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  Friday 27 July 2007 13:14:11  
From:
Alessandro Rizzo   Alessandro Rizzo
 
Subject:

Codice per una buona politica

 
To:
Partito Democratico   Partito Democratico
 
Codice per una buona politica - a cura dell' APD Il codice per una buona politica dovrebbe essere costruito intorno ad alcuni principi fondamentali, non molti ma estremamente qualificanti e rigorosi, e dovrebbe uscire come una sorta di piattaforma comportamentale prodotta dal Comitato dei 45.
Premessa

Il codice per una buona politica dovrebbe essere costruito intorno ad alcuni principi fondamentali, non molti ma estremamente qualificanti e rigorosi, e dovrebbe uscire come una sorta di piattaforma comportamentale prodotta dal Comitato dei 45.


La sua elaborazione dovrà costituire un momento ben distinto da quello della scrittura delle regole elettorali –importantissime- per il 14 ottobre, ma dovrà comunque affiancarvisi, al limite succedendovi in ordine temporale ristretto.

Questo per:

-dare maggiore spessore al lavoro dei 45, troppo spesso avvertito all’esterno, dall’opinione pubblica, come tecnicistico e burocratico, e non abbastanza attento alle pressanti e diffuse istanze di rinnovamento sostanziale del modo di fare politica in Italia;

-poter essere applicato già per le candidature all’Assemblea Costituente.



Da questa prima applicazione pratica, infatti, il PD trarrebbe subito il beneficio della credibilità: dimostrerebbe, infatti, di non seguire la moda, tanto diffusa quanto deleteria, della nostra classe politica di porsi buoni obiettivi ma da applicare ad un futuro quasi mai troppo vicino, avocandosi, piuttosto, il merito di voler testare quei principi già nella fase costituente, sui propri candidati.

Ciò avrebbe un altro non irrilevante beneficio: quello di una sorta di benefica auto-esclusione di quanti avevano pensato di dar vita ad una propria lista, il 14 ottobre, in funzione autoreferenziale, semplicemente avvertendo l’opportunità di aggiudicarsi un pezzetto di influenza personale nel nuovo partito. Se, ad esempio, il componente del CdA di un’Azienda strategica sa fin dall’inizio che, in caso di elezione all’Assemblea Costituente, dovrebbe sacrificare il preesistente incarico, è plausibile ipotizzare che rinuncerebbe anche alla semplice candidatura.

Deve essere chiaro, comunque, che il codice non mira a disincentivare la competizione ma sensatamente a riservarla a chi veramente crede nel progetto politico del PD, molto più che nei benefici personali che potrebbe trarne.


Principi basilari del Codice

Vengono elencati di seguito i principi di fondo su cui cominciare ad intessere il ragionamento su un Codice che dovrà comunque avere il carattere della brevità, per il suo significato di mandato che i 45 vogliono consegnare ai costituenti, i quali dovranno approvare lo Statuto ed il Manifesto del nuovo partito:



1) trasparenza decisionale e informativa;


2) ricambio nei ruoli, soprattutto di vertice;
selezione della classe dirigente in base a criteri di competenza, merito e lavoro, e non per appartenenza ad una corrente od obbedienza a leader;


3) piena rappresentatività generazionale;


4) piena rappresentatività di genere;


5) ampio spazio alla rappresentatività territoriale;


6) divieto di cumulo di incarichi, soprattutto se di particolare importanza (ad esempio, deputato e ministro);


7) limite al numero di mandati elettorali (due o tre), anche non di seguito;


8) regolamentazione del metodo delle primarie come modalità di selezione delle candidature alle cariche più importanti;


9) rigorosa disciplina dell’eleggibilità, in particolare per chi ha subito condanne penali definitive per reati gravemente lesivi dell’interesse pubblico (da definire);


10) rigorosa disciplina delle incompatibilità, in particolare delineando i casi di conflitto di interesse;


11) obbligo di rendicontazione pubblica delle fonti di finanziamento elettorale e della vita di partito;



I principi sopra elencati sono strumenti per una piena applicazione dell’art.49 della nostra Costituzione, in grado –di per sé- di rinnovare la politica italiana e di rendere credibile chi proclama di volersene fare carico.

Si tratta, in certo modo, di ripartire dal concetto stesso di ”accesso alla politica” come diritto dell’individuo, come una delle sue principali forme di partecipazione, di piena e vera cittadinanza democratica, che all’art.49 sappia ben coniugare anche l’art.118, sulle altre forme di partecipazione.



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