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Non
è retorico affermare che vi è uno stretto connubio e una immediata,
quasi organica associazione tra il marchio Alfa Romeo ed il Portello, tra
il prodotto prestigioso e di qualità ed il nome dello stabilimento che fu
l'artefice, attraverso le sue maestranze, di quella sintesi.
Questa
associazione è riscontrabile anche per altre realtà industriali, per
rimanere in campo automobilistico possiamo ricordare ad esempio il
Lingotto oppure Mirafiori, che però nascevano già come opifici
progettati con una filosofia produttiva e organizzativa molto precisa; ed
è questa la differenza di fondo con il Portello.
Infatti
il lingotto, ad esempio, doveva essere lo stabilimento nel quale, in un
unico immenso corpo di fabbrica articolato in cinque piani, venivano
concentrati gli operai, gli impiegati, le direzioni e la presidenza della
società nella convinzione che, in questo modo, apparisse chiara a tutti
la convergenza di interessi tra datore di lavoro e lavoratori per la
produzione di massa, il portello invece non è partito da un disegno
preciso e si è evoluto nel tempo, condizionato di volta in volta dalle
diverse situazioni e condizioni di mercato e dalle scelte produttive,
mantenendo, con parziali variazioni , le condizioni originarie della
organizzazione e qualità del lavoro, tanto che, almeno fino ai primi anni
'50, la produzione automobilistica realizzata al Portello era ancora
frutto dell'abilità e del "mestiere" di origine artigianale.
E'
ascrivibile a questi elementi, cioè qualità del prodotto e unicità
artigianale delle maestranze, oltre naturalmente alle prestigiose vittorie
sportive, che l'Alfa Romeo ed il Portello diventano "leggenda e
mito" nella produzione automobilistica che diverrà la produzione
principale dell'Alfa soltanto dopo il secondo conflitto mondiale.
La
polivalenza produttiva del Portello, nato come stabilimento per il
montaggio di automobili, risale al primo decennio dell'attività
industriale ed alla rapida espansione della fabbrica coincidente con la
produzione di materiale bellico per la I° guerra mondiale.
E'
appunto durante quel periodo che vengono realizzate la Fonderia di ghisa e
acciaio, le Fucine ed i Trattamenti Termici che espanderanno
considerevolmente le capacità produttive del Portello rendendo quindi
necessaria la scelta, finita la I° guerra mondiale, verso nuovi campi
produttivi.
Alterne
furono le vicende economiche e societarie dei primi anni della azienda,
che si assestarono con l'ingresso dell'Alfa Romeo all'I.R.I. nei primi
anni '30, ed è in questa fase della storia dell'Alfa che la produzione
automobilistica si limiterà ad essere destinata ad una clientela
elitaria, mentre quasi tutte le risorse produttive saranno destinate alla
produzione di motori aeronautici, dei quali l'Alfa divenne uno dei
maggiori produttori nazionali, diventando strategicamente importante nella
produzione bellica del regime fascista ed obiettivo dei bombardamenti
alleati nella II° guerra mondiale.
Restò
comunque sempre alta la partecipazione sportiva, densa di soddisfazioni.
Al
Portello il reparto corse non smise mai di ricercare soluzioni tecniche
sempre più avanzate, nei motori da competizione l'Alfa divenne
imbattibile trasferendo poi quelle esperienze sulla produzione di
automobili.
Tutti
questi elementi fanno comprendere la solida base tecnica e progettuale che
consentì la ricostruzione post bellica e la riconversione della fabbrica
verso la produzione automobilistica degli anni '50.
il
portello subì in quegli anni le trasformazioni più profonde legate alla
trasformazione tayloristica nella produzione delle carrozzerie prima,
1950, e dei motori poi, 1956.
Parallelamente
al boom economico degli anni '60, che assunse l'automobile come simbolo
del benessere, inizia il declino del Portello con la scelta dell'Alfa
Romeo di realizzare una nuova unità produttiva che sostituisse totalmente
il Portello, ormai inglobato nella città e non adatto alla produzione in
grande serie, concludendo così il lungo e originale ciclo storico di
questa fabbrica che seppe resistere ai bombardamenti e alle devastazioni
della guerra, ma non alla produzione di massa ed alla monofunzionalità
produttiva. |