Il ds Angius guiderà la formazione al Senato, alla Camera toccherà a Franceschini della Margherita
L´Ulivo sboccia in Parlamento
Prodi: "Giornata storica, gruppo unico strumento di unità"
I deputati a sono 220, i senatori 102 Non ha aderito solo Gerardo Bianco
Perplesso Mussi, del correntone ds: "Resto contrario, ma aderisco"
CARMELO LOPAPA
da Repubblica - 28 aprile 2006
ROMA - Ds e Margherita esisteranno ancora, ma non più alla Camera e al Senato. Nasce il gruppo unico dell´Ulivo ed è un battesimo in tempi record: al via con la nuova legislatura. Le due componenti sopravviveranno e l´attenzione agli equilibri sarà massima: un diessino alla guida al Senato (Gavino Angius, con molta probabilità) e un centrista alla Camera (Dario Franceschini). Ma per i 220 deputati che hanno aderito a Montecitorio e per i 102 di Palazzo Madama (63 diessini e 39 della Margherita) questo è stato il primo passo verso la creazione del Partito democratico.
Non che i dissensi siano mancati, dalla sinistra diessina a Gerardo Bianco, ma per un Prodi quasi commosso «questa è stata una giornata storica, un passaggio di enorme importanza». Perché il gruppo unico «è lo strumento per l´unità e per una durata di governo di cinque anni: ora ci attende una rifondazione morale ed economica del Paese. Ed è stata superata «l´esitazione che c´era prima delle elezioni», ha sottolineato pensando forse all´establishment dei due partiti. E invece eccolo qui, il gruppone. Che tanto alla Camera quanto al Senato rappresenterà da solo un terzo dei parlamentari. Il passaggio decisivo è stata la riunione, in sedi separate, dei gruppi degli eletti di Ds e Margherita. Assemblee alle quali Prodi ha voluto partecipare di persona fino alle votazioni conclusive. Esito scontato ma con sacche, pur minime, di dissenso. Nella Margherita l´unico no è arrivato da Gerardo Bianco,
che ha ritenuto l´operazione «affrettata e non utile per rafforzare il governo». Entusiasta alla fine Rutelli: «Una bella forza, che risulterà preziosa per modernizzare il Paese, oggi consegniamo a Prodi, che qualcuno definisce senza partito, il primo gruppo parlamentare su cui poter contare». Dentro la Quercia, non c´è stato neanche bisogno di votare a Montecitorio, sebbene Mussi abbia manifestato le sue perplessità («Resto contrario ma aderisco»). Diverso il discorso al Senato, dove in dieci della componente di sinistra hanno votato contro, Cesare Salvi in testa: «Prima di decidere la scomparsa dopo 60 anni della rappresentanza del più forte partito della sinistra serve maggiore riflessione». Responso finale: 53 contro 10 e Fassino soddisfatto: «Daremo stabilità alla maggioranza e ancora più credito all´azione di governo». Protestano i Repubblicani europei, rimasti fuori: aderiranno al
gruppo misto. Appuntamento ora al 2 maggio, per l´elezione dei capigruppo e dei loro vice. L´alternativa a Franceschini, alla Camera, è D´Alema (in caso di sua rinuncia al governo), mentre al Senato, il posto di Angius potrebbe essere preso dalla Turco o dalla Finocchiaro, in predicato però entrambe di una poltrona da ministro. Ma se in serata Prodi poteva andare a cena sereno con la moglie parlando di «ottima giornata» è anche per l´incontro avuto in mattinata con Mastella. Il leader Udeur ha garantito che i suoi tre senatori voteranno oggi Marini, ma non ha sciolto il nodo dell´appoggio esterno se dal Professore non arriverà «un pieno riconoscimento», ovvero una collocazione di tutto rispetto, per il partito nel governo.
IL RETROSCENA
Il Professore lancia il partito democratico, il simbolo sarà l´Ulivo. A Bruxelles seminario di trecento dirigenti
"Questa è la prima tappa
ma è come un traguardo"
Parisi: "Sono undici anni che camminiamo, mai smettere"
Zingaretti: non sarà una scuola di partito, si comincia dal fare
MARCO MAROZZI
ROMA - Entusiasmo del popolo ulivista, adesso sogna balzi da gigante. Passi misurati dei partiti, ma la macchina si è messa in moto non solo a Roma, sbuffa e si muove per l´Italia. «E´ stata una giornata storica». Romano Prodi saluta la notte con gli amici che gli sono accanto sin dal primo momento, Arturo Parisi e Giulio Santagata. Ricardo Levi ed Angelo Rovati. E Silvio Sircana. Passeggiata, cena, gelato e ricordi. Ritorno al futuro. Squadra mai persa, squadra ritrovata. Undici anni fa partirono parlando d´Ulivo, adesso sono lì a godersi il fiume, carsico e immenso, del Partito democratico che promette di emergere. Prodi prende a braccetto Flavia, riluttante first lady. «Che giornata...». Poi, ciclistico: «E´ la prima tappa, ma è come un traguardo». Via l´ombra di Andreotti e la paura di oggi. Persino Parisi è chiacchierone. «E´ undici anni che non abbiamo mai smesso di camminare. Oddio, , qualche volta siamo andati pure all´indietro, ma smetter di camminare mai». Il Partito
democratico non è più il sogno di una notte romana. «Fra i cittadini è già nato» lancia Parisi. «Viva le banche, ma non è solo una fusione di due banche» ride Santagata.
Ovvero: viva i partiti, benvenuto pure il mondo che sogna partiti nuovi. Nella strampalata borsa della politica, l´annuncio che Margherita e Ds facevano gruppo unico ha fatto esplodere i siti prodiani. Quelli che dialogano con il popolo ulivista e di cui Santagata è l´inventore. Boom, erano 21 mila gli attivisti che attraverso www.Incontriamoci.it avevano messo in piedi più di mille iniziative spontanee in giro per l´Italia. Adesso viaggiano verso quota 30 mila. Un Quarto Stato in marcia elettronica.
Simbolico (e conoscendo gli organizzatori voluto) il fatto che appena Prodi aveva celebrato i gruppi unici, in un hotel davanti Montecitorio facesse sentire la sua voce l´Associazione per il Partito democratico. Idea di giovani studiosi che son cresciuti insieme all´Ulivo, da Filippo Andreatta a Gregorio Gitti, da Salvatore Vassallo a Franco Mosconi, da Claudio Lodici a Santino Armaro. Inorgoglita da arrivi eccellenti, capi di città e regioni: Amato, Bogi, Cacciari, Pericu, Emiliano, Loiero, Sarfatti, Lerner, Bragantini, Salvati... Pure qui fiume in divenire. Chiedono la nascita di comitati per il Partito democratico in tutta Italia, vogliono riformare la legge elettorale del centrodestra , le primarie per scegliere i candidati. Fissano il 2009 come «traguardo» del nuovo partito, esordio alle elezioni europee, «soggetto post-ideologico, post-identitario e inclusivo». Si vede che hanno studiato, nella loro palingenesi popolar-ulivista.
Sono i «Semi d´Ulivo», i pasdaran della lunga marcia. Prodi manda da loro i suoi uomini. Le loro liste civiche mai fatte gli avrebbero risolti bei problemi, ma lui sa quanto importanti siano i partiti. «Gradualità, dialogo». «Il Partito democratico come punto di incontro dei riformismi, per affrontare problemi e speranze dell´Italia. Per avere un nucleo omogeneo su cui costruire un governo forte». Partiti e società civile uniti nella costruzione. «Frase vecchia, stavolta funziona». L´Ulivo a far da simbolo pure per il futuro.
I guerriglieri ulivisti corrono, i partiti marciano. Scadenze istituzionali, programmi istituzionali. Un congresso della Margherita, uno dei Ds per decidere il percorso comune. Un congresso costitutivo per creare - il 2009 non è poi lontano - il Partito democratico. In mezzo una fase costituente, fatta di statuti da redigere, carte dei principi da fissare, deliberazioni formali da assolvere. Lavoro di speranze e complicanze, unire i diversi, dividere i posti, accomunare i programmi. Decisivo per gravidanza e parto sarà come davvero funzioneranno i gruppi unici parlamentari. Decisive quante spine e quante rose fioriranno con il movimento degli ulivisti spontanei.
Sfida, che i gran corpi dei partiti già cominciano a studiare. Liste uniche - anche se un po´ appiccicaticce - alle prossime elezioni amministrative. Iniziative che iniziano a sorgere. La più grossa discende dall´Europa, da quarantenni che per primi nel 2004 andarono dietro ai discorsi prodiani e che si giocano il futuro su questa scommessa. Dal 29 giugno al 1° luglio si trovano a Bruxelles in 300 - «giovani e forti» - per capire cosa significa davvero mettersi insieme. Amministratori locali e dirigenti di Ds e Margherita da tutta Italia. «A studiare e costruire un cultura comune politica, una cultura di governo». Senza marchi di partito, solo con l´Ulivo. «Non raccontatela come la scuola del Partito democratico. - si preoccupa Nicola Zingaretti, capogruppo Ds al Parlamento europeo - Non dobbiamo partire da etichette. La sfida è capovolgere un metodo. Cominciare dal fare per costruire qualcosa di diverso. Poi chi vivrà vedrà». «Chiamiamole contaminazioni. - dice un altro degli
organizzatori, Lapo Pistelli, n.1 della Margherita all´Europarlamento - Vogliano uscire dalle formule indefinite e vedere cosa possiamo fare nella nostra azione giorno per giorno. Venendo da storie diverse, ritrovandoci a lavorare insieme. Con l´Europa come riferimento, conoscendone la crisi attuale ma anche le possibilità. E il ruolo che può giocare l´Italia dopo il buio berlusconiano». «Non deve essere un caso - continua Zingaretti - se per l´Europa abbiamo fatto le prime liste unitarie. E adesso diciamo: ripartiamo».
|