UNA FABBRICA ARTIGIANALE Ambiente e organizzazione del lavoro nelle officine del Portello |
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nucleo originario del Portello sorto tra il 1906 ed il 1907 era stato
realizzato "secondo i criteri americani" che informavano gli
stabilimenti di Suresnes della casa madre, la Darracq, lo stabilimento del
Portello rappresentava uno degli esempi più avanzati della nuova realtà
industriale. Al
di la della modernità del macchinario, i visitatori erano colpiti dalla
luminosità, dall'ordine e dalla pulizia dei reparti, ben diversi dalle
"bolge vomitanti fumo, nere e tenebrose" che erano state fino
allora la norma: la fabbrica corrispondeva in pieno all'immagine del
prodotto". Se
infatti scorriamo le immagini fissate dalla macchina fotografica del
tempo, queste sensazioni di ordine e pulizia emergono con forza, le
immagini si presentano da sé rendendo a volte superflua ogni spiegazione.
Abbiamo
già una divisione degli spazi organizzata all'interno del fabbricato,
realizzata da semplici pareti in legno o metallo e vetro che distinguono
le diverse aree produttive dal magazzino dei materiali. Le
aree di lavorazione possono essere suddivise, almeno fino al 1915, in:
lavorazione meccanica, preparazione dei telai, montaggio meccanico. Il
reparto di torneria ci offre una visione molto suggestiva, ed ormai
scomparsa nelle industrie meccaniche moderne, del fitto allineamento delle
cinghie di trasmissione e degli alberi di trasmissione, posti in alto e
fissati sulle strutture in acciaio del capannone, mossi da un unico motore
centrale, con le derivazioni per ogni singola macchina utensile. Possiamo
solo immaginare oggi in quali condizioni si svolgeva il lavoro nelle
officine, solo il rumore doveva essere insopportabile Il
sistema di movimento delle macchine utensili aveva come progenitore il
mulino, che sfruttando l'energia idraulica consentiva il moto delle macine
e degli ingranaggi. Nel
nostro caso il movimento era dato da grossi motori installati all'inizio
di ogni linea di macchine utensili, un simile sistema presentava molti
limiti: sprechi di energia, insufficiente autonomia delle macchine, e fu
presto abbandonato con l'adozione di piccoli motori che alimentavano ogni
singola macchina. Il
settore di preparazione dei telai, la carpenteria, costruiva la struttura
di base dell'automobile, su cui erano montati il motore, il cambio e la
carrozzeria, quest'ultima non contribuiva alla resistenza della struttura,
ma era applicata sullo "chassis", il telaio di acciaio che
rappresentava l'ossatura dell'automobile. Tutto
il lavoro di costruzione dei longheroni, di adattamento delle putrelle e
dei profilati di lamiera era fatto a mano con l'ausilio di semplici
attrezzi, il lavoro era organizzato in squadre di operai, garzoni e
apprendisti coordinati da un caposquadra, solitamente un operaio di una
certa età ed esperienza, che indicava ai vari soggetti il lavoro da
realizzare, partecipando lui stesso al lavoro nelle attività più
complesse e delicate. Era in sostanza il sistema della bottega.
artigianale che perdurerà al Portello, per la produzione di automobili,
fino agli anni '50. Era
quindi un sistema organizzativo diverso dalle lavorazioni meccaniche dove
la produzione veniva realizzata a lotti di particolari. Anche
questo tipo di lavorazione presupponeva comunque "il mestiere",
perché non esistendo un ciclo continuo o una catena, finito un lotto di
lavorazione si passava alla produzione di un altro, le macchine utensili
erano ancora flessibili, non dedicate ad una unica produzione, infatti
l'operaio approntava la macchina, ne cambiava gli utensili, controllava i
particolari o le lavorazioni effettuate in un ciclo completo dal grezzo al
prodotto finito. Non
era una situazione molto diversa dal mestiere che poteva essere realizzato
in una qualsiasi bottega artigianale del tempo. La
lavorazione a lotti permarrà al Portello fino al 1950, conservando quindi
le caratteristiche del mestiere operaio inteso come abilità specifica per
lo svolgimento di un insieme di attività complesse non suddivise,
semplificate e parcellizzate. Come abbiamo visto nella sintesi storica lo
stabilimento del Portello conserverà sostanzialmente queste
caratteristiche, nella produzione di automobili, fino alla svolta
tayloristica impressa dalla produzione della 1900. Nel
primo fabbricato del Portello veniva realizzata tutta la produzione Alfa
fino alla Prima Guerra Mondiale, con le commesse belliche e la scelta di
sviluppare le officine del Portello, sorsero i grandi reparti di
Forgiatura e la Fonderia. Questi
nuovi reparti pur nascendo con lo scopo di produrre materiale bellico, non
sono in contraddizione con l'industria automobilistica, infatti in una
fabbrica come quella di auto convivono tecnologie produttive profondamente
differenti e non integrate fra loro. Il processo produttivo complessivo é
il risultato della somma di processi diversi, taluni reparti infatti
facevano parte della stessa fabbrica per la produzione di auto ma potevano
produrre particolari più o meno complessi anche per altri prodotti
meccanici. E' questo il caso delle forge e della fonderia. Le
fucine erano organizzate in un fabbricato di ampie dimensioni con una
struttura di pilastri in cemento armato e con capriate in ferro e legno di
grande altezza per ospitare i magli e le presse e per dissipare la grande
quantità di fumi e vapori derivanti dai forni, dai quali venivano
estratte le "billette" di materiale incandescente che veniva poi
"forgiato a mano". Forgiati
a mano significa che l'operazione veniva compiuta su un maglio che batteva
ininterrottamente dei colpi, l'operaio doveva porre sotto quelle mazze,
con le mani, il pezzo, in modo da ottenere una sbozzatura che si
avvicinasse il più possibile alla forma che costituiva la base per la
successiva lavorazione meccanica sulle macchine utensili. Queste
operazioni di sbozzatura manuale erano frutto di una grande abilità
acquisita in anni di esperienza, esse sostituivano le operazioni di
stampaggio compiute oggi con le attuali tecnologie in forgia. Il
pavimento della fucina era in terra battuta o in sabbia perché nella area
delle presse i pezzi venivano stampati e poi buttati ancora caldi per
terra, oppure lanciati a distanza in un apposito contenitore per evitare
l'esposizione al calore dell'oggetto. La
forgia era sicuramente l'ambiente più suggestivo della fabbrica, il fumo,
il rumore dei magli, le fiammate, gli uomini anneriti e gli odori
dell'olio bruciato e della segatura ne facevano l'ambiente più
impressionante. Abbiamo prima citato il fatto che il fabbricato della
forgia era stato progettato e realizzato per una specifica destinazione,
le differenze costruttive dei vari capannoni industriali del Portello non
derivano quindi soltanto dal fatto che sono stati progettati e realizzati
in tempi diversi, ma principalmente queste differenze originano dalle
diverse funzioni a cui venivano destinati i fabbricati. La
lavorazione della carrozzeria iniziò soltanto verso la fine degli anni
'20, é quello della carrozzeria il settore che più di altri ha subito
cambiamenti con l'introduzione dello stampaggio a freddo,. che al Portello
verrà realizzato solo negli anni '50. La
lamiera veniva modellata a mano, cioè la forma della carrozzeria era
frutto della abilità a deformare con il martello la lastra iniziale. Più
si martellava più si ottenevano le curvature e bombature della lamiera.
In sostanza quindi possiamo affermare che al Portello uno degli elementi
fondamentali della qualità di produzione era l'abilità e competenza
professionale delle maestranze in tutte le aree produttive. Quello
che abbiamo chiamato 20 periodo, che coincide con l'ingresso della Alfa
Romeo all'IRI e con la direzione dell'ing. Gobbato, é caratterizzato dal
fatto che pur mantenendosi il "mestiere" e le caratteristiche
tecnologiche degli impianti e delle lavorazioni, verranno introdotte
modifiche nella organizzazione del lavoro introducendo il sistema Bedaux
per la rilevazione dei tempi di lavoro e per la loro preventivazione. In
quegli anni anche la Fiat introduceva il metodo Bedaux, c'é però una
differenza sostanziale tra la Fiat e l'Alfa e consiste nel fatto che la
Fiat, avendo già realizzato livelli produttivi molto elevati nella
produzione di automobili aveva già in stato avanzato un processo di
parcellizzazione che supera il concetto di "mestiere", mentre
all'Alfa, in connessione al fatto che la produzione prevalente era
aeronautica, non era sostanziale il risparmio sui costi, come per
l'automobile, ma la qualità della lavorazione e l'accuratezza nei
controlli. In
sostanza questo secondo periodo consente alla direzione aziendale una
capacità di controllo sui costi organizzativi e gestionali della fabbrica
senza però esautorare il mestiere delle maestranze. Nella fabbrica esiste
così un limitato numero di manovali e di operai dequalificati, mentre la
maggioranza dei lavoratori é costituita da tecnici e operai altamente
specializzati. Ben
diverso é il periodo successivo, quello che inizia nel 1950, infatti con
la messa in produzione della 1900 viene introdotta la catena di montaggio
nelle carrozzerie, per assemblaggio delle lamiere, abbigliamento della
scocca e per il montaggio delle parti meccaniche. Nelle
lavorazioni meccaniche il processo non è così immediato, infatti durerà
un decennio dal 1950 al 1960. Nel
1956 verrà introdotta la catena di montaggio dei motori. Possiamo
affermare che con gli anni '50 si realizzerà una progressiva ma costante
modificazione in ogni settore della fabbrica attraverso l'introduzione di
nuove tecnologie, ma anche la fondamentale trasformazione in senso
tayloristico della fabbrica del Portello, modificazione che si scontrerà
con una realtà che si è evoluta nel tempo, senza scosse traumatiche, e
che conteneva al fondo una tradizione culturale e organizzativa più da
bottega artigiana che da moderna fabbrica per la produzione di massa. Valter Molinaro |