SOS STAZIONE CENTRALE
LA PRESENZA DI TOSSICOMANI STRANIERI A MILANO
di Maurizio Rotaris
SOS è un centro di ascolto ed orientamento per gravi emarginati sociali, ideato da don Antonio Mazzi nel 1989 dopo un lungo periodo di osservazione dell'area Stazione centrale da parte di operatori di strada.
Dall'osservazione dell'area si rilevava in essa una grande concentrazione di soggetti gravemente emarginati, tossicomani, disadattati, psicotici, extracomunitari e microcriminalità.
A fronte di proposte puramente repressive richieste da cittadini e dalle forze dell'ordine, don Antonio, in collaborazione con le Ferrovie dello Stato, ha progettato questo intervento installando all'interno della stazioneun centro di segretariato sociale animato da un gruppo di volontari. Il centro si è proposto come punto di riferimento per le persone che stazionano nella zona ed ora a cinque anni dall'inizio dell'attività ha sviluppato contatti con 2960 persone delle quali 450 circa extracomunitari. La loro provenienza è l'area del Maghreb, il nord africa e il senegal, abbiamo poi molti provenienti dai paesi dell'Est Europeo: prevalentemente clandestini. Le richieste più tipiche sono state di lavoro, di alloggio e di assistenza sanitaria. Il nostro centro ha tentato di dare risposte, e questo ci ha portato ad avere contatti con i servizi pubblici e privati per extracomunitari già esistenti sul territorio.Abbiamo presto capito di esser impreparati ad
affrontare il problema lavorativo: le offerte sono generalmente a bassissimo livello, proposte per la maggior parte da piccoli imprenditori, agenzie fantasma, cooperative di lavoro nero e sfruttatori. Non riuscendo a strutturare una seria ricerca dell'occupazione, siamo stati forzatamente costretti a rinunciare a questo impegno, inviando le persone ai servizi e agenzie specifiche di questo settore con un ritorno altrettanto basso e deludente circa le soluzioni dei loro problemi.
Anche per il problema dell'alloggio abbiamo riscontrato difficoltà: non possedendo direttamente risorse alloggiative , patrimonio del comune e di altre associazioni , abbiamo trovato molte difficoltà ad inserire persone extracomunitarie che erano implicate in attività illecite o comunque sprovviste di regolari permessi di soggiorno. Ci si è resi conto che la domanda è notevolmente superiore all'offerta, e questo è stato un ulteriore motivo che ci ha convinto a lasciare questa attività ad altre agenzie preposte a questo. Un'ammissione di consapevole impotenza da parte nostra nel risolvere problematiche che nessuno, nè l'istituzione, ne il volontariato ha saputo affrontare.
L'area extracomunitaria presente in zona 3 è valutabile intorno alle 400/500 unità; in questi anni abbiamo osservato un progressivo coinvolgimento di queste persone nell'abuso di sostanze stupefacenti. Abbiamo quindi concentrato l'attenzione sulle problematiche di carattere sanitario, presenti nelle persone che fanno uso di stupefacenti.
Lo spaccio di sostanze stupefacenti in quest'area è strutturato in due modi diversi: l'area del Maghreb ha in appalto un traffico di mafia italiana, mentre aree centrafricane sviluppano traffici autonomi.
Abbiamo osservato che spacciatori extracomunitari si sono pian piano coinvolti nel consumo e quindi è aumentata la richiesta di terapie, cure, farmaci e assistenza sanitaria.
Le difficoltà di registrazione e rilevazione di queste persone sono relative sia alla frammentarietà degli agganci con essi, sia alla discontinuità dei contatti, sia alle difficoltà di comunicazione ed alla difficoltà di rilevazione dei dati anagrafici in assenza di documenti di riconoscimento.
Si sono venuti a delineare gruppi di stranieri coinvolti nel mercato come consumatori e con caratteristiche abbastanza particolari. Sappiamo che i consumatori extracomunitari utilizzano sostanze che non vengono distribuite sul mercato e che sono ad uso interno: viene frequentemente riportato di uso di base libera di cocaina ed a volte è stato citato il crack, dato però non confermato dalla scientifica della Narcotici.
Ciò che è certo è che all'interno dell'area circolano sostanze di non facile identificazione: c'è per esempio una ampia diffusione di eroina altamente tossica e non raffinata che contiene vari composti e che causa in breve tempo sindromi di assuefazione e astinenziali molto forti. Altro dato caratteristico dell'area è la vendita al dettaglio di piccole dosi, da 30/40 mila lire confezionate in palline scocciate o incellophanate di facile occultamento o ingestione per lo spacciatore. Nel panorama cittadino delle tossicodipendenze e del mercato sono ormai quasi del tutto scomparse le piazze a cielo aperto e difficile il reperimento di sostanze al dettaglio: caratteristica che invece sopravive in zona 3.
Anche l'area del Maghreb che ha in appalto sostanze diffusa da mafia italiana presenta grossi coinvolgimenti nel consumo e come già sottolineato in altri articoli (vedi Migratory flow) di fronte a richieste di terapia, cura e suppporti sanitari siamo impreparati.
La loro situazione è molto simile a quella degli italiani senza residenza e quindi senza garanzie sanitarie.
Tale massa di persone valutata dal nostro servizio in parecchie centinaia di unità in cinque anni, rappresenta una grossa variabile nel sistema di intervento sulle tossicodipendenze ed è una caratteristica peculiare della nostra città; per quanto il sistema di intervento riuscisse nei prossimi anni ad agganciare, curare e gestire persone con garanzie sanitarie, questa massa non garantita rapresenterebbe una porta aperta alla continuità di vecchi traffici e vecchi e nuovi consumi.
Gli stranieri chiedono di tutto: sostegni farmacologici, medicazioni, operazioni chirurgiche, quasi mai analisi del sangue ed esami hiv o tbc.
In questi anni abbiamo osservato che le condizioni di molti di loro sono notevolmente peggiorate. Fra le associazioni che si sono date disponibili a trattare problemi sanitari degli stranieri abbiamo trovato il NAGA, ma non per i problemi legati alla TD. In assenza di riferimenti il TD extracomunitario è abbandonato a se stesso, degrada , non ce la fa da solo e fa proseliti: lo dimostra l'aumento dei consumatori in pochi anni.
Il più delle volte l'extracom. inizia l'assunzione di sostanze per via nasale e rifiuta l'uso per via endovenosa, ma osserviamo che nel corso del tempo la siringa è il tragico epilogo.
In questi anni abbiamo cercato di costruire una rete di interventi sanitari atti a sostenere la persona: abbiamo costruito insieme al CAD Centro Aiuto Drogati. La collaborazione consiste nel contatto e nell'aggancio da parte nostrae nell'invio al CAD per il supporto farmacologico nella terapia di disintossicazione; si ossevra che per la maggior parte dei soggetti stranieri l'utilizzo di farmaci sintomatici ha un valore "magico" e spesso il gradimento delfarmaco è maggiore che nel tossicomane Italiano. Il problema pero non stà solo nel fatto di riuscire a svolgere questo tipo di funzione, quanto nel fatto che di per sè tale supporto è insufficiente per persone dipendenti dall'abuso di sostanze. D'altre parte quale può essere il percorso in assenza totale di strutture? La persona che viene da noi chiedendo di disintossicarsi per poi tornare in patria ha una minima idea di un progetto: è l'immigrato tipico che si è rovinato ,
potrebbe tornare a casa se non con i soldi almeno in salute.Ma a aparte questa ipotesi non esiste attualmente alcuna possibilità di ideazione di un percorso di recupero della tossicodipendenza supportato da servizi per una persona extracomunitaria. Abbiamo tentato delle disintossicazioni per lo più in strada o in baracche, a volte anche con risultati positivi. Ci troviamo inoltre nella completa assenza di monitoraggio sanitario su una popolazione a rischio. L'allarme del cittadino che vive nella zona e si lamenta della criminalità, del degrado e dei rischi di presenza di questa massa di popolazione sbandata è sicuramente motivato. I comporatamenti visibili non rassicurano: abbandono di siringhe in luoghi pubblici, pulizia personale nelle fontane, defecazione nei giardini, prostituzione e abbandono di preservativi oltre a visibili stati di malattia.
In Centrale abbiamo abitualmente stuoli di ragazzine tossiche italiane sieropositive, spesso sifilitiche, che ottengono lo stupefacente dallo spacciatore extracomunitario in cambio di prestazioni sessuali senza precauzioni.
Concludo questa relazione con alcuni suggerimenti.
Dovrà sicuramente essere fatta una sensibilizzazione sulle forze di Polizia per avere un controllo sulle sostanze che circolano. Non possiamo passivamente aspettare che Milano venga invasa da sostanze di cui non conosciamo composizione, effetti, possibili rimedi o antidoti.
Può essere significativa la segnalazione di alcune strutture di pronto soccorso di ospedali milanesi, dove è stato verificato che i pazienti presentano sintomatologie nuove e differenti e che non reagiscono ai normali antagonisti utilizzati, sopratutto nell' overdose.
L'assenza di monitoraggio sanitario, l'assenza di strutture idonee alla cura ed al recupero, l'assenza di attenzione sociale rendono il quadro della situazione dei soggetti extracomunitari tossicodipendenti preoccupante e altamente a rischio. L'opinione sociale fa l'altalena fra posizioni contrastanti: lo straniero è "cattivo", "malato", e porta la lebbra , lo straniero è "buono", "sano" e siamo noi che lo facciamo ammalare; non c'è alcun punto di valutazione certa che ci consenta di descriverefedelmente la situazione sanitaria di persone abbandonate nel nostro paese. Il servizio SOS ha raccolto una mole di dati da cui si dovrebbero ricavare informazioni; il servizio potrebbe strutturarsi meglio a partire dalla propria possibilità di aggancio in funzione del collegamento con soggetti altrimenti inavvicinabili dai servizi convenzionali, ma ciò presuppone una rete di servizi di collegamento e di supporto oltre alla
nostra funzione di primo contatto.
Tratto da: Quaderni ISMU 6/94 Fondazione CARIPLO per le iniziative e lo studio sulla multietnicità: "La salute degli immigrati" atti del corso per operatori sanitari
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