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N. 267, 13 novembre 2006
SOMMARIO
1. La lezione del prof. Draghi
2. Trepidano i precari: tra tre anni sara' tutto finito o si
ricomincera' da capo?
3. Spagna: meno religione, piu' matematica
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le altre notizie di TuttoscuolaFOCUS n. 169/267:
- Tutti i numeri del Governatore
- Le tesi di Draghi aprono il dibattito
- Il numero di pensionamenti decisivo per le assunzioni in ruolo
previste
- Solo il 54% degli insegnanti italiani e' laureato
- Titolo V: le regioni muovono i primi passi concreti
- Formazione tecnica superiore: dopo gli IFTS
- Sivadis: non decolla la valutazione dei dirigenti scolastici
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1. La lezione del prof. Draghi
La Lectio magistralis tenuta dal governatore della Banca d'Italia
Mario Draghi in occasione dell'inaugurazione del centesimo anno
accademico della facolta' di economia dell'universita' di Roma La
Sapienza e' degna di nota.
In primo luogo per il crudo realismo delle sue considerazioni, e poi
per il fatto che non era mai successo (con la parziale eccezione di
Luigi Einaudi) che un governatore dedicasse tanta attenzione al
carattere di investimento strategico della spesa per l'istruzione.
Attenzione, pero': non di una spesa considerata nel suo volume
(quantita' di risorse finanziarie) ma nella sua composizione e
destinazione (qualita', efficacia).
Il governatore nelle Considerazioni finali del maggio scorso aveva
gia' sottolineato il ritardo del nostro sistema educativo rispetto a
quello degli altri paesi, richiamando tra l'altro la necessita' di
introdurre pratiche valutative del lavoro scolastico, di valorizzare
il merito e la professionalita'.
Mario Draghi non ha sollecitato, in effetti, maggiori risorse per
l'istruzione considerata nel suo complesso, ma una redistribuzione
della spesa, partendo dalla considerazione che in Italia la spesa per
studente nella scuola dell'obbligo e in quella secondaria e' piu'
elevata rispetto alla media dei paesi dell'OCSE, mentre il contrario
avviene per l'istruzione universitaria, settore nel quale, peraltro,
vanno incentivati l'innalzamento degli standard di qualita' nella
ricerca e nella didattica, e la concorrenza tra le diverse sedi. E va
altresi' ridotto l'attuale enorme e abnorme tasso di dispersione,
quasi doppio rispetto a quello medio dell'area OCSE (cio' che farebbe
automaticamente salire l'indice della spesa per studente).
L'analisi svolta dal governatore della Banca d'Italia non e' certo
destinata a raccogliere consensi in ambito sindacale, perche' se
coerentemente sviluppata condurrebbe ad un sensibile contenimento
delle assunzioni nella scuola nei prossimi anni, alla riduzione della
frammentazione degli insegnamenti, in particolare negli istituti
tecnici e professionali, che non si traduce in una migliore qualita'
dei risultati scolastici (cio' comporterebbe riduzioni di orario e di
cattedre), e all'aumento della concorrenza tra gli istituti, legata a
parametri di qualita' e a modalita' di finanziamento che da un lato
premino le scuole migliori e dall'altro trasferiscano risorse
direttamente alle famiglie per ampliarne la possibilita' di scelta.
Una lectio davvero severa (e autorevole), quella del prof. Draghi
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2. Trepidano i precari: tra tre anni sara' tutto finito o si
ricomincera' da capo?
Il precariato e' tornato prepotentemente di attualita' proprio mentre
in Parlamento si decide sul suo futuro, prevedendo una cospicua quota
di immissioni in ruolo (posti vacanti permettendo) e disponendo la
fine delle graduatorie permanenti in cui si trovano i precari.
Gli emendamenti di diversi parlamentari chiedono, innanzitutto, di non
tagliare organici nella scuola in modo da consentire maggiori
disponibilita' per le immissioni in ruolo, sperando nel contempo in
massicce quote di pensionamenti che libererebbero altre migliaia di
posti.
Se il Governo non inserira' tra i propri emendamenti qualche
sostanziale modifica al testo varato in Consiglio dei Ministri e,
soprattutto, confermera' la clausola di salvaguardia per evitare
applicazioni flessibili da parte dell'Amministrazione scolastica,
potrebbe essere difficile assicurare quelle 150 mila immissioni in
ruolo previste dalla stessa legge finanziaria.
Su questa prospettiva si annuncia nelle prossime ore un braccio di
ferro tra Parlamento e Governo.
Ma se dovesse finire non troppo bene per la stabilizzazione dei
precari, c'e' forte la richiesta di non ammainare la bandiera delle
graduatorie permanenti, perche' al termine del triennio previsto per
le immissioni in ruolo i molti iscritti nelle graduatorie possano
sperare nelle immissioni in ruolo anche dopo il 2010.
Da qui la richiesta di ribaltare la riforma contenuta nella
finanziaria che vorrebbe mandare definitivamente in archivio le
storiche graduatorie permanenti.
Il Governo vorrebbe voltare pagina in materia di reclutamento dei
docenti, ma precari, sindacati e molti esponenti politici non sono
d'accordo. Tra pochi giorni si conoscera' il verdetto.
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3. Spagna: meno religione, piu' matematica
Gli alunni della scuola media spagnola (dai 12 ai 16 anni) dall'anno
prossimo studieranno meno religione (140 ore nei 4 anni, contro le
attuali 210) e piu' matematica (da 335 a 385). Anche arte e musica
avranno ore in piu' (210 anziche' 140), a scapito della lingua
straniera (-30), della tecnologia (-55) e dello spazio riservato a
scienze sociali, geografia e storia (-20).
E' quanto prevede un decreto che stabilisce il quadro degli
insegnamenti minimi obbligatori in tutte le 16 comunita' (regioni)
spagnole. 2420 ore in tutto, 65 meno delle attuali 2485, alle quali
pero' si aggiungono le ore di competenza delle singole comunita',
corrispondenti al 35% del totale (fino al 45% nelle regioni che hanno
una lingua propria diversa dal castigliano, come la Catalogna).
Da notare che il monte ore complessivo diminuisce, come indicato in
una legge di riforma (Ley Organica de Educacio'n), approvata nello
scorso mese di aprile, che prevede l'alleggerimento del carico delle
ore settimanali (1 o 2 in meno), soprattutto all'inizio del
quadriennio, allo scopo di agevolare il passaggio dalla scuola
primaria a quella secondaria.
La Conferenza episcopale spagnola ha cercato di contrastare la
decisione del governo, ma alla fine si e' dovuta rassegnare alla
riduzione dell'orario di religione, e alla esclusione del relativo
voto dal calcolo della media.
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Ed ecco le altre notizie di TuttoscuolaFOCUS n.169/267:
- Tutti i numeri del Governatore
- Le tesi di Draghi aprono il dibattito
- Il numero di pensionamenti decisivo per le assunzioni in ruolo
previste
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E poi tutte le scadenze del prossimo mese, commentate e spiegate. Ecco
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- elezioni Consigli di circolo/istituto
- scadenze amministrative
- permessi retribuiti per studio
- stages strutturali
- sciopero personale della scuola
- Giornata internazionale dell'infanzia e dell'adolescenza
- affissione liste per elezioni RSU
- presentazione domande esami di Stato
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