Guaglianone, dai Nar al Pirellone
di Oreste Pivetta
fonte: L'Unità - 9 marzo 2005
Oh che bella destra! Laria di Fiuggi sincupisce a Milano, al punto che Ignazio La Russa, il vicepresidente di An, conversando tra amici, può dire: «Con la destra radicale ha convissuto anche il Msi, figurarsi se ci preoccupa ora...». Dopo aver spiegato, anima candida: «Noi non seguiamo strategie nelle candidature». Niente paura, dunque. Non protesta Forza Italia, non protesta lUdc. Tace il governatore Formigoni, dopo il fragore delle sue ambizioni aperturiste. A questo punto gli sta bene anche Pasqualone Guaglianone, detto Lino.
Nessuno obietta, nessuno protesta, pur di incassare qualche punto e sottrarlo ad Alessandra Mussolini e ad Alternativa sociale. «Se qualcuno, anche nella Casa delle libertà, ci vuole relegare al ruolo di sentinelle al confine orientale dell'impero si sbaglia». Parole ancora di Ignazio La Russa. Cioè: non sbattiamo la porta in faccia al vecchio camerata Lino, cinquantenne di Sansosti, provincia di Cosenza, luomo delle palestre e del savatè, la boxe francese che si fa con le mani e con i piedi, il ragioniere commercialista che curava i conti dei nuclei armati rivoluzionari, che ospitava Gilberto Cavallini e Nico Azzi, che dava una mano ai camerati dOrdine nuovo come Giancarlo Rognoni e Carlo Digilio. Che dovrebbe fare argine di fronte ai destri più destri di lui...
Intanto, passati gli anni bollenti, Guaglianone sorride bonario in giacca e cravatta dai manifesti, mille e quattrocento, per ora, della campagna elettorale. Non è un dimenticato però. Gli amici lo hanno sempre tenuto presente, per le sue qualità contabili e la sua generosità. Non lo potevano abbandonare a se stesso, a organizzare riunioni di kickboxing al Palalido o a commerciare in rubinetti, a liquidar società e a metterne su altre di ogni genere dal suo ufficio di via Durini, prestigiosa e costosa. Così Guaglianone lo si ritrovò tra le poltrone del consiglio damministrazione delle Ferrovie Nord Milano, a conferma della sua vocazione istituzionale, coltivata accanto allaffetto per i Nar, vocazione che aveva manifestato anche qualche tempo prima presentandosi a metà degli anni ottanta alle elezioni per il consiglio regionale lombardo nelle fila del Msi-Destra nazionale. Gli andò male e gli sarebbe andata peggio
dopo, quando nel novembre 1986, i giudici istruttori Maurizio Grigo e Guido Salvini firmarono il suo mandato darresto per «partecipazione a banda armata con funzioni organizzative e associazione sovversiva». Seguirono processi e condanne. Adesso (in un intervista al Giornale) il candidato Lino la racconta così: «Aiutai certi amici che facevano parte dei Nar. Ho pagato. Sono stato in galera, dove ho visto irriducibili pentirsi, mentre io non mi pentivo per nulla ma aspettavo che il giudice mi scarcerasse. Cinque anni in affidamento ai servizi sociali... Non ho niente di cui vergognarmi per un reato che secondo me era al massimo favoreggiamento». Tutta colpa dei soliti giudici, che disegnarono ipotesi di reato di ben altra gravità, avviando lindagine dopo le rivelazioni di un pentito dei Nar, Stefano Soderini, che raccontò a tutto spiano di documenti falsi, rifugi per i ricercati, rapine, acquisto di armi ed esplosivi,
contatti con i latitanti (tra i quali Gilberto Cavallini, che stava allora rintanato in Brasile). Guaglianone derubrica. E la storia damicizia e affari con Nico Azzi e con Cavallini? «Ho dato lavoro a entrambi, che male cè? Dare una mano è carità cristiana... Non è facile trovare un lavoro per chi è stato dentro». Per farsi capire, si vanta anche di una laurea in sociologia, con tesi appunto su carcere e lavoro.
«Storie remote» ripetono comunque quelli del suo giro elettorale. Guaglianone paga manifesti che mostrano disponibilità economica. Molto ancora dovrà spendere. Deve competere con tipi del genere di Carlo Borsani e Silvia Ferretto. Rivela la sua ambizione: vuol fare lassessore. Luomo, con quella storia alle spalle, ha la sua forza elettorale: «Sa, io faccio parte della componente dellonorevole Ignazio La Russa». Formigoni rischia di trovarselo accanto, insieme con quella nebulosa che La Russa conosce bene e che chiama destra radicale. Guaglianone sa di poter contare nel mercato dei voti, per quel mondo che lui stesso aveva definito «isolato». Lo stesso mondo che sera ritrovato festante un mese fa alla presentazione del denso volumetto Le ragioni ideali della destra, il sociologo Guaglianone coautore con Cesare Ferri (poeta e romanziere, indagato per la bomba di piazza della Loggia, poi
scagionato e risarcito), Gabriele Adinolfi (fondatore di Terza posizione), Pietro Cerullo (ex Msi), Marco Valle, ex vice segretario nazionale del Fdg, e infine con Maurizio Murelli. Che ci riporta a una cronaca del 12 aprile 1973: «Durante una manifestazione neofascista, due iscritti al Msi, Vittorio Loi e Maurizio Murelli lanciano bombe a mano srcm contro la polizia e uccidono l'agente Antonio Marino».
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