Maurizio Rotaris scrive:
ayachimusta@yahoo.it,RCM Service GW scrive:
La mia osservazione sul campo, essendo stato operatore sociale in diverse strutture di prima accoglienza nell'area milanese da dieci anni, mi fa ritenere questo tema della condizione dei migranti tossicodipendenti, come centrale e fra i principali. E' possibile discuterne qui ?
Mustapha El Talbi
Operatore Associazione Progetto Arca
Milano
Certamente, il forum è aperto a tutte le proposte di interesse espresse dai partecipanti, in particolare il tema da te proposto mi è particolarmente caro avendo per anni (e tutt'ora) lavorato su questa fascia specifica sia sul campo che con progetti. Al più presto proporrò qualche riflessione e qualche pista di lavoro/ricerca che per me sono indissolubilmente legate all'intervento
Ciao Maurizio
Nel panorama nazionale la Lombardia presenta sulle tossicodipendenze alcune caratteristiche specifiche che troviamo scarsamente o per nulla in altre regioni italiane.
Quella più importante che io osservo da 11 anni con il mio servizio SOS Stazione Centrale è lessere Milano lepicentro delle migrazioni interne al paese, ovvero di persone con problemi di tossicodipendenza provenienti da altre regioni, province e città italiane che arrivano a Milano. Una quota che riguarda circa il 70 % delle circa nuove 200 cartelle che apriamo ogni anno. Questo flusso migratorio da me osservato che definiamo di pressione extraterritoriale su Milano è daltro canto testimoniato anche dalle rilevazioni del Ministero della Sanità, ove genericamente la Lombardia (e Milano in particolare) vede ad esempio un carico di soggetti appoggiati temporaneamente presso SerT lombardi e provenienti da altre regioni: per lanno 1999 di 9437 unità, (con un aumento di 2000 unità dallanno precedente) seguita dalla seconda Emilia Romagna con 2985 trasferiti, mentre in fondo alla classifica troviamo il Lazio con 33
trasferiti, meno della Val DAosta che ne ha 40 !!!
Tale mole dutenza che va ad aggiungersi alla forte pressione sui servizi da parte delle fasce extracomunitarie è certamente una caratteristica importante in un sistema per le tossicodipendenze lombardo ed in particolare milanese che ha anche già un grosso carico dutenza relativo alla popolazione residente, credo valutabile intorno alle 300 unità per distretto.
Tale quadro di realtà nella sua specificità richiede una riflessione approfondita inerente da una parte alla tenuta dei servizi milanesi che evidentemente non possono più reggere tale impatto con gli attuali standard, dallaltra pone drammaticamente la necessità di elaborare strategie efficaci per poter garantire risorse e cura alle grosse fasce in esubero, qualora i SerT milanesi, in una ipotesi probabile e già in gran parte reale, decretassero il numero chiuso delle accoglienze.
Film già visto nei primi anni 90 a Milano e superato nella metà dello stesso decennio attraverso labbassamento delle soglie daccesso per la presa in carico e la facilitazione dellaccesso ai programmi con metadone che consentì la triplicazione dellutenza.
La prospettiva delineata è drammaticamente già realtà per molti distretti milanesi, dove anche un trasferimento di metadone per pochi giorni di un extraterritoriale diviene problematico.
E una strategia idonea ? E una strategia ?
Cosa porterà la negazione di questo dato di realtà, ovvero della pressione extraterritoriale sulla città. Cosa vorrà dire negare la cura e la presa in carico dei pazienti ? Di fronte a tutto ciò resto allibito.
Non vedo altra alternativa che procedere velocemente allelaborazione di un piano che preveda e promuova laccreditamento di strutture private per svolgere alcune funzioni che rimarranno scoperte, dato che in questi anni, a fronte del notevole incremento dellutenza in carico ai servizi pubblici non è corrisposto laumento di budget, personale e servizi, nonché il loro ammodernamento.
Ritengo questa domanda aperta uno dei nodi più problematici della realtà milanese e del suo sistema di servizi
Maurizio
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