vi invio il mio pezzo uscito su Repubblica Milano su una questione ben piu'
ampia
Con il suo appello Davide Romano ha proposto, con una disponibililita'
tenace e spregiudicata, di dare vita ad un dialogo effettivo. Perche' un
dialogo sia efficace e abbia un valore in se' occorre reciprocita' e
rispetto tra gli intelocutori, a partire dall'ascolto e dal riconoscimento
delle ragioni dell'altro. E' questo, da Camp David in poi, che molti
israeliani e palestinesi stanno facendo: da Rabin ad Arafat, da Sharon ad
Abbas. Ma allora perche' da noi, in Europa, invece di concorrere tutti a
favorire il dialogo e la realizzazione dei suoi frutti c'e' chi continua a
mantenere un ostracismo e una intolleranza, anche fisica, nei confronti
degli ebrei e della stella di David? Certamente per ignoranza e per
semplificazione, che mischiano le politiche dei governi ai diritti dei
popoli. Certamente per la cultura dell'antagonismo la quale affe "ho un
nemico quindi so chi sono" concorre a definire l'altro da se' come
alterita' assoluta, rassicurante proprio perche' ignorante. Pero' occorre
prendere atto che nel tempo le ignoranze interessate hanno alternato gli
americani, i terroni, gli albanesi, gli islamici e i tifosi avversari, ma
gli ebrei sono restati una costante trasversale. Occorre creare luoghi e
percorsi che consentano un confronto ed una conoscenza costanti, riguardino
il cibo, la musica, la letteratura, la religione o la politica. Non bastano
le affermazioni di principio secondo necessit■, questo ci hanno
insegnato
Alex Langer, figlio di cattolici ed ebrei e Dany Cohn-Bendit, l'"ebreo
tedesco" cosi' attaccato dai rezionari nel '68 parigino. Cosi' ci ha
insegnato Walter Veltroni, che ha ospitato per un anno a Roma esponenti
israeliani e palestinesi per un dialogo tanto discreto quanto produttivo.
Se vogliamo costruire ponti oltre i muri, affinche' due popoli abbiano due
stati in relazione e sicurezza reciproche, dobbiamo raccogliere da
volonta' dell'Associazione amici di Israele a mettersi in relazione con
l'altro da se', sfidandolo a superare pregiudizi ed integralismi. Dobbiamo
pero' chiedere alle diverse istituzioni ed amministrazioni di costruire
processi multidisciplinari di incontro e conoscenza con le religioni, le
etnie e le culture del mondo che vivono gia' al nostro fianco e spesso
danno corpo alle nostre insicurezze e alle nostre paure.
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