Anche questa è la realtà di Milano?!
 

www.corriere.it 25 settembre 2008
 
La vicenda nel marzo 2004 in piazza Luigi di Savoia
False prove, condannati quattro vigili
Una donna ucraina era stata denunciata come ambulante abusiva e presa a schiaffi. Ma non aveva merce. Disposto risarcimento
 
MILANO — Prove fabbricate. Verbali falsati. Accuse inventate. Da agenti della polizia locale del Comune di Milano, autori di una calunnia ai danni di una ucraina fermata senza motivo, trattata male, insultata, multata per 5.000 euro e denunciata come commerciante abusiva nella piazza antistante la Stazione Centrale. Ma la cui storia, di donna venuta semplicemente ad accompagnare la zia in partenza, viene invece ora riscritta e risarcita (prima ancora che dai 34mila euro di danni morali che i vigili dovranno pagarle) dalle motivazioni della sentenza di Tribunale. Ventitré pagine che documentano come le 32 lattine di birra, asseritamente sequestrate dalla polizia municipale nella borsa della signora straniera il 16 marzo 2004 in piazza Luigi di Savoia, nel corso di uno dei pattugliamenti in borghese anticommercio abusivo, in quella borsa non fossero mai state, ma vi fossero state solo fatte figurare nelle false relazioni di servizio dei vigili urbani. Che poco prima avevano sì sequestrato lattine di birra in Stazione, ma «a ignoto datosi alla fuga».

Dopo aver fermato senza motivo la donna, averla dileggiata, insultata, schiaffeggiata facendole saltare gli occhiali dal viso e portata via in ufficio, secondo la ricostruzione dei giudici di primo grado è allo scopo di dare a posteriori una tardiva giustificazione a questi comportamenti che i vigili urbani stesero i falsi verbali, vi attestarono false circostanze (l'inesistente commercio abusivo, l'altrettanto inesistente resistenza a pubblico ufficiale) e attivarono contro la donna una sanzione amministrativa da 5.000 euro e un procedimento penale per queste ingiuste accuse. Denunce che soltanto ora, e soltanto grazie alla sentenza che recepisce l'indagine del pm Grazia Pradella, sono state annullate dai giudici della quarta sezione penale del Tribunale (Oscar Magi, Elisabetta Canevini, Manuela Cannavale) con la sentenza che ha condannato i quattro vigili a pene comprese fra i 3 anni e gli 8 mesi per i reati (a vario titolo) di calunnia, falso in atto pubblica, abuso d'ufficio, violenza privata e ingiurie.

Le motivazioni, depositate dal giudice estensore Cannavale, rimarcano «la doppia ingiustizia» patita dalla donna ucraina, in Italia con regolare permesso di soggiorno e sposata con un ingegnere italiano: «Da un lato l'ingiustizia del comportamento illegittimo» dei vigili «in difetto dei presupposti» e «con modalità scorrette e abusive»; e «dall'altro «l'ingiustizia dello «spavento» e della «sofferenza psichica » arrecati alla donna, trascinata («senza ragione e con le modalità accertate») prima al Comando e poi nell'angoscia di un possibile processo. Il Comune di Milano nel dibattimento non si è costituito parte civile, nonostante quello che i giudici definiscono «il crollo del prestigio dell'Istituzione che queste condotte devianti possono comportare». Paradossalmente, peraltro, tra la signora ucraina e i vigili italiani, era lei l'incensurata: uno degli agenti era in servizio nonostante «un precedente per concussione», altri due erano già stati «sottoposti a una delicata indagine» poi archiviata ed erano stati «più volte segnalati da superiori e colleghi per comportamenti scorretti e/o illegittimi, sottoposti a procedimenti disciplinari, e trasferiti».
Luigi Ferrarella
lferrarella@corriere.it