La signora Sonia G. viene ricoverata in un ospedale privato di Milano per un diabete scompensato. Dopo nove giorni di ricovero si riscontra una complicazione: il medico le dice in modo educato ma fermo: "Cara signora, la dobbiamo dimettere. Non è per cattiveria, ma è per il DRG (la tariffa a tipo di prestazione con cui gli ospedali vengono pagati dalla Regione, ndr.)
Lei è stata qui nove giorni e a noi ce ne rimborsano solo otto". E poi il consiglio finale: "Comunque signora non si preoccupi: lei si presenta a un pronto soccorso di un ospedale pubblico e vedrà che la ricoverano".
Questo aneddoto reale può forse spiegare il perché la tanto decantata sanità privata, su cui la giunta Formigoni ha largheggiato in questi anni, sembra essere più produttiva del pubblico. Spiega perché, per esempio, con il 26,5 per cento dei letti a disposizione gli ospedali in mano ai privati "erogano il 31,9 per cento di tutte le prestazioni in regime di ricovero".
Spulciando tra i dati regionali si apprende poi che dal 1995 al 1999 i ricoveri nel pubblico sono aumentati del 3,6 per cento, mentre quelli del privato del 58 per cento. Mentre il finanziamento dei due settori è aumentato rispettivamente del 12, 7 per cento e del 145 per cento.
Sono gli anni d'oro in cui alle centinaia di cliniche e ospedali privati accreditati è stato concesso di selezionare la clientela in base alle tariffe (DRG) più lucrose, lasciando ai nosocomi pubblici l'impatto delle malattie meno remunerative e le grane dei pronto soccorsi.
Ma un tale aumento dell'offerta ha dato anche un poderoso colpo di volano alla domanda, fuori da ogni controllo. Un esempio? Le artroscopie sono aumentate del 300 per cento. "Basta presentarsi in un ospedale con un dolore al ginocchio per essere subito mandati a fare una risonanza, e dopo un intervento al menisco" racconta un medico di famiglia milanese. "Prova invece a far ricoverare un anziano con alle spalle un infarto che soffre di bronchite e di qualche altro guaio... impossibile, non rende. Per certi interventi lucrosi e soprattutto rapidi come le emorroidi, le cataratte, le ernie, negli ospedali esistono addirittura i buttadentro. A volte si stupiscono che la gente non si presenti con il pigiama".
I medici di medicina generale in Lombardia sono ben lontani da svolgere quella funzione di filtro rispetto all'ospedale come in Veneto e in Toscana - dove i politici hanno scommesso sulla medicina territoriale e ridotto gli ospedali. Tanto è vero che in Lombardia quasi l'80 per cento della popolazione accede all'ospedale passando direttamente dal pronto soccorso o dallo specialista.
|