6. IL TEMPO SPETTACOLARE
Non abbiamo niente di
nostro tranne il tempo, di cui godono gli stessi che non hanno alcuna
dimora.
Baltasar Graciàn, L'uomo
di corte
147. Il tempo della produzione, il tempo-merce, è
un'accumulazione infinita di intervalli equivalenti. E' l'astrazione
del tempo irreversibile, in cui tutti i segmenti devono provare sul
cronometro la loro sola uguaglianza quantitativa. Questo tempo
è, in tutta la sua realtà effettiva,
ciò che
è nel suo carattere scambiabile.
E' in questo dominio sociale del tempo-merce che «il tempo
è tutto e l'uomo non è niente; egli è
tutt'al
più la carcassa del tempo» (Miseria della Filosofia).
E' il tempo svalorizzato, l'inversione completa del tempo come
«campo di sviluppo umano».
148. Il tempo generale del non-sviluppo umano esiste anche sotto
l'aspetto complementare di un tempo
consumabile che ritorna verso la vita quotidiana della
società, a partire da questa produzione determinata come un tempo pseudociclico.
149. Il tempo pseudociclico non è, in effetti, che il travestimento consumabile
del tempo-merce della produzione. Esso ne contiene le caratteristiche
essenziali di unità omogenee scambiabili e di soppressione
della
dimensione qualitativa. Ma essendo il sottoprodotto di questo tempo
destinato all'arretramento della vita quotidiana concreta - e al
mantenimento di questo arretramento - esso deve essere caricato di
pseudovalorizzazioni e apparire in una serie di momenti falsamente
individualizzati.
150. Il tempo pseudociclico è quello del consumo della
sopravvivenza economica moderna, la sopravvivenza accresciuta, in cui
il vissuto quotidiano resta privo di decisione e sottomesso, non
più all'ordine naturale, ma alla pseudonatura sviluppata nel
lavoro alienato; e dunque questo tempo ritrova del tutto naturalmente
il vecchio ritmo ciclico che regolava la sopravvivenza delle
società preindustriali. Il tempo pseudociclico trova
sostegno
sulle tracce naturali del tempo ciclico e allo stesso tempo ne compone
nuove omologhe combinazioni: il giorno e la notte, il lavoro e il
riposo settimanali, il ritorno dei periodi di vacanza.
151. Il tempo pseudociclico è un tempo che è
stato trasformato
dall'industria.
Il tempo che ha la sua base nella produzione delle merci, è
esso
stesso una merce consumabile, che riunisce tutto ciò che si
era
precedentemente distinto, durante la fase di dissoluzione della vecchia
società unitaria, in vita privata, vita economica e vita
politica. Tutto il tempo consumabile della società moderna
viene
ad esserne trattato come materia prima di nuovi prodotti diversificati,
che s'impongono sul mercato come impieghi del tempo socialmente
organizzato. «Un prodotto che esiste già sotto una
forma
che lo rende adatto alla consumazione può tuttavia divenire
a
sua volta materia prima di un altro prodotto» (Il Capitale).
152. Nel suo settore più avanzato, il capitalismo
concentrato si
orienta verso la vendita di blocchi di tempo «completamente
attrezzati», ognuno dei quali costituisce una sola merce
unificata, che ha integrato un certo numero di merci diverse. Si vede
così apparire, nell'economia in espansione dei
«servizi» e del «tempo libero»,
la formula del
pagamento calcolato «tutto compreso», per l'habitat
spettacolare, per gli pseudospostamenti collettivi delle vacanze,
l'abbonamento al consumo culturale e per la vendita della stessa
socialità in «conversazioni
appassionanti» e
«incontri con personalità». Questa
specie di merce
spettacolare, che non può evidentemente avere corso che in
funzione dell'accresciuta penuria delle corrispondenti
realtà,
figura altrettanto evidentemente fra gli articoli-pilota della
modernizzazione delle vendite, essendo pagabile a credito.
153. Il tempo pseudociclico consumabile è il tempo
spettacolare,
sia come tempo del consumo di immagini, in senso stretto, sia come
immagine del consumo del tempo, in tutta la sua estensione. Il tempo
del consumo di immagini, medium di tutte le merci, è
inseparabilmente il campo in cui si esercitano in pieno gli strumenti
dello spettacolo, e lo scopo che questi presentano globalmente, come
luogo e come figura centrale di tutti i consumi particolari: si sa che
il risparmio di tempo costantemente ricercato dalla società
moderna - che si tratti della velocità dei trasporti o
dell'uso
delle minestre in sacchetto - si traducono positivamente per la
popolazione degli Stati Uniti nel fatto che la sola contemplazione
della televisione la occupa in media fra le tre e le sei ore al giorno.
L'immagine sociale del consumo del tempo, da parte sua, è
esclusivamente dominata dai momenti di svago e di vacanza, momenti
rappresentati a distanza
e
desiderabili per postulato, come ogni merce spettacolare. Questa merce
è qui esplicitamente data come il momento della vita reale,
di
cui si tratta di attendere il ritorno ciclico. Ma in questi stessi
momenti assegnati alla vita, è ancora lo spettacolo che si
dà a vedere e riprodurre, raggiungendo un grado
più
intenso. Ciò che è stato rappresentato come la
vita reale
si rivela semplicemente come la vita più realmente spettacolare.
154. Questa epoca, che mostra a se stessa il proprio tempo
essenzialmente come il ritorno precipitoso di molteplici
festività, è ugualmente un'epoca senza festa.
Ciò
che, nel tempo ciclico, era il momento della partecipazione di una
comunità alla spesa lussuosa della vita, è
impossibile
per la società senza comunità e senza lusso.
Quando le
sue pseudofeste volgarizzate, parodie del dialogo e del dono, incitano
ad un sovrappiù di spesa economica, non riportano che la
delusione sempre compensata dalla promessa di una nuova delusione. Il
tempo della sopravvivenza moderna deve, nello spettacolo, vantarsi
tanto più a gran voce quanto più il suo valore
d'uso si
è ridotto. La realtà del tempo è stata
sostituita
dalla pubblicità
del tempo.
155. Mentre il consumo del tempo ciclico delle società
antiche
era in accordo col reale lavoro di queste società, il
consumo
pseudociclico dell'economia sviluppata si trova in contraddizione col
tempo irreversibile astratto della sua produzione. Mentre il tempo
ciclico era il tempo dell'illusione immobile, vissuto realmente, il
tempo spettacolare è il tempo della realtà che si
trasforma, vissuto illusoriamente.
156. Ciò che è sempre nuovo nel processo di
produzione
delle cose non si ritrova nel consumo, che rimane il ritorno allargato
del processo stesso. Poiché il lavoro morto continua a
dominare
il lavoro vivo, nel tempo spettacolare il passato domina il presente.
157. Come altro lato della mancanza di vita storica generale, la vita
individuale non ha ancora storia. Gli pseudoavvenimenti che premono
nella drammatizzazione spettacolare non sono stati vissuti da coloro
che ne sono informati; e inoltre essi perdono nell'inflazione del loro
precipitoso ricambio, ad ogni impulso della macchina spettacolare.
D'altra parte, ciò che è stato realmente vissuto
è
senza relazione col tempo irreversibile ufficiale della,
società, e in opposizione diretta al ritmo pseudociclico del
sottoprodotto consumabile di questo tempo. Questo vissuto individuale
della vita quotidiana separata rimane senza linguaggio, senza concetto,
senza accesso critico al proprio passato, il quale non si trova
consegnato da nessuna parte. Esso non si comunica. E' incompreso e
dimenticato a vantaggio della falsa memoria spettacolare del
non-memorabile.
158. Lo spettacolo come organizzazione sociale presente della paralisi
della storia e della memoria, dell'abbandono della storia che si erige
sulla base del tempo storico, è la falsa coscienza del tempo.
159. Per portare i lavoratori allo statuto di produttori e consumatori
«liberi» del tempo-merce, la condizione preliminare
e stata
l'espropriazione
violenta del loro tempo. Il ritorno spettacolare del tempo
non è divenuto possibile che a partire da questo primo
spossessamento del produttore.
160. La parte irriducibilmente biologica che rimane nel lavoro, sia per
la dipendenza dal ciclico naturale della veglia e del sonno che
nell'evidenza del tempo irreversibile individuale dell'usura di una
vita, è semplicemente accessoria
nei confronti della moderna produzione; e come tali questi elementi
sono trascurati nelle proclamazioni ufficiali del movimento della
produzione e dei trofei consumabili che sono la traduzione accessibile
di quest'incessante vittoria. Immobilizzata nel centro falsificato del
movimento del suo mondo, la coscienza spettatrice non conosce
più nella propria vita un passaggio verso la realizzazione e
verso la propria morte. Chi ha rinunciato a spendere la propria vita
non deve più ammettere la propria morte. La
pubblicità
delle assicurazioni sulla vita insinua soltanto che è
colpevole
morire senza avere assicurato la regolare continuazione del sistema
dopo questa perdita economica; e quella dell'American way of death
insiste sulla sua capacità di mantenere per tale occasione
la
maggior parte delle apparenze della vita. Su tutto il resto del fronte
dei bombardamenti pubblicitari è severamente proibito
invecchiare. Si tratterebbe di amministrare in ognuno un
«capitale-giovinezza» che, per non essere stato se
non
mediocremente impiegato, non può tuttavia pretendere di
acquistare la realtà durevole e cumulativa del capitale
finanziario. Questa assenza sociale della morte è identica
all'assenza sociale della vita.
161. Il tempo è l'alienazione necessaria,
come mostrava Hegel, l'elemento in cui il soggetto si realizza
perdendosi, diviene altro per divenire la verità di se
stesso.
Ma il suo contrario è proprio l'alienazione dominante, che
è subita dal produttore di un presente estraneo.
In questa alienazione
spaziale,
la società che separa alla radice il soggetto e
l'attività che essa gli sottrae, lo separa anzitutto dal
proprio
tempo. L'alienazione sociale sormontabile è giustamente
quella
che ha impedito e pietrificato le possibilità e i rischi
dell'alienazione vivente
nel tempo.
162. Sotto le mode
apparenti che si annullano e si ricompongono sulla superficie futile
del tempo pseudociclico contemplato, il grande stile
dell'epoca è sempre in ciò che è
orientato dalla necessità evidente e segreta della
rivoluzione.
163. La base naturale del tempo, il dato sensibile dello scorrere del
tempo, diventa umano e sociale esistendo per l'uomo.
E' lo stato limitato della pratica umana, il lavoro a differenti stadi,
che ha fino ad oggi umanizzato e anche disumanizzato, il tempo come
tempo ciclico e tempo diviso irreversibile della produzione economica.
Il progetto rivoluzionario di una società senza classe, di
una
vita storica generalizzata, è il progetto di un deperimento
della misura sociale del tempo, a profitto di un modello ludico di
tempo irreversibile degli individui e dei gruppi, modello nel quale
sono simultaneamente presenti dei tempi
indipendenti federati.
E' il programma di una realizzazione totale, nell'elemento del tempo,
del comunismo che sopprime «tutto ciò che esiste
indipendentemente dagli individui».
164. Il mondo possiede già il sogno di un tempo di cui
adesso deve possedere la coscienza per viverlo realmente.