IL PORTELLO, ORGOGLIO DEL REGIME

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L'opera di Gobbato fu molto vasta concentrandosi sulla riorganizzazione complessiva del lavoro nelle officine del Portello inserendo il metodo di rilevazione dei tempi di lavoro e di preventivazione degli stessi nel 1934.

Questo sistema, Bedaux, era già largamente usato in Fiat, consentendo la parcellizzazione del lavoro nell'automobile.

All'Alfa non vi furono cambiamenti decisivi nel modo di lavorare, ma più semplicemente vennero quantificati meglio i tempi di lavoro consentendo una programmazione più certa ed un controllo amministrativo meno "volontaristico".

Lo stabilimento del Portello nel 1930 era costituito da sei sezioni produttive: la Fonderia, la Fucina, la Lavorazione meccanica, la carrozzeria per le automobili, la sezione Aria Compressa, la sezione Sondaggi; ad esse si aggiunse nel 1932 la sezione Motori e veicoli Industriali grazie all'acquisto delle licenze dei motori Deutsch e degli autocarri Bussing.

Il Portello quindi era caratterizzato dalla forte articolazione produttiva, in questo contesto la produzione automobilistica non era più prevalente, conservava però una forte caratterizzazione, specie nella parte motoristica, derivante dalle esperienze sportive; era quindi una produzione limitata e per una clientela elitaria che conteneva però in nuce quella che sarebbe rimasta l'immagine dell'azienda, e cioè il fatto veramente caratteristico e innovativo di una produzione derivante dalle tecnologie delle auto da competizione e dalle esperienze nel campo dei motori di aviazione.

Il ruolo prevalente nella produzione fu acquisito dai motori aeronautici, le commesse belliche sopraggiunte poi con la guerra d'Etiopia e di Spagna, insieme alla politica autarchica del regime furono gli elementi che impressero la spinta verso una crescita industriale sempre più consistente.

Fu proprio attraverso la politica autarchica che al Portello si fecero ricerche approfondite sui materiali metallici acciai e leghe realizzando leghe speciali come l'Adriatical d, la SicilcAlfa, famosissimo fu anche il bronzo Alfa.

In quegli anni la potenzialità delle fonderie del portello era di circa 60.000 quintali di ghisa al mese, oltre alla produzione dei getti di alluminio, del bronzo e delle leghe speciali.

Anche le fucine del portello erano considerate tra le più moderne presenti in Italia, sia per i sistemi di lavorazione per gli impianti presenti.

La sezione lavorazioni meccaniche era divisa in tre aree; nella prima si lavoravano i particolari destinati ai motori aeronautici, nella seconda i motori automobilistici ed i telai, la terza era destinata alla fabbricazione dei gruppi per il cambio, per i ponti posteriori e anteriori, per lo sterzo e per le altre parti dell'automobile.

La sezione carrozzeria, costituita negli anni '30, operava ancora abbondantemente in modo artigianale, gli operai realizzavano un lavoro basato soprattutto sull'abilità manuale attraverso macchine come martellatrici, piegatrici, rullatrici, trance, saldatrici anche perchè i pezzi stampati erano molto limitati.

La sezione Aria Compressa risaliva alle origini stesse dello stabilimento del Portello tanto che allora l'Alfa era considerata pioniera nel campo delle applicazioni pneumatiche in Italia.

In questa sezione venivano realizzati prodotti per le lavorazioni stradali come: martelli demolitori, scavatori, macchine per la frantumazione della roccia, argani e pompe, sabbiatrici, pistole per verniciare, tutti questi prodotti venivano forniti di energia indipendente grazie a gruppi elettrogeni e a motori realizzati per gli scopi sopra descritti.

La sezione Motori e veicoli industriali dall'iniziale lavoro su licenza straniera acquisì l'esperienza sufficiente per realizzare nel 1935 un autocarro con motore diesel realizzato interamente al Portello, il tipo 350 e successivamente il 500.

Contemporaneamente a questo motore vennero sviluppate ricerche, appositamente richieste dal Regime, per realizzare motori funzionanti con combustibili alternativi che portarono, sempre nel 1935, l'Alfa a realizzare un autocarro funzionante a legna e addirittura nel 1937 vennero messi in circolazione ed in servizio autobus che avevano un consumo medio di tre quintali di legna per 100 chilometri percorsi.

La produzione di veicoli industriali assunse un peso rilevante tanto che dal 1936 al 1938 nel solo mercato nord africano dal Portello erano stati esportati oltre 450 autocarri.

Con tutto ciò il personale che operava al Portello salì' dalle 1500 unità del 1934 alle oltre 6.000 del 1937, enorme fu in quel periodo l'ampliamento dello stabilimento, a quell'epoca risalgono infatti non solo la maggioranza degli edifici della zona sud, quella originaria, ma anche oltre il 70% di quelli della zona nord vengono edificati, e particolarmente sono da segnalare quelli della nuova fonderia leghe leggere, dell'officina di lavorazione meccaniche, dell'officina dei produzioni ausiliare, della officina sperimentale, dove era collocata anche l'Alfa Corse, del magazzino prodotti finiti, della mensa.

Nel 1940 gli impiegati del Portello erano considerati altamente strategici dal regime fascista per le sue velleità di guerra, tanto che nel 1943 si raggiunse la ragguardevole quota di 160 motori di aereo al mese per scopi bellici, i dipendenti erano diventati circa 8.000.

Dai bombardamenti del 1943, ma soprattutto quello dell'ottobre 1944 il Portello fu ridotto ad un cumulo di macerie, quasi completamente distrutto.[1]



[1] I dati riportati in questo capitolo sono stati ricavati da G.Canestrini "Storia dell'Alfa Romeo" 1943

     e da "Alfa Romeo Milano" 1932