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  Monday 28 March 2005 12:44:46  
From:
Alessandro Rizzo   Alessandro Rizzo
 
Subject:

Una rete tra gli atenei nel segno dell’innovazione

 
To:
Alessandro Rizzo LD   Alessandro Rizzo LD
 
L’INTERVENTO
Una rete tra gli atenei nel segno dell’innovazione
di MAURO CERUTI*

dal Corriere - 24 marzo 2005

Il problema del ruolo delle università lombarde fa tutt’uno, oggi, con la reinterpretazione del territorio lombardo quale rete di identità molteplici e diversificate. Oggi in Lombardia ci sono tante università, e ogni città di un certo peso valorizza i suoi corsi di laurea tradizionali e si impegna per aprire nuovi corsi di laurea. D’altra parte Milano stessa - invece di «svuotarsi» parzialmente rispetto a questo processo di decentramento - moltiplica e diversifica al massimo le sue offerte formative. La diversificazione e la moltiplicazione delle esperienze consente di esplorare uno spettro di possibilità che esperienze più standardizzate, per quanto eccellenti, non potrebbero nemmeno toccare. Ma perché questa diversità produca innovazione, i singoli itinerari di ricerca devono essere comunicati e integrati. Senza l’obiettivo strategico della costruzione della rete, il valore delle esperienze delle università lombarde rischia di restare a un livello virtuale. Le università lombarde dovrebbero essere all’avanguardia nel porre il dibattito della reinterpretazione del territorio lombardo come rete, nella costruzione di una regione che definisce la sua identità non attraverso il confine fra un «dentro» e un «fuori», ma attraverso la qualità e la quantità dei circuiti e delle relazioni locali, nazionali e internazionali che riesce ad annodare. E invece le università non soltanto sono sconnesse da questo dibattito, ma sono esse stesse atomizzate, provincializzate, separate da barriere anacronistiche, immerse in una concezione antica del territorio. Oggi che tutto si delocalizza le università rischiano localizzarsi, di essere frenate da una fedeltà al «luogo» staticamente inteso! Già nella vita di ogni singola università uno degli aspetti più sconcertanti - e più dannoso, per una politica dell’innovazione - è la quasi totale assenza di luoghi e di tempi deputati allo scambio dei contenuti e delle esperienze fra diversi docenti, fra diverse discipline.
Anche questo, del resto, dipende da un’antica idea del territorio, dall’idea che le singole discipline siano spazi separati da presidiare e da non contaminare. Ma oggi una delle politiche delle istituzioni regionali non dovrebbe forse essere quella di creare le condizioni urbanistiche e le motivazioni adeguate perché la diversità dei saperi coltivati nelle università di tutta la Lombardia abbiano occasioni periodiche e rituali per incontrarsi, per fare bilanci sullo stato dell’arte, per tracciare nuove piste di ricerca e formazione? La Milano dei grandi progetti non dovrebbe elaborare piazze ed agorà della cultura in cui le università stesse inizino a pensarsi come unite senza rinunciare ad essere autonome? In una città-regione reticolare non ha senso che ogni parte aspiri a divenire il tutto. Le università devono necessariamente specializzarsi, ma la specializzazione apre all’esigenza dell’integrazione, della creazione di aggregazioni a geometria variabile, mutevoli a seconda dei problemi e degli obiettivi in gioco e delle competenze individuali e collettive.
* Università degli Studi di Bergamo



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