Mercoledì 25 maggio alle ore 17,30 davanti alla sede dell'ANPI Provinciale di Via Pietro Mascagni, 6 a Milano si terrà la commemorazione dell'uccisione di Alberto Brasili, assassinato barbaramente da cinque fascisti perchè vestito da "comunisti" e perchè aveva "osato sfiorare un manifesto del Msi". L'importante appuntamento, indetto dal Comitato Permanente Antifascista per l'Ordine Repubblicano, sarà revocativo delle compagne e dei compagni della Nuova Resistenza, che hanno offerto la propria esistenza per la causa della giustizia sociale, dell'eguaglianza e della libertà democratica del nostro Stato Antifascista.
L'importanza di partecipare all'appuntamento è dovuta al valore di difendere la memoria storica che è base e fondamento di quella democrazia progressiva impressa nelle parole e nei principi della nostra Costituzione, nata dalla Resistenza Antifascista. Sono questi valori per la tutela dei quali diversi amici, compagni, giovani, uomini, donne hanno offerto la propria vita anche dopo la nascita della Repubblica contro gli attacchi ignobili e vili di reparti eversivi e terroristici di estrema destra neofascista. La democrazia deve essere difesa in ogni momento e ogni giorno, tramite la coerenza ideale e il rispetto della dignità umana e collettiva.
Fraterni saluti
Alessandro Rizzo
Moderatore Forum ANPI - Rete Civica di Milano
Alberto Brasili
Alberto Brasili e la sua fidanzata Lucia Corna furono aggrediti alle 22.30 di domenica 25 maggio 1975 in via Mascagni a Milano.
Cinque fascisti - Antonio Bega, Pietro Croce, Giorgio Nicolosi, Enrico Caruso e Giovanni Sciabicco - li avevano seguiti fin da piazza San Babila perchè erano vestiti da comunisti e avevano osato sfiorare un manifesto del Msi. L'agguato scattò di fronte alla sede provinciale dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia: "Li ho sentiti arrivare quando erano ormai alle nostre spalle - raccontò poi Lucia - e ho visto luccicare le lame dei coltelli. Uno dei cinque mi ha afferrata e ha cominciato a colpirmi mentre gli altri si accanivano su Alberto."
Raggiunto da cinque fendenti a organi vitali, Brasili spirò poco dopo il suo arrivo all'ospedale Fatebenefratelli con il cuore spaccato da una coltellata. E Corna, colpita due volte all'emitorace sinistro, sfuggì alla morte solo perché la lama aveva mancato il suo cuore di pochi centimetri.
"Il delitto - scrisse il Manifesto due giorni dopo - è tanto più impressionante in quanto ha chiaramente i connotati dell'azione terroristica. Alberto Brasili non era un compagno conosciuto, era un lavoratore studente che frequentava le scuole serali, l'ultimo anno dell'istituto tecnico industriale Settembrini, e il giorno lavorava per per una ditta di antifurti elettrici, la Adt. Faceva questa vita dall'età di 14 anni perché in famiglia c'era bisogno di soldi.
Brasili, dichiararono preside, professori e studenti del Settembrini, era sicuramente di sinistra e impegnato nelle lotte per il diritto allo studio. Nel 1970 aveva partecipato all'occupazione della sua scuola per l' introduzione del biennio sperimentale ed era anche stato identificato dalla polizia quando il Settembrini fu sgomberato. Non per questo, però, era più conosciuto di altri, e poi di giovani come lui in quegli anni a Milano ce n'erano decine di migliaia. E allora, perché ucciderlo ?
"Non è - rispose Stefano Bonilli su il Manifesto del 27 maggio 75 - come alcuni giornali hanno tentato di accreditare, un errore di persona, è un delitto fascista che si lega perfettamente al clima che la destra sta preparando in Milano in vista del comizio di giovedi, anniversario della strage di Brescia. Per quel giorno il Msi ha in programma di aprire la campagna elettorale con una manifestazione in piazza degli Affari, a pochi metri da piazza del Duomo. Milano però ha negato tutte le sue piazze ai fascisti per bocca del suo sindaco, il quale dopo l'assassinio di Claudio Varalli aveva preso solennemente questo impegno. Questa uccisione a freddo, apparentemente inspiegabile, - concluse il Manifesto - ha lo stesso impatto psicologico di un attentato dinamitardo".
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