Non posso esentarmi dal non fare delle considerazioni in merito agli ultimi episodi riguardanti il voto al Senato, giovedì scorso, 20 settembre.
Nonostante l'importanza storica della data nel processo di liberazione dell'Italia e della sua unificazione, giovedì si è rischiata la crisi di governo, si è rischiato di rivedere la compagine della nostra maggioranza, che soffre numericamente a Palazzo Madama a causa di una legge iniqua e irresponsabile varata a fine della scorsa legislatura, artatamente predisposta per raggiungere questo specifico obiettivo, una "porcellata del porcellum", sfaldarsi e arrendersi difronte a una difficoltà di superamento delle diatribe di cui L'Unione da tempo soffre. Ci sono troppe fughe in avanti, troppi smarcamenti, c'è poco senso di collegialità, c'è una minima porzione di senso di responsabilità, da più parti: io credo che proprio adesso questa falde potrebbero rilevarsi quanto mai nocive e irrimediabilmente irreversibili nelle loro portate di devastazione di un progetto di governo, che ancora deve essere attuato, che ancora deve trovare
parte costitutiva, che ancora deve avviarsi, ma che non può essere ammarato.
Credo che non possa nel vertice programmato di maggioranza per il prossimo mercoledì essere liquidato facilmente il fatto per il quale un ministro del governo abbandona l'aula al momento delle votazioni, obbligando L'Unione a ritirare la mozione su un importante tema. Come penso non sia possibile sentire dichiarazioni che vanno verso la delegittimazione del governo attuale e del Presidente del Consiglio, Romano Prodi, da parte di Lamberto Dini e di alcuni suoi fedeli, che continuano a considerare questa maggioranza come inadeguata perchè plurale, composta da forze diverse, ma unite da un progetto di alta politica e lungimiranza, quale quello scritto nel Programma de L'Unione dell'aprile 2006, oggetto della nostra vittoria. Il programma deve essere rispettato e in esso sono contenuti capitoli che disegnano un'Italia diversa, altra, dove lo sviluppo sociale sia armonico con l'aumento dei diritti, l'estensione della giustizia sociale, della solidarietà, delle pari
opportunità, dell'eguaglianza. Avevamo combattuto da anni, 5 anni inesorabili anni, a costruirlo, opponendoci socialmente, con i movimenti e le associazioni, istituzionalmente, con i nostri gruppi parlamentari de L'Unione, contro un governo che faceva dell'illegalità e dell'affarismo individuale motori di destabilizzazione costituzionale del nostro Paese.
Vi ricordate Franco Cordero, l'insige giurista, che parlava di "crisi delle coscienze", irreversibile, sulle pagine di repubblica, all'alba dell'apporvazione della nefanda legge Cirami, che gettava un colpo di spugna sull'indipendenza e sull'autonomia della Magistratura, nel suo compito fondante quello della peseguibilità dei reati amministrativi e penali? Temo che questa crisi sia dilagante, ancora più dilagante di quanto pensassi, alla luce dei risultati elettorali, seppure di minimo margine, ma positivi per L'Unione candidata a essere maggioranza di governo nell'aprile 2006. Credevo che qualcosa si fosse sbloccato, che la cittadinanza, la maggioranza dei nostri connazionali avesse compreso che Berlusconi e il suo folto gruppo di ascari fedeli e vassalli opportunisti fosse un pericolo per le istituzioni e per il futuro culturale, sociale ed economico del Paese. Ma credo che questa mia pia illusione fosse quanto mai difettosa di un ottimismo forte: ancora oggi
dilaga nel paese l'elogio dell'indifferenza, dell'individualismo, della furbizia e dell'opportunismo, che sono alimenti, come scriveva Pasolini, di un "fascismo strisciante" e brodo di coltura per acclamazioni plebiscitarie dell'uomo nuovo, uomo forte, che si autoelegge come depositario della soluzione di tutti i problemi.
Credo che i moniti di Prodi siano quanto mai opportuni, ossia che andando avanti così "non duriamo a lungo", e penso che il ricordare da parte sua, del Presidente del Consiglio che noi abbiamo eletto e votato e a cui noi abbiamo dato la responsabilità governativa, che lo stato dell'economia e delle casse finanziarie all'alba della nostra vittoria fossero in uno stato peggiore rispetto a quello ereditato nel 1996, la scorsa volta in cui noi, come centrosinistra, vincemmo. Abbiamo ereditato la politica creativa di Tremonti, l'uomo delle cartolarizzazioni spinte, l'uomo della tassazione regressiva, l'uomo che ha concesso i famosi condoni, che sono un taglio forte alle entrate e un'indiscutibile tolleranza e incentivazione a fenomeni penali amministrativi di evasione ed elusione fiscale. Vogliamo ricordare che da anni, forse mai in questo paese, l'evasione fiscale si sia abbassata con tassi veramente ottimali? Forse una lotta c'è stata, è stata conseguita
con coerenza e costanza da parte del Governo, a fronte di un'eredità che vedeva il precedente presidente del consiglio dichiarare difronte alla Guardia di Finanza che evadere il fisco è un atto di "autodifesa" da uno stato "esoso": una vera induzione al reato.
Molti progetti di legge devono essere promossi e portati a termine, compimento: liberalizzazioni più diffuse, una legge sul mercato del alvoro che possa realmente estendere le garanzie sociali anche ai precari, una legge che superi la temibile legge della precarietà esistenziale continua definita Biagi, una legge per le coppie di fatto, per un loro riconoscimento; una legge elettorale che possa superare una normativa fallimentare, ai limiti della legittimità costituzionale e, soprattutto, artatamente predisposta per garantire gli interessi di una coalizione alle prese con un indiscutibile tracollo, in una fase da "basso impero". Sono molti e alcuni passi importanti da promuovere e da proporre: ma se il governo cascasse per l'irresponsabilità di alcune forze che vendono già lidi diversi su cui appostarsi, divergenti dall'attuale compagine governativa, magari di durata maggiore data la caratteristica di convergenze non parallele ma direi quasi "consociative" permanenti?
Fassino dice che se cade il governo andiamo a nuove elezioni. Benissimo, ma con quale legge elettorale? Benissimo ma, soprattutto, offrendo quale immagine de L'Unione alla cittadinanza? Benissimo ma mi domando: assicurandosi che questa maggioranza venga rirpoposta come coalizione di governo che si candida alla guida del Paese, dopo gli sconcertanti e direi inaccettabili comportamenti palesati giovedì scorso in Senato?
Io auspico, spero, agogno, fortemente voglio, "volli, volli, fortissimamente volli" diceva Alfieri, che ci sia una ricomposizione della maggioranza mercoledì e che certi comportamenti inadeguati e irresponsabili non solo vengano arginati e assorbiti politicamente, superati istituzionalmente, ma redarguiti, pena l'assunzione della responsabilità di recedere da un impegno progettuale, non parliamo come fossimo dei notabili giuridici di "contratti firmati", in quanto il nostro è e rimane un programma di governo completo e partecipato nella sua definizione, non firmato con l'altro contraente assente nella platea deprimente di una vetrina da spettacolo televisiva, che poteva realmente cambiare l'Italia, e che ancora può farlo, superando le difficoltà economiche, da riportarsi come obiettivi risanabili nella formulazione della finanziaria, forti di un cospicuo tesoretto inaspettato, ma indice del virtuosismo della nostra politica economica.
Io, ripeto, auspico di ripartire, insieme, senza, come ha detto giustamente il ministro Damiano, riconsegnare il Paese nelle mani del centrodestra. Il pericolo esiste, è ancora presente, ed è stato già intercettato dalle dichiarazioni veramente indegne del capo dell'opposizione, il quale ha detto che è già pronto a ritornare a guidare il Paese, e i suoi affari, rendendoli uniche priorità di un possibile e scongiurabile governo.
Non voglio che alcuni scenari si ripetano e spero che il vaccino, di cui parlava il grande Montanelli, sia già stato attivato dopo 5 anni di esperienza onerosa e gravosa per la nostra democrazia costituzionale.
Alessandro Rizzo
Segretario operativo Forum L'Unione di Milano - RCM
|
|