SCENARIO E STRATEGIE ANNUNCIATE DALLA FIAT |
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L’ALFA ROMEO: QUALI PROSPETTIVE PRODUTTIVE E INDUSTRIALI | ||
In
questi giorni l'attenzione dell'opinione pubblica si è concentrata su
alcune novità riguardanti la
FIAT, la presentazione del nuovo modello Punto che sarà commercializzato
nel novembre di quest'anno e la decisione di raddoppiare il proprio
capitale, da 2400 a quasi 5000 miliardi, insieme alla scelta di confermare
alla guida della FIAT, fino al 1996, sia Gianni Agnelli che Cesare Romiti,
ma soprattutto quella dei tagli consistenti all'occupazione. Dopo
molti anni la FIAT si presenta con un bilancio "drammatico": nel
primo semestre '93 le perdite raggiungono i 1000 miliardi di £.e
l'indebitamento è al limite dei 7000 miliardi di £., gli analisti
economici e finanziari parlano di una svolta storica al vertice della FIAT
con l'ingresso di nuovi soci e la
riduzione del potere della "famiglia". Nell'azienda
simbolo del potere capitalistico italiano si avvia una profonda
trasformazione, si dichiara che le decisioni adottate si propongono di
sostenere lo sforzo orientato al rilancio "industriale" della
FIAT, in questo caso dell'auto, cambiando
così uno dei capisaldi delle scelte effettuate nel corso degli anni '80
che portarono nel 1988 al conflitto tra la filosofia Romitiana e quella
"auto centrica" di Ghidella che venne poi sconfitto e
allontanato dall'azienda. Su
che basi è fondato il rilancio industriale nell'auto la FIAT lo ha più
volte dichiarato: nel decennio 1992-2001 gli investimenti globali saranno
di 40.000 Md di £. così distribuiti; 25.500 al nord e 15.000 al sud.
Nell'arco del decennio sarà rinnovata completamente la gamma dei prodotti
realizzando 18 nuovi modelli, ma l'obiettivo produttivo di 3.000.000 di
autoveicoli prodotti per sostenere lo sforzo innovativo si è spostato
verso una data indefinita, anche perché è probabile che
nei prossimi giorni venga annunciato l'abbassamento
del punto di pareggio (che è attualmente di 1.500.000 di veicoli). La
FIAT passa così nel giro di due anni da un eccesso previsionale del
mercato ad una contrazione al limite delle capacità produttive. Se
poi attuerà quest'ultimo proposito sono non solo possibili ma certe
le ulteriori e consistenti riduzioni occupazionali di cui si parla in
questi giorni. Infine per reperire le risorse destinate agli
investimenti la FIAT ha dichiarato la volontà di sacrificare a questo
obiettivo alcune parti dell'impero considerate non più strategiche come
la Rinascente, il 20% delle azioni del Corriere della sera, la Galbani... Il
rilancio industriale dovrebbe realizzarsi anche grazie al nuovo modello
organizzativo della "Fabbrica integrata" e la Punto è il primo
modello del "nuovo corso", si colloca nel segmento C dove
tradizionalmente la FIAT ha saputo realizzare prodotti graditi dal mercato
(la UNO all'inizio degli anni '80 fu provvidenziale per la FIAT che con
quel prodotto uscì dalla crisi del decennio precedente). La Punto oggi
nelle intenzione aziendali si preannunzia come il modello della ripresa. Noi naturalmente auguriamo il successo a questo prodotto
perché ad esso sono legate le sorti di decine di migliaia di lavoratori, ma la strategia industriale
della FIAT non può più contare solo sul successo di un prodotto e la
sua strategia non è altrettanto chiara e forte in altri segmenti come
quelli dove operano le marche di prestigio, Alfa e Lancia. I
ritardi strategici e innovativi, nonostante l'annuncio dei 18 modelli e
40.000 miliardi di investimenti per rinnovare completamente la gamma dei
prodotti, sono in questo caso molto evidenti. Tra
l'altro proprio sulle gamme alte
la FIAT, come abbiamo già dimostrato in precedenza, ha evidenziato la sua debolezza strategica non utilizzando l'occasione rappresentata
dall'Alfa. Se l'azienda viene meno
agli impegni presi il PDS ritiene che essa diventerà marginale nel
settore dell'auto. Proprio
questo è il punto vero di crisi della FIAT, la sua capacità di essere
presente con prodotti competitivi in tutte le gamme così come gli altri
produttori "generalisti" hanno fatto o stanno facendo, insieme
ad una strategia di alleanze fino ad oggi dimostratasi improduttiva.
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