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  Monday 18 April 2005 12:22:20  
From:
Alessandro Rizzo   Alessandro Rizzo
 
Subject:

dibattito Senato su Costituzione Europea

 
To:
club dell'ulivo   club dell'ulivo
 
CORTIANA (Verdi-Un). Signor Presidente, ho sentito, anche dal mio ufficio,
gli interventi qui svolti nel corso della mattinata e ho seguìto il
dibattito che c'è stato anche in sede di Gruppi parlamentari europei. Mi
rendo conto che molti dei rilievi critici che vengono fatti, sia sul
processo che ha portato a questo Trattato, sia sul merito del Trattato
stesso, sono assolutamente fondati. Non trovo, però, all'interno di questi
ragionamenti, una conseguenza logica per votare contro, per non approvare,
per fermare il processo che è all'interno di questo Trattato.
Io credo che la particolarità dell'esperienza europea sia già essa stessa
un fattore che agisce con una funzione politica all'interno della
ridefinizione degli equilibri mondiali dopo la caduta del Muro di Berlino,
dopo la fine dell'impero sovietico. Ed io credo che questa particolarità
risieda nel fatto di costruire un processo, per quanto contraddittorio,
per quanto partito in chiave strettamente di natura economica, peraltro
commerciale (penso al carbone e all'acciaio), che, fuori da ogni logica di
guerra e anche di guerra economica, ha introdotto una pratica della
cooperazione tra Stati, tra interessi, tra culture differenti.
È un processo inedito per il Pianeta, per la costituzione di un organismo
sovranazionale (come è stato qui definito dalla collega De Zulueta,
riprendendo un'accezione dei Verdi europei) che, attraverso
approssimazioni successive, va a definirsi come unione politica a tutti
gli effetti. Credo che questo sia il tratto importante oggi e decisivo
dentro un contesto che vede, viceversa (o vedrebbe, viceversa, laddove
l'Unione Europea interrompesse questo processo e tornasse alle logiche
dell'unanimità di Nizza), una sola realtà, in qualche modo costretta dalla
sua cultura, ma anche alla sua solitudine, da una definizione della
propria politica internazionale come politica imperiale.
Questo è il segno più preoccupante della guerra permanente e preventiva.
Credo che l'Europa - l'idea stessa d'Europa e di processo europeo - si
configuri già oggi come un interlocutore molto importante, prezioso anche
per gli Stati Uniti e per la riconfermata presidenza Bush perché offre
un'interlocuzione, una via d'uscita possibile al vicolo cieco in cui il
Presidente statunitense ha condotto il proprio Paese e parte dei Paesi
alleati, compreso il nostro, il vicolo cieco della guerra.
Se non fosse per altro, sarebbe questa, a mio avviso, una ragione
sufficiente perché il Parlamento italiano confermi, pur con tutti i limiti
di metodo e di merito, il Trattato costituzionale. Esiste un altro aspetto
che attribuisce già al Trattato una funzione politica. Il lavoro che
l'Europa ha iniziato a fare, ad esempio, nei confronti della Turchia ha
un'importanza strategica straordinaria. Proprio in queste ore assisteremo
alla venuta a Roma di esponenti politici ma soprattutto di rappresentanti
di varie religioni, non tutte facenti riferimento alla matrice
giudaico-cristiana. L'idea di un dialogo che nasce sul concetto di
universalità dei diritti e della democrazia come base fondante
dell'Europa: il dialogo che si è aperto con la Turchia credo dia il segno
assoluto dell'importanza di questo processo e dell'inerzia della
definizione dell'Europa come unione politica piena e compiuta.
Ripeto che i limiti eccepiti da molti colleghi sono assolutamente fondati
e li condivido; occorre però rilevare anche che il Trattato contiene al
suo interno elementi normativi per poter essere modificato e migliorato.
Se non esiste Trattato costituzionale, non possiamo neanche parlare di una
Costituzione migliore, della Costituzione che vorremmo, perché
mancherebbero i presupposti da migliorare e il Parlamento europeo
utilizzerà sicuramente l'opportunità di miglioramento che il Trattato
concede.
Abbiamo verificato ripetutamente che il Parlamento europeo si esprime con
autonomia istituzionale ed è tutto tranne che un luogo di pensionamento
per elefanti politici. Il nostro Paese ne ha avuto esperienza diretta con
le critiche rivolte ad un nostro commissario: il Parlamento europeo ha
dato prova diretta di personalità e di identità parlamentare piena. Credo
che la conferma del Trattato apra la possibilità di un confronto molto
importante in sede parlamentare europea. Auspico che il nostro Parlamento
abbia la capacità di relazionarsi al Parlamento europeo e spero che i
cittadini italiani ed europei abbiano la capacità di utilizzare l'altra
opportunità, la proposta normativa diretta attraverso l'azione popolare.
Queste due chiavi mi sembrano molto importanti: molto più che spiragli o
pertugi, mi sembrano essere due elementi fondanti. È coerente in tal senso
l'ordine del giorno che ho presentato, concernente le questioni della
conoscenza e della innovazione, questioni strategiche sulle quali si
misura una dimensione antropologica che non ha a che fare con il petrolio
o con l'acqua, ma ha a che fare con elementi costitutivi del genere umano.
Sugli alfabeti e sulle conoscenze si misura la possibilità di
un'autonomia, di un dialogo, di una partecipazione con pari dignità
rispetto ad altre realtà internazionali, anzitutto quella statunitense,
alla frontiera nuova del digitale che è la frontiera della conoscenza.
L'ordine del giorno G11 chiede al nostro Governo di impegnarsi,
nell'ambito della gestione del Trattato, per sollevare la questione della
brevettabilità. Si tratta di opporsi, come ha fatto il ministro Stanca -
non in termini di voti perché si è astenuto ma in termini di giudizio
politico - alla brevettabilità attraverso la direttiva in discussione in
Europa. Si tratta di aprire tutte le possibilità di accesso alla
conoscenza, ai luoghi della sua produzione, dalle sedi di ricerca
accademiche fino alle sedi della comunicazione più generale. Mi sembra che
l'ordine del giorno sia coerente con l'idea di soggettività politica piena
e autonoma che il Trattato, pure in modo contraddittorio, apre come
inerzia positiva.


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