentazioni che altri possono vantare, voglio avanzare qualche ricordo e considerazione, sperando di non essere scomunicato almeno da questo giornale.
Nel '67, scappato letteralmente per asfissia da una scuola cattolica, incrocio al liceo Volta di Milano un collaboratore di Giussani e insegnante di religione, don Piero Re, coordinatore di Gioventù studentesca (e di Gioventù lavoratrice, che spesso viene dimenticata), di cui ricordo l'atteggiamento socievole e suadente, nonché l'approccio integralista, antifemminista e - si può dire? - reazionario del pensiero.
Le dispute nell'ora di religione mi han fatto bene. Mi hanno permesso di conoscere e apprezzare i cattolici del dissenso e quelli che sarebbero diventati i Cristiani per il socialismo e persino di approdare al marxismo per un percorso - invero non del tutto tortuoso - passato anche da Camilo Torres e dagli anticipatori della teologia della liberazione per giungere alla lettura di Feuerbach e delle note Tesi marxiane.
Colui che avrebbe partecipato alla fondazione di Comunione e Liberazione ci presentava una tale visione integralista della società e della vita («prima dell'uomo viene il cristiano») da produrre in noi un rigetto, grazie alla carica libertaria e liberatoria che nel '68 ci circondava. Quantunque l'integrismo non fosse estraneo ai percorsi caricaturali di una formazione "marxista-leninista" assai diffusa all'epoca, diretta da tal Aldo Brandirali, approdato con gli anni, forse non a caso, alla medesima casa di Giussani...
Per mesi avevo preso l'abitudine di disegnare con il gesso sulla lavagna un paio di occhiali puntati sulla cattedra, prima dell'ingresso in aula del prete ciellino, con scritto: "Attento Piero, feddayn vigila! ". Una provocazione che pensavo, secondo la mia esuberanza giovanile, funzionale a mantenere vivace il clima. Che per le strade di Milano, anche a causa di alcuni estremismi integristi della sinistra di cui sopra e similari, si traduceva in scontri in cui - sarebbe però opportuno rammentarlo - dietro CL, e loro alleati, si trovava spesso il fior fiore dello squadrismo nero. E Giussani, il loro capo indiscusso, è del tutto innocente?
Ma oggi, in tutte le rievocazioni anche da parte della sinistra, trovo cancellate le contrapposizioni culturali e politiche che nelle scuole e nelle università, ma anche nelle fabbriche, distinguevano positivamente approcci laici, progressisti e marxisti di varia foggia da quello che chiameremmo oggi fondamentalismo e fanatismo religioso. Perché nessuno ne parla? Gi anni '70 furono una stagione di lotte e di conquiste sociali importantissime anche proprio perché quella cultura venne battuta, anche ideologicamente.
Quando, alla vigilia del referendum sull'aborto, noi del Consiglio di fabbrica dell'Alfa decidemmo di fare un confronto pluralistico vero sul tema (e ciò dimostra il livello di politicizzazione delle fabbriche in quell'epoca), il ciellino Formigoni, allievo prediletto di Giussani e capo della più consistente corrente milanese della Dc, si presentò ai lavoratori brandendo un'ampolla contenente un feto, sperando magari di essere aggredito - penso io - vista la lunga coda di giornalisti al seguito. Così non fu, ma non fu facile calmare gli operai di fronte a tanta "dialettica"!
E' tuttavia sulle questioni del lavoro, nel quadro del "meno Stato e più società", che troviamo forse qualche risposta alle strane sintonie a sinistra di oggi.
Io mi scandalizzo degli apprezzamenti per questo falso "sociale" che ha utilizzato la religione per costruire impresa - e che impresa è la Compagnia delle opere! - sfondando le regole del mercato del lavoro come volevano da anni i padroni e propugnando la teoria della sussidiarietà. A questo non si è risposto difendendo lo stato sociale e i diritti, ma accogliendo i processi di privatizzazione e il pieno ritorno del familismo. C'è bisogno di ricordare come Lega delle cooperative e CL abbiano avviato insieme un'agenzia interinale che si chiama Obiettivo Lavoro?
La rivalutazione di Giussani e di CL da una parte della sinistra, che, evidentemente, pensa di recuperare consensi elettorali mandando segnali di affinità a quell'area, è assai più devastante della rivalutazione di Craxi, penetra nel profondo, destruttura una concezione della società laica che, nel paese per eccellenza del catto-comunismo, si era comunque fatta strada e - con il fondamentalismo oggi dilagante nel mondo - mette a repentaglio libertà e diritti, a partire dalle donne.
Non mi passa neanche lontanamente per il cervello di suscitare odi settari e anticlericalismi di maniera. Apprezzo talmente l'impegno di tanti cristiani in Italia e nel mondo, assai più scevri da cinismo di tanti laici messi in politica, da sentirmi vaccinato. Anzi, dopo aver letto la dichiarazione dell'Agesci a commento della morte di Giussani - unica voce fuori dal coro, rispettosa, ma che giustamente indicava in CL un orientamento opposto al proprio e preoccupantemente integralista - ho gridato: "Viva gli scout! ".
Io, comunque, scusandomi per un pervicace ateismo che mi porto ancora addosso, non cambierò idea: non andrò al meeting di CL a Rimini e non diventerò papalino neanche dopo la morte di Woityla.



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