RICOSTRUZIONE E DECLINO DEL PORTELLO

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Con la fine del secondo conflitto mondiale la ricostruzione del Portello iniziò subito e già quattro anni dopo tutti i fabbricati distrutti o lesionati dai bombardamenti vennero ricostruiti.

La produzione di quel periodo fu segnata da tentativi anche profondamente innovativi rispetto al passato, iniziarono infatti produzioni come serramenti in alluminio, cucine a gas ed elettriche, che non avevano riscontro nella tradizione aziendale, mentre la produzione automobilistica era molto limitata ed ancorata alla produzione prebellica.

“Peraltro l’ing. Gallo, nominato commissario straordinario della società all’indomani della liberazione, riteneva che il mercato italiano non avrebbe potuto consentire neppure in futuro un grande sviluppo della motorizzazione privata”.(1)

Questa previsione come sappiamo si é rivelata completamente sbagliata, infatti, il rilancio dell’Alfa Romeo avvenne proprio con un’automobile che possiamo considerare “storica” non solo per le caratteristiche che aveva, era la prima ad avere la carrozzeria a scocca integrale con il telaio, ma per l’effetto che produsse nello stabilimento del Portello trasformandolo complessivamente dai sistemi tradizionali, o per meglio dire artigianali, a quelli più propriamente industriali per la produzione di serie.

Nel 1950, anno d’inizio della produzione della 1900, (vettura che è corretto definire storica) lavoravano al Portello 4696 operai, 1158 impiegati e tecnici e 28 dirigenti.

Con la 1900 furono introdotte le catene di montaggio nei reparti di carrozzeria, nell’assemblaggio, abbigliamento e montaggio delle parti meccaniche, mentre le catene di montaggio dei motori furono introdotte nel 1956, due anni dopo l’inizio della produzione della Giulietta che consacrò definitivamente la scelta verso la produzione automobilistica dell’Alfa Romeo.

Queste produzioni e le trasformazioni conseguenti nell’organizzazione del lavoro influirono molto sull’evoluzione della fabbrica, tanto che tra la metà e la fine degli anni ‘50 il Portello fu considerato insufficiente per realizzare un salto ulteriore verso la produzione di massa.

Questo salto produttivo e industriale si era dimostrato possibile con il progetto 1900, ma ancor di più con quello della Giulietta, e i confini del Portello, ormai assediati dalla città, già alla fine del 1956 erano considerati troppo stretti formulando nascere l’ipotesi di un nuovo stabilimento.

Il 27 febbraio 1959 il consiglio di amministrazione dell’Alfa Romeo decise l’acquisto di terreni presso il comune di Arese iniziando così quel processo che é durato quasi 30 anni. L’ultimo gioiello dell’Alfa Romeo che fu allestito al Portello fu la Giulia presentata nel 1962, di cui si sarebbero venduti più di 300.000 esemplari, una cifra quasi dieci volte superiore alle vetture che erano state prodotte complessivamente nei primi quarantacinque anni di esistenza dell’azienda, dal 1910 al 1955.

(1)   A.T.Anselmi “Alfa: immagini e percorsi” 1985